Seminiamo indipendenza: liberi dal proibizionismo liberi dalle narcomafie

da huffingtonpost.it

 

Dal 25 aprile al 3 maggio si è tenuta la campagna “Seminiamo indipendenza“, una settimana di semina diffusa di canapa in diverse città italiane.

L’iniziativa è stata lanciata dai centri sociali del Nord-Est, dell’Emilia-Romagna, delle Marche e di Napoli Project e si colloca all’interno di un nuovo dibattito che si è sviluppato in Italia rispetto alla questione delle sostanze e degli esiti nefasti del proibizionismo.

L’occasione è scaturita non solo a partire dall’abolizione delle legge Fini-Giovanardi lo scorso 11 febbraio ad opera della Corte Costituzionale ma anche da spinte internazionali, attraverso l’esempio di numerosi interventi a livello statale volti a favorire la legalizzazione delle droghe leggere, ultimi dei quali in Uruguay ed in Colorado negli Usa.

I centri sociali, che da sempre sono stati protagonisti del movimento antiproibizionista, questa volta hanno voluto rinnovarsi proprio attraverso la campagna “Seminiamo Indipendenza” portando nelle piazze e nelle strade delle varie città tutte le contraddizioni delle politiche proibizioniste, che non solo sono inefficaci dal punto di vista dell’abuso di sostanze, ma costituiscono un humus fertile per le narcomafie e il narcocapitalismo, che in questi ultimi anni sono stati capaci di accumulare potere e capitali, anche grazie agli intrecci con la governance finanziaria mondiale.

Le varie iniziative svoltesi nelle città italiane, raccontate nel video prodotto da Global Project, hanno dato centralità alla canapa, sostanza criminalizzata da anni di informazione oscurantista, valorizzandone i molteplici usi che determinano ad esempio la possibilità di inserire questa sostanza naturale nei cicli di agricoltura biologica e biodinamica che si contrappongono allo sfruttamento intensivo della terra, alle coltivazioni Ogm, alle filiere agro-industriali.

In alcune città la semina di canapa è stata utilizzata allo scopo di bonificare terreni, come ad esempio avvento nell’area di viale S. Marco a Mestre, pesantemente inquinata dagli scarti delle produzioni industriali della vicina PortoMarghera. Già lo scorso 30 marzo attivisti dei centri sociali avevano contro seminato a canapa alcuni terreni di proprietà di Fidenato a Vivaro (PN) destinati ad accogliere il Mon810, mais geneticamente modificato.

In altre città sono stati utilizzati per la semina della canapa parchi urbani e luoghi simbolici, come a Trento dove piantine di canapa sono state piantate nel parco di S. Chiara, spazio attraversato ogni giorno da tanti studenti medi ed universitari, a Rimini dove sono stati seminati i giardini comunali, a Padova dove nella centralissima piazza dei Signori sono stati liberati centinaia di palloncini colorati aventi al loro interno semi di canapa. Tutto questo per rivendicare il fatto che le città non sono fatte solo di strade, negozi, ipermercati o non luoghi dove affermare politiche securitarie, ghettizzazione e criminalizzazione dei comportamenti ma anche spazi comuni e di relazione sana dove riaffermare il valore della vita e del rispetto della natura.

La semina diffusa ha inoltre posto in forma pubblica e conflittuale la questione dell’autoproduzione come alternativa vera al potere criminale delle narcomafie, ma anche come superamento della semplice ipotesi di legalizzazione, che sostituirebbe il monopolio di Stato ai profitti privati del narcocapitalismo e che non renderebbe realmente libera la coltivazione della pianta ed il suoi molteplici usi.

Le tante iniziative hanno infine contestato uno degli effetti più drammatici delle politiche proibizioniste ed in particolare della Fini-Giovanardi: la questione del carcere. In questi anni migliaia di giovani hanno subito arresti e detenzioni per pochi grammi di hashish o marijuana ed alcuni di loro in carcere hanno perso la vita in circostanze quantomeno poco chiare.

Per questa ragione la campagna “Seminiamo indipendenza” nei vari territori ha praticato il diritto alla città riappropriandosi delle strade e dei parchi, contrastando la criminalizzazione dei comportamenti e delle scelte, ma anche affrontando in maniera molto critica e chiara qualsiasi forma di dipendenza e di abuso di sostanze.

Perché come recita l’appello di SEMINIAMO INDIPENDENZA “È solo attraverso l’indipendenza, politica, culturale e soggettiva, che possiamo lottare per la città che vogliamo, fatta di sogni e desideri ed avulsa da passioni tristi“.