Mentre vengono aggirate le procedure costituzionali nel nome dell’emergenza economico-finanziaria si introducono con un ampissimo consenso parlamentare tassazioni la cui filosofia è la fine del welfare locale
Saldi di fine Governo
Il teatro dell’assurdo del circolo politico e la cruda realtà
Se volessimo principalmente focalizzarci sul nodo del rispetto delle procedure costituzionali e delle regole democratiche a cui si appellano continuamente le alte cariche dello Stato, i segretari dei partiti, i deputati e i senatori, nonché i commentatori politici dei media televisivi e cartacei, la caduta del governo e la successiva “salita in politica” del Presidente del Consiglio e Senatore a vita Mario Monti, rappresentano la summa della violazione delle stesse. O, quanto meno, di come le regole possono essere piegate agli interessi del momento a prescindere dai grandi principi democratici a cui tutti questi soggetti si richiamano per giustificarne forzature, aggiramenti e riscritture.
Siamo sempre in emergenza in fondo, da tempi ormai lontanissimi…e, quindi, anche l’irrituale modalità della caduta del Governo dei tecnici rientra nelle esigenze dettate dall’emergenza economico-finanziaria. Così come la “salita in politica” come candidato di uno schieramento di un senatore a vita come l’ex Presidente del Consiglio Mario Monti.
Il cinepanettone elettorale prenatalizio si arricchisce allora della caduta di un Governo non dopo un voto di sfiducia ma dopo un compatto voto di fiducia per approvare la Legge di stabilità, come ha ben sottolineato Marco Revelli su “Il Manifesto” del 27/12/2012.
Subito dopo, il Presidente Napolitano, così solerte nel ricordarci le regole della democrazia e del corretto iter procedurale delle istituzioni dello Stato, in fretta e furia ha accettato le dimissioni del Presidente del Consiglio, ha svolto frettolose consultazioni e dichiarato sciolte le Camere. Se non è cinema questo…
Nessun partito è stato in questo modo obbligato a giustificare in aula la sua adesione o sfiducia al Governo. Grazie all’operazione lampo di chiusura delle Camere, soprattutto PD e PDL, sono sollevati dal fastidioso onere di spiegare al Paese perché hanno votato a favore per poi chiamare alle urne gli elettori su programmi che sono/dovrebbero essere contrari o diversi dalla politica governativa sinora portata avanti dai tecnici.
Cinepanettone elettorale e teatro dell’assurdo allo stesso tempo. Da un lato la rappresentazione dell’assurdo del PDL che ha votato a favore della Legge di stabilità che rappresenta il fulcro del pensiero liberista di Monti e del suo governo dopo averlo sfiduciato a parole; accarezzato per settimane attraverso le dichiarazioni di Berlusconi perché si candidi come leader del centro destra; bacchettato subito dopo per una gestione governativa fallimentare insieme alla messa in campo di tutti gli argomenti e i ricatti possibili per trovare un’intesa elettorale – difficile e problematica – con la Lega Nord, nemica della prima ora del governo dei tecnici. Dall’altro il PD che ha sostenuto a spada tratta Monti e ne ha votato la Legge di stabilità nei giorni in cui il Presidente del Consiglio ha esplicitato in varie interviste la logica neoliberista dell’attacco al welfare e ai diritti dei lavoratori del suo programma di governo, chiama gli elettori a votarlo per “superare” l’Agenda Monti, mitigandola nelle sue asperità. Lacrime e sangue ancora ma con una smorfia di sorriso sulle labbra.!
Uscendo da questo gioco delle parti stomachevole a cui andrebbero aggiunti i centristi ben rappresentati dalla parodia di Montezemolo che ne fa il comico Crozza, vediamo invece come il teatrino dell’assurdo mascheri nel racconto quotidiano dei mass media la cruda realtà delle azioni del governo.
Prendiamo, ad esempio, uno dei “regalini” lasciatici da Monti e i suoi “tagliatori di teste” con la Legge di stabilità appena approvata, cioè la nuova imposta comunale Tares che andrà a sostituire la Tarsu e la Tia. La vecchia Tarsu o Tassa per lo smaltimento dei rifiuti urbani riguardava il pagamento del contributo sul costo totale dei servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti parametrato sulla superficie dei locali di abitazione e di attività che potevano dare origine a rifiuti di varia natura. La Tia o Tariffa di igiene ambientale pensata per sostituire progressivamente la Tarsu, si basava sui metri quadri occupati e sulla numerosità del nucleo familiare.
La nuova tassa denominata Tares dovrà invece coprire integralmente il servizio di gestione dei rifiuti urbani e di quelli assimilati avviati allo smaltimento ma anche i costi dei servizi indivisibili del Comune come il servizio di polizia locale, l’anagrafe, l’illuminazione pubblica, la manutenzione del verde pubblico, il rifacimento del manto stradale.
Secondo uno studio di Indis/Unioncamere e Ref Ricerche riportato da “Il Sole 24Ore” del 24/12/2012, la sua applicazione provocherà significativi incrementi di spesa per le famiglie e per le imprese, di segno più o meno marcato a seconda del numero di componenti dei nuclei familiari e del settore di attività delle imprese per le tariffe non domestiche. Gli aumenti saranno diversi a seconda che l’utenza fosse sinora in regime di Tarsu o Tia. Samir Traini, economista di Ref Ricerche sostiene che “Nei Comuni in cui è ancora presente la Tarsu il corrispettivo potrebbe subire un incremento, che varia dal 10 al 14%, legato alla necessità di ripianare il deficit di finanziamento del servizio Rsu”. Sempre nei Comuni dove si applicava la Tarsu l’aggravio sarà più significativo con l’aumentare dei componenti del nucleo familiare (quasi il 30% per nuclei familiari di 5 o più componenti). L’aggancio al tributo per i rifiuti di quello per i servizi indivisibili dei Comuni comporterà, secondo lo studio citato, su una media nazionale, un incremento per una famiglia di 3 persone dal 14 sino al 19% circa in caso di adozione di una aliquota massima da parte del Comune (0,40 euro/mq). Per i Comuni che adottano la Tia l’incremento sarà più alto per i piccoli nuclei familiari.
Si stima su 1 miliardo di euro la maggiorazione Tares per i servizi indivisibili comunali che comunque non basterà a coprire le spese di gestione. E’ ipotizzabile che si dovrà adottare una maggiorazione della maggiorazione, cioè fissare a livello comunale le aliquote più alte previste per legge. I costi maggiori che si dovranno sostenere per pagare la Tares andranno ad aggiungersi ai 1.500 euro circa che le associazioni dei consumatori stimano si dovranno pagare in più per famiglia nel 2013 per effetto degli aumenti delle bollette energetiche, dei carburanti e di altre voci di spesa indispensabili nell’economia domestica.
La Tares insieme all’Imu, le due nuove tasse introdotte dal Governo Monti, rappresenta una svolta nell’impostazione della finanza pubblica, cioè l’abbandono da parte dello Stato del finanziamento degli enti locali affidandolo al cittadino-contribuente. Nelle intenzioni del Governo c’è la fine del welfare così come lo conoscevamo – quel poco di welfare che in Italia è stato conquistato nei decenni passati – per passare ad una impostazione liberista anche dei servizi essenziali – tra gli indivisibili vanno aggiunti ad esempio asili nido e assistenza domiciliare – i quali, dove non saranno coperti dal finanziamento dei contribuente saranno affidati ai privati o meglio alle regole del mercato. Cioè i servizi saranno forniti dal privato se redditizi e solo per chi se li potrà permettere, altrimenti ciccia.
Questa bella tassa, approvata con il consenso di tutti, è entrata in vigore con la Legge di stabilità ma viene differita per il pagamento della prima rata – quella meno impattante – ad aprile, forse settembre visto l’incombere delle elezioni politiche. Così i partiti non saranno chiamati in campagna elettorale a chiarire perché hanno accettato questa nuova tassa e la filosofia che la sorregge. Né chi si lava la bocca con slogan all’insegna dell’abolizione dell’Imu e della riduzione delle tasse; né chi se la lava all’insegna della solidarietà e della difesa del servizio pubblico e del bene comune.
Più che il teatro dell’assurdo questa è la rappresentazione della tragedia. Partiti che hanno partecipato al recente vincente referendum per difendere la gestione dell’acqua in quanto bene comune, chiedono ora un voto ai propri candidati dopo aver votato a favore di Imu e Tares o, quanto meno, dopo aver accettato di andare a braccetto con chi le ha votate e chi ha condiviso l’impostazione liberista del Governo Monti votando il pareggio di bilancio in costituzione.
Cambieranno forse l’impostazione di queste imposte una volta al governo? Se ne fotteranno del pareggio di bilancio per garantire la sanità pubblica, la scuola pubblica e i servizi pubblici? Ribalteranno l’impostazione alla base della riforma del lavoro e delle pensioni? Domande che, secondo me, hanno già una risposta nel teatrino dell’assurdo e della tragedia che abbiamo appena assistito in questo Natale 2012.
28 dicembre 2012
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