da comunicazionedigenere

24/3/2014

 

“Piccolo blu e Piccolo giallo” è un libro diventato un classico della letteratura per l’infanzia, racconta la storia di due macchie di colore diverso, che si incontrano e si fondono in una storia di amicizia e di riceproco rispetto delle diversità.
“Pezzettino” è la storia di chi si sente diverso dagli altri e si incammina alla ricerca della propria identità per trovarla alla fine in se stesso e festeggiare con gli amici questa scoperta.
“E con Tango siamo in tre” racconta la vicenda di due pinguini maschi che trovano un uovo abbandonato e decidono di covarlo e crescere insieme il piccolo.

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Immagine di una perisolosa famiglia “non tradizionale” dal libro Con tango siamo in tre

Questi sono tre dei titoli facenti parte del progetto “Leggere senza stereotipi” promosso dal comune di Venezia. Lo scopo del progetto è quello di rifornire le biblioteche delle scuole dell’infanzia del comune di testi che raccontino ai bambini e alle bambine la diversità e il rispetto, che siano privi di stereotipi di genere e che illustrino la pluralità delle situazioni familiari in cui questi bambini e queste bambine crescono.

Sull’iniziativa del comune di Venezia è piovuta una pioggia di critiche, i libri a stereotipi zero sono diventati “le favole gay”, Giovanardi ha dato in escandescenza, il senatore Udc Antonio De Poli ha diffidato il Comune di Venezia, le pagine de Il Giornale e del Corriere della Sera si sono riempite di editoriali preoccupatissimi della sorte di Biancaneve e Cenerentola ormai obsolete.

Bisognava bloccare le “favole gay” così come è stato fatto per i fascicoli Unar, progetto di formazione rivolto alle/agli insegnanti contro il bullismo omofobico, altrimenti….

altrimenti i bambini e le bambine avrebbero rischiato di sviluppare sin da piccol* una propensione al rispetto e alla tolleranza; avrebbero imparato che esistono famiglie composte da una mamma e un papà, che in alcune di queste famiglie la mamma e il papà non vivono più insieme, che alcuni hanno solo la mamma o solo il papà, che esistono anche famiglie dove i papà sono due o le mamme sono due; avrebbero potuto scoprire che anche un uomo può crescere un/una bambin* e occuparsi di mansioni genitoriali, avrebbero imparato che non è giusto prendere ingiro il compagno o la compagna perchè troppo grass*, bass*, per i vestiti che porta o i giochi con cui ama giocare, avrebbero avuto occasioni in più per diventare delle persone migliori. Come curiosi e desiderosi di sapere si sono rivelati i ragazzi e le ragazze del Liceo Muratori di Modena, volevano parlare di transessualità e transgenderismo alla loro assemblea e avevano inviato chi di questi temi si occupa, vivendoli anche in prima persona, ma i genitori di quest* ragazz* non hanno permesso a Vladimir Luxuria, l’ospite scelta dagli/dalle stess* ragazz*, di parlare. L’hanno zittita in nome della libertà di pensiero ed espressione. Hanno invocato un contraddittorio, ad esempio un prete.
Con uno piccolo sforzo di fantasia cerchiamo di immaginare quale sarebbe potuta essere la tesi sostenuta dal contraddittorio cattolico: “Abominio della natura, andrai all’inferno, pentiti o brucerai tra le fiamme” a me viene in mente una cosa del genere.
Mi chiedo anche come mai in questo caso, in cui in una scuola pubblica e laica si parlava di interruzione volontaria di gravidanza con relatori e relatrici appartenenti tutt* all’area cattolica “prolife”, non sia stato chiesto un contraddittorio.

La chiamano ‘ideologia del gender”, gender al posto di genere perchè l’espressione inglese dà l’idea di qualcosa di estraneo alla cultuta italiana e quindi pericoloso, ideologia perchè ignorano il vero significato di questo termine. 
Nessun* chiederebbe un contraddittorio per una iniziativa contro il razzismo, ma lo chiedono per una iniziativa contro la transfobia. Perchè? Perchè offendere o giudicare una persona in base all’etnia è considerato razzismo e offendere o giudicare una persona in base all’orientamento sessuale è considerato libertà di espressione?

Il sottosegretario all’istruzione Gabriele Toccafondi si è scagliato sulle pagine di Tempi.it contro l’ingresso nelle scuole della “ideologia gender” invocando la libertà di educazione dei genitori. Applausi quindi a quelle mamme e a quei padri che hanno impedito che Valdimir Luxuria parlasse in assemblea, hanno fatto valere la loro libertà di educazione, peccato non abbiamo rispettato però la libertà di educazione dei genitori che avrebbero voluto invece che si parlasse di omosessualità e transgenderismo a scuola, così come non hanno rispettato la volontà e la libertà dei propri figli e delle proprie figlie che avevano proposto quelle tematiche per la loro assemblea. 

Le discriminazioni in base al sesso, al genere e all’orientamento sessuale non sono opinioni, non si ha la libertà di offendere una persona, di giudicarla, di negarle diritti perchè gay, lesbica, bisessuale, transessuale ecc, perchè qui è di difesa dei diritti che stiamo parlando, no della mia opinione contro o la tua.
E’ gravissimo che esternazioni del genere provengano da chi ricopre una carica istituzionale, è assurdo che vengano fatte passare per ideologie o negazione delle libertà altrui elementi basilari di uguaglianza e parità.
Si invoca la libertà educativa dei genitori anche in difesa dei finanziamenti alle scuole private paritarie, di cui questo governo con i suoi ministri e le sue ministre è grande difensore, considerando che la gran parte di queste scuole sono istituti religiosi, mi chiedo perchè non si parli mai della libertà dei bambini e delle bambine a ricevere una educazione laica e pluralista, perchè non si parli mai del diritto degli studenti e delle studentesse ad avere gli strumenti per essere delle persone migliori, migliori dei genitori che si indignano per due pinguini maschi che covano un uovo, migliori del ministro Toccafondi.