cascata_calore1#conflittInsorgenti

Affinchè al #16N segua un calendario insorgente

di Gmdp da globalproject
16 / 11 / 2013

They sentenced me to twenty years of boredom// For trying to change the system from within (l.c)

Cosa ci consegna #16N?

Questa è la domanda che con gioia ci poniamo questa sera in ogni comunità in lotta che ha partecipato ad una straordinaria giornata di iniziativa che da Gradisca a Susa, da Napoli a Parma, da Pisa a Milano ha battuto il ritmo incalzante di un autunno -per il quale abbiamo lavorato con fatica e passione- insperato e per la qualità delle lotte e per la loro profonda ampiezza.

Ma, immediatamente, lasciando perdere il debriefing ed i bilanci, le domande si spostano sul campo del divenire, del prossimo passaggio, della necessità di afferrare quest’orizzonte di movimento e di ricollocarlo con forza un passo più in là.

Ed allora parliamo di questo, stasera.

Lo possiamo fare perchè siamo comunemente felici del successo -ovunque e comunque- di #16N, “ognuno con la sua storia”, ognuno con le sue radici biopolitiche e la sua semantica narrativa; ma siamo felici -lo possiamo definitivamente dire?- che sia andata bene (davvero bene!) per tutt@ noi.

Ogni territorio ha prodotto concretamente viva lotta, reale, concreta, precisa nelle rivendicazioni, che appaiono ormai maturi elementi di programma, puntuale nella denuncia dei vizi e della corruzione della politica politicante (mai così separata dalla società), fortissima nell’apertura di scenario, potente nella virtuosa dialettica tra conflitto sociale e consenso (bio)politico.

Da questo punto di vista lo straordinario corteo #fiumeinpiena, che ha letteralmente spaccato in due Napoli, si offre come prisma generale.

Le cinque giornate che hanno abitato #16N si prestano ad una lettura soggettiva che evidenzi i tratti comuni sia di merito che di metodo, ovvero proviamo a forzare l’oggettività che ad occhio ipermetrope potrebbe separare territori e metodi e proviamo a guardare dall’alto quanto è accaduto.

Ed allora perchè non vedere come il territorio (non bene comune naturale, bensì densità antromorfa di relazioni, vissuti, rapporti di produzione e risorsa comune ambientale) sia stato centrale nelle battaglie?; parimenti, la partita democratica è o non è un enzima che connette la terra dei fuochi, la goffa talpa che tenta inutilmente di violare la Valle, la Nuova Grande Opera Expo e Parma che oggi è un passo più distante da M5S?; e l’assalto alla proprietà e la tensione alla libertà uniscono o no l’incendio del CIE a Gradisca ed il corteo di Pisa?

Ed ovunque, la pratica del comune (mai definitiva, mai modellare, mai univoca) che vive nei conflitti sociali autonomi di #16N è o non è l’elemento decisivo per una lettura materialistica e di classe di quanto avvenuto?

Non c’è spazio per la sintesi ed il ritorno all’interguppi (dio ce ne scampi!), ma è tempo per continuare ad esplorare ciò che siamo a partire da quello che facciamo –id est i conflitti che siamo- per andare avanti, ribaltare e sovvertire i rapporti di forza al tempo dall’austerità e della crisi della democrazia.

Ognun@ si prenda il tempo che gli serve, ma proviamo a non perdere il ritmo e la melodia di questa jam session plurale e comune. Gli assoli non sono adeguati alle sfide del tempo che viviamo.

Keep on struggling.