Note di approfondimento su cos’è e come agisce l’agenzia italiana di riscossione dei tributi

Chiudere Equitalia per fermare lo strozzinaggio.

15 / 5 / 2012

In questi giorni cresce la protesta contro l’agenzia di riscossione Equitalia, parallelamente all’escalation di suicidi e gesti di disperazione a cui la stretta coatta del debito privato sta costringendo molti e troppi cittadini e cittadine. La manifestazione di Napoli, caratterizzata da un’insensata violenza da parte delle forze dell’ordine, ha dato l’input alla formulazione dei classici teoremi all’italiana che, con una grande semplicità, sottendono equivalenze forzate tra conflitto sociale e spettro terrorista.

E’ evidente che quello del debito privato sembra essere un nervo scoperto e doloroso per i ceti medio-bassi, ed in generale per le fasce di subalternità che abitano il paese. Un nervo scoperto anche per il governo Monti, che fa la figura del Re nudo proprio sul tema del debito privato. E’ altrettanto evidente che l’apertura di una fase di auspicabile larga mobilitazione contro questi usurai di stato è piena di contraddizioni, e lascia facilmente spazio a populismi e fraintendimenti.

Ci sembra che il punto di vista tuttavia debba restare quello che “tocca terra”, quello che sostiene l’iniquità sociale della riscossione tributaria e che da battaglia al governo Monti che sembra non avere alcuna intenzione di recuperare liquidità dai grandi patrimoni, dai capitali scudati e dalle transazioni finanziarie, ma solo dalla persecuzione delle povertà.

I numeri della crisi ci dicono che uno dei pochissimi enti a vedere fortemente incrementati i suoi utili è proprio Equitalia.

Nata nel 2006 dalle ceneri della vecchia Gest Line, Equitalia è un ente ad azionariato pubblico, 51% dell’Agenzia delle entrate e 49% dell’INPS, che agisce di fatto come privato appaltatore della riscossione delle tasse per gli enti locali, sulle quali riscuote un interesse (c.d. “aggio”) del 5%, che si va a sommare ad altri interessi sul debito del 6% per un totale del 9% fissato dalla legge.

Inoltre, se il pagamento è successivo ai canonici 60 giorni che il contribuente ha per pagare devono anche sommarsi gli interessi di mora.

Dal 2009 al 2010, anno in cui è esplosa definitivamente la crisi economica anche in Italia, Equitalia ha implementato la riscossione dei tributi portando i suoi ricavi da 7735 milioni di euro a 8876 milioni, cifra mai raggiunta prima: più 14% dal 2009 e addirittura più 25% dal 2008.

Ma chi sono i principali “tartassati” nella crisi? Sicuramente non i grandi evasori fiscali, coloro che possiedono immensi patrimoni derivanti da rendite finanziarie e, per evadere, trasferiscono all’estero gran parte dei loro redditi – dei quali si occupa la Guardia di Finanza e, in ogni caso, risultano nullatenenti.

I “tartassati” di Equitalia, invece, stando ai casi riportati in numerose inchieste giornalistiche, sono precari che non riescono a fare fronte alle tasse per il carattere intermittente del loro lavoro; cassintegrati che non riescono a pagare il mutuo della casa, la quale viene in seguito ipotecata; lavoratori autonomi; le piccole e medie imprese che chiudono i battenti a causa della crisi (e licenziano) o che non ricevono in tempo i pagamenti dallo Stato – salvo poi, quest’ultimo, esigere puntualmente le tasse attraverso il suo “braccio armato” appalta-tributi. Vittime di Equitalia sono anche le migliaia di persone licenziate a fronte di una crisi economica che non hanno concorso a provocare – in proposito le stime della Commissione Europea parlano di 2,2 milioni di senza lavoro nel 2010, pari all’8,6% della popolazione. A questa cifra, però, vanno aggiunte anche le persone che hanno smesso, perché sfiduciate, di cercare lavoro e i cassintegrati, nonché le percentuali vertiginose di giovani – si parla addirittura del 40% nel Sud Italia – la cui unica prospettiva è la disoccupazione.

Si aggiunga anche che notifiche, pignoramenti, sequestri, ipoteche, blocco dei pagamenti dal parte della P.A. sono i normali poteri di Equitalia, per i quali non è neanche necessaria la firma di un giudice: in tal modo Equitalia si trova ad avere più poteri della Guardia di Finanza!

Inoltre, se ad esempio un Giudice di Pace annulla una multa, nessuno è tenuto a informare Equitalia, cosicché l’importo cresce, passano i 60 giorni per pagare e scatta il blocco del bene, anche se il contribuente non è tenuto a dare nulla al fisco.

Peraltro, in pochi sanno che grazie ad una legge recente – la 24/12/2007 n. 244 – Equitalia, tramite una sua azienda controllata, la Equitalia Giustizia, può gestire i proventi da sequestri presso le banche, recuperare crediti e sanzioni derivanti da spese processuali e gestire e amministrare il Fondo Unico Giustizia.

In tali casi Equitalia Giustizia può effettuare finanziamenti, operazioni finanziarie, garanzie, costituire società con la partecipazione di privati, stipulare accordi, contratti e convenzioni con società sia pubbliche che private – al solito tasso del 5% sugli utili.

Da numerose inchieste (Report, l’Espresso, il Fatto Quotidiano) emerge il costume, tutto italiano, di chiedere entrambi gli occhi quando i pagamenti sono richiesti agli amici di politici potenti: è il caso del gruppo imprenditoriale “La Cascina”, vicina a Gianni Letta e a Comunione e Liberazione, che ha beneficiato di uno “sconto” sul pagamento dei debiti, Iva compresa- sul quale indagano i magistrati, come riportato dal Fatto Quotidiano.

Inoltre, è stata scoperta da Report una lista di “contribuenti vip”, politicamente trasversale, nei confronti della quale un dirigente della Gerit, controllata di Equitalia, invitava a “soprassedere” rispetto ai pagamenti di questi contribuenti speciali.

Ancora una volta sono licenziati, cassintegrati, precari, operai, lavoratori autonomi, piccole imprese ad essere messi in ginocchio da Equitalia, i cui abusi legalizzati, mascherati dalla asettica freddezza della burocrazia, sono all’ordine del giorno.

Ormai, con l’acuirsi generale della crisi, è proprio Equitalia ad essere diventata un altro drammatico fattore di crisi.

Crediamo quindi fermamente che sia necessaria una inversione di tendenza, che innanzitutto denunci l’illegittimità delle modalità di riscossione attraverso l’esistenza di tassi di interesse altissimi, l’intollerabilità dei metodi coatti delle espropriazioni, e l’ottusità con cui i casi di debito non vengono contestualizzati nella situazione sociale, lavorativa e patrimoniale del moroso. Questa crisi e le sue ricadute sociali non permettono l’esistenza di agenzie che agiscono in maniera meccanica e non interlocutoria. La conseguenza di questo “programma di rieducazione”, come lo ha definito lo stesso direttore di Equitalia, Befera, qualche giorno fa, sono state fino ad ora sangue e follia. Quello che noi auspichiamo da Napoli è invece una presa di parola pubblica, radicale e popolare, che attraverso una mobilitazione forte ponga al Governo l’annoso problema della giustizia sociale, anche sul tema dei tributi.

Laboratorio Occupato Insurgencia

Tratto da http://www.globalproject.info/