Stupri e violenze sulle donne: le denunce da Piazza Tahrir non sono un fatto isolato

Spunti dall’intervista con la blogger Asmaa Aly

4 / 7 / 2013

 

Di questi giorni la denuncia, raccolta dal sistema mainstream della comunicazione, degli stupri in piazza Tahir. Una realtà messa sotto i riflettori dopo le denunce riprese anche dalle organizzazioni internazionali.

La dinamica è impressionante: donne circondate da gruppi di uomini, stuprate e picchiate.

Per questo all’interno della contradditoria piazza dell’opposizione si sono organizzate delle forme “di protezione” per le donne.

Difficile non vedere dietro questi episodi da un lato il tentativo di dissuadere le donne dal partecipare alla protesta e dall’altra il fatto che le violenze sulle donne sono un dato pesante e costante nel panorama egiziano e non solo.

Basta pensare alla notizia giunta, passata con meno clamore, dal Pakistan dove due ragazzine sono state uccise perchè “colpevoli” di aver ballato sotto la pioggia, cantando e del fatto che il tutto era stato filmato con un telefonino e fatto circolare in rete, “disonorando” la famiglia.

Un cupo filo conduttore che ha come sfondo l’imposizione religiosa islamica  pervasiva, la violenza sui corpi delle donne in tutte le sue forme come dato sociale accettato.

In questo quadro diventano ancora più importanti, significative e dense di coraggio e determinazioni, i percorsi diversi e vari che le donne costruiscono in tutte queste situazioni per affermare la loro libertà, peressere protagoniste del difficile cambiamento reale partito con la Primavera Araba.

L’avevamo raccontato alcuni mesi fa parlando proprio dei gruppi di autodifesa nati contro le aggressioni in Piazza Tahrir.

Apartheid sessule in Egitto

Abbiamo ascoltato molte esperienze di lotta, autodeterminazione delle donne di tutta l’area durante il Forum Sociale Mondiale a Tunisi, pochi mesi fa,  per questo vogliamo riproporvi l’intervento della blogger egiziana Asmaa Aly al FSM, durante un seminario sulla violenza sulle donne nelle situazioni di conflitto e guerra.

Asmaa Aly racconta la aggressione ai diritti delle donne in Egitto nello scenario del governo Morsi: il tentativo di inserire la Sharia nella costituzione, l’attacco alle organizzazioni della società civile per far posto unicamente alle organizzazioni religiose.

Una situazione che poi, unita alla crisi economica del paese, ha portato alle enormi proteste degli ultimi giorni e alla decisione dell’esercito di “ripristinare l’ordine”, destituendo il presidente Morsi.

In particolare nell’intervento la blogger denuncia le tante forme di violenza che le donne subiscono nel paese, l’atteggiamento della stampa volto a descrivere le donne come responsabili delle aggressioni che subiscono, ( .. ovvero “se ti è capitato qualcosa, dipende da quello che fai”)

Ripercorre la totale assenza di salvaguadia delle donne dal punto di vista legale, anche perchè le norme egiziane non prevedono l’automatico inserimento nel quadro legislativo delle varie convenzioni internazionali in materia di lotta alla discriminazione delle donne, pur formalmente firmate dai vari governi egiziani.

La blogger fa poi riferimento ad un fatto che fa riflettere sul rapporto tra potere religioso e violenza sulle donne: in una degli ultimi incontri della Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna (CEDAW) dell’ONU, la dichiarazione finale che conteneva una specifica menzione alla violenza contro le donne non è stata approvata da 17 paesi tra cui l’Egitto, l’Iran e … lo Stato vaticano.

 

http://www.youtube.com/watch?v=sSF16_M90b0?feature=player_embedded&w=640&h=360