Rio: la rivolta dove non ti aspetti

da sportallarovescia

 

Douglas Rafael Da Silva Pereira era un personaggio molto noto in Brasile. La notte del 22 aprile si trovava in un insediamento abusivo nei pressi della favela di Cantagallo. Ballerino in diversi varietà della tv, è stato ucciso dalle tante botte ricevute da agenti della polizia militare. Non è stato colpito fortuitamente da un colpo di fucile, ma picchiato fino a perdere la vita. Questo accade, molto più spesso di quanto ci è dato sapere in quelle che vengono definite azioni di pacificazione. Ne era in corso una anche la notte del 22 aprile.

 

La notizia dell’uccisione di Douglas Rafael Da Silva Pereira è stata data quasi immediatamente da chi abita in quei luoghi ed è stata rivolta. Lanci di pietre contro gli agenti del BOPE che immediatamente hanno risposto sparando colpi di arma da fuoco. Durante la trattativa tra associazioni umanitarie e i responsabili della polizia militare sembra che uno di questi abbia dichiarato che “se i bambini sanno tirare le pietre, allora possono anche morire”.

 

Durante queste proteste hanno perso la vita altre due persone di cui uno un ragazzino di dodici anni, appunto.

Che succeda una cosa così a Cantagallo deve fare riflettere. Questa non è una favela come la altre, ma è quella più a ridosso e a contatto con le grandi spiagge. E visto che la preoccupazione da parte del Governo sembra essere solo quella che i Mondiali vadano bene dal punto di vista commerciale e dell’immagine, cosa dire se la protesta arriva proprio nei luoghi più ambiti dai turisti?

 

Le persone che abitano questi luoghi sono le stesse dalle quali si acquistano bevande o cibo sulla spiaggia. Sono quelle che lavorano per i turisti e che col turismo campano. Sono le persone con cui si entra in contatto inevitabilmente quando si passa un po’ di tempo a Rio. Quelle stesse persone che animano le spiagge di Rio e che i turisti sono abituati a vedere sorridenti sono quelle che vivono ogni giorno sopraffazioni e soprusi. I turisti non ci vanno nelle favela se non in gruppo con la guida. E’ quindi difficile rendersi conto di quanto davvero sia dura vivere li. Ma se sono invece i “problemi” ad andare verso i turisti, allora la faccenda assume connotati diversi. La sensazione è che questo episodio rappresenta qualcosa di diverso è nell’aria. Un punto di non ritorno.

 

Ma torniamo a  Douglas Rafael Da Silva Pereira, il ballerino che ha perso la vita per brutale mano della polizia. Lo scorso anno era stato protagonista di un corto dal titolo “Made in Brazil” che aveva come obiettivo quello di raccontare quanto è dura la vita dei ragazzi in favela. Nel cortometraggio moriva esattamente come è andata la notte del 22 Aprile. Pestato a sangue da agenti della polizia militare.