RABBIA SENZA FINE

di Saverio Tommasi (*)

Un cazzo di camion di merda e Auschwitz intorno a noi

 

Saverio-camion

 

Un cazzo di camion di merda sotto un sole diventato stronzo per aver picchiato bastardo, lamiere senz’aria, portelloni schifosi sigillati vaffanculo.

Il cazzo di camion parcheggiato sulla destra di una strada stramaledetta e puttana dove tutti passano e loro ci sono rimasti, lì chiusi in quaranta, morti soffocati sperando di lasciare la merda e lo schifo nel loro Paese e trovando la morte e lo schifo in un altro Paese.

Il cazzo di camion era parcheggiato in una piazzola dove ci si ferma a pisciare, cagare e scambio di coppia, e loro sono morti senza scambiarsi le coppie ma cagandosi addosso come succede quando uno muore, con il conducente che è scappato perché durante il viaggio non ha sentito più i rumori della gente che moriva, le parolacce di chi soffocava in una camera a gas senza zyklon b, perché non è Auschwitz anche se Auschwitz è intorno a noi.

Quello che vedete nella foto è un camion normale e non è colpa sua, anche se io me la rifaccio con lui, stronzo e bastardo di un camion. Ma lo dico al camion per non farmi querelare da quelli che ho in mente quando mi rivolgo al camion, ma voi pensate che invece lo dico proprio a loro e li vedo uno per uno e il camion non c’entra nulla. Quello che fa lo show all’Europarlamento. Quello che il suo nome ha il nome di una legge sull’immigrazione. Quelli che su facebook «li caricano apposta già morti nelle navi per impietosire i buonisti». Quelli che «ma dove li mettiamo tutti?».

Io non lo so dove cazzo li mettiamo, tutti, ma quella è la seconda domanda. Stronzisti maledetti. La prima è evitare il vostro Auschwitz, ora.

(*) Attore, scrittore, regista, blogger, Saverio Tommasi è spesso in “bottega” e su «Comune Info» da dove riprendiamo questo post