Il 25 novembre trecento persone hanno sfilato per le vie del centro di Schio in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza maschile sulle donne e di genere.
A un anno dal femminicidio di Giulia Cecchettin, i numeri sono impietosi: siamo a quasi 100 femminicidi dall’inizio dell’anno, 5 in Veneto.
Il corteo ha denunciato con determinazione un sistema che rende il diritto all’aborto sempre più impraticabile e la scelta di gestazione per altri un reato universale. Gli interventi hanno sottolineato come le nuove linee guida di educazione civica nelle scuole si concentrino su mercato, assicurazioni e gestione del denaro, trascurando e svuotando di significato il tema della violenza di genere. Di fronte a tutto questo l’unica risposta è quella securitaria: pene più pesanti, maggior controllo, retoriche emergenziali, più polizia per le strade.
Sul corpo delle soggettività femminili lo stato continua a legiferare, colpendo e punendo ogni comportamento che non sia conforme all’ordine che il patriarcato ha deciso per noi. Il patriarcato non è scomparso 200 anni fa, e neppure 75, ma è vivo e vegeto e continua ad uccidere.
Ci vogliamo vivɜ e liberɜ!