Chi, a Venezia e sotto gli occhi del mondo intero, subordini la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema lagunare, agli interessi dei giganti della crocieristica, anche se animato dalle migliori intenzioni finirà per creare gravi danni alla città e alla stessa attività che vorrebbe difendere.
Proporre soluzioni che rinviino di anni i primi provvedimenti concreti, significa infatti esasperare un clima che, giustamente, vede l’opinione pubblica più vasta sempre più preoccupata per quanto succede, di fronte alla scena dei transatlantici a San Marco, ai guasti certificati che provocano e ai rischi potenziali che si corrono.
Altresì, proporre soluzioni che implichino pesanti manomissioni della laguna, del suo equilibrio idrogeologico, significa continuare ad alterare un quadro già gravemente compromesso, in particolare proprio nella laguna centrale.
Non c’è ricatto politico o economico, non c’è manifestazione di categoria, di interesse particolare, non ci sono pubblicità a pagamento né infami campagne intimidatorie e personalizzate, compresi gli investigatori privati assoldati allo scopo, che possano far passare simili proposte né in città né in Italia, né di fronte all’Europa e al mondo.
Per questo, oltre che sbagliate sono proposte perdenti che screditeranno, in prospettiva, un’impresa che ha invece bisogno di essere ricondotta a un profilo sostenibile.
Porto Marghera può invece rappresentare un passo importante in questa evoluzione, dando una prima risposta anche se ancora parziale e consentendo di avere il tempo necessario sia per misurarne fino in fondo le implicazioni specifiche (a partire dalla compatibilità con la vocazione industriale e portuale commerciale dell’area, che va ribadita) sia per valutare ogni altra possibile alternativa senza, tuttavia, lasciare intanto insopportabilmente tutto come sta.
Se ognuno farà razionalmente e limpidamente la propria parte, faremo tutti un passo avanti, gradualmente ma in tempi certi, senza perdere tempo, senza perdere la storica opportunità di tornare a legare insieme virtuosamente i destini dell’ecosistema e di un’attività da secoli presente che necessita oggi di un positivo ripensamento.
Gianfranco Bettin