Cartoline dal Campidoglio

 Scritto da E. Everhard
Primo giorno in aula per il neosindaco: un discorso pieno di niente e manganellate sui manifestanti

 

La prima cartolina dal Campidoglio dell’era Marino è l’immagine di Stefania, giovane occupante di case di San Basilio, accasciata per terra in una maschera di sangue. Ecco, quando il buongiorno si vede dal mattino! Molti esponenti della maggioranza, a cominciare dal vicesindaco Nieri, si sono affrettati a correre ai ripari, “per noi le emergenze sociali non sono una questione di ordine pubblico”, ma ormai la frittata è fatta. Eppure sarebbe bastato un pizzico d’attenzione istituzionale per capire che un percorso autorizzato dalla Questura non poteva essere rimangiato strada facendo per la presenza in Piazza del Campidoglio dei fascisti de La Destra di Giuliano Castellino. Un motivo in più per movimenti e comitati per mettere da subito in chiaro che con le amministrazioni di ogni colore, senza per questo scadere nel semplicistico motto “so tutti uguali”, non ci si stringe amicizia ma gli si chiedono risposte chiare, e possibilmente rapide.

Mentre i movimenti per il diritto all’abitare occupavano le strade in Aula Giulio Cesare s’insediavano gli eletti, tra veterani e nuovi arrivati, accompagnati da parenti e amici, segreterie e porta borse, come al primo giorno di scuola. Tra loro non c’era però Andrea “Tarzan” Alzetta, costretto per il momento a rimanere fuori a causa dei suoi “precedenti” con la giustizia, in attesa della sentenza del Tar (leggi qui). Tra i banchi dello’opposizione siede Alemanno, che non sembra per nulla contento del suo nuovo ruolo di capo dell’opposizione in Campidoglio, l’ex sindaco da possibile leader della destra del Pdl, rischia di scomparire tagliato fuori dal governo nazionale, il parlamento e ruoli importanti nel partito. Al debutto anche il centrista Marchini, eclissatosi dal dibattito cittadino dopo una sfavillante e ricchissima campagna elettorale, e la truppa dei 5 stelle, già pronti ieri a denunciare il “poltronissima day” per non aver avuto nessuna carica d’aula.

Così, sbrigate le formalità, coi tempi necessari senza fretta, il Sindaco prende parola. Un discorso breve, e, ad essere sinceri, pieno di nulla se non di tanta retorica. Non un discorso programmatico perché, dice il Sindaco, prima le linee programmatiche le vuole sottoporre a consiglieri ed assessori per una maggiore condivisione, ma invece un accorato appello ai romani a partecipare alla rinascita della città. Un po’ poco per chi si trova a governare una metropoli piena di problemi, immobilizzata da cinque anni di malgoverno del centrodestra, depredata dalle truppe d’occupazione della cosa pubblica di Alemanno. Non dico molto ma due o tre proposte forti e chiare il Sindaco poteva farle, così tanto per non parlare solo del progetto della pedonalizzazione dei Fori Imperiali, che sarà anche un grande idea e una svolta per il centro storico della città, ma non sarà la panacea di tutti i mali di Roma.

Un discorso quello del Sindaco tutto teso alla concordia dopo le settimane di scontro con i partiti e tra le correnti per la formazione della giunta, ma per lui “nessuna polemica quelle le ho lette solo sui giornali”, e rigidi criteri basati su “merito e curriculum”. Una giunta che alla fine è arrivata e per alcuni è troppo di sinistra, come non hanno nascosto il perdente delle primarie David Sassoli e la renziana Prestipino (scottata forse dal mancato posto di vicesindaco), mentre a molti sembra troppo di centro con la presenza di ben due tecnici transitati per Scelta Civica, con le correnti più pesanti del Pd romano che ben presiedono assessorati peso. All’urbanistica alla fine è arrivato Giovanni Caudo, spuntandola su nomi in continuità con il piano regolatore di Veltroni o su “tecnici” che addirittura avevano collaborato con Gianni Alemanno. Proprio sull’urbanistica e l’idea di città il Sindaco e la sua giunta saranno chiamati a confrontarsi con chi chiede una discontinuità netta con le passate esperienze di centro sinistra che hanno tutelato esclusivamente gli interessi della rendita a discapito dello sviluppo urbano, del diritto all’abitare e del diritto alla città.

Tra i tanti problemi che si trova di fronte la giunta Marino c’é quello di trovare i soldi, tanti maledetti e subito, a meno che non voglia svendere le municipalizzate e i beni comuni, a meno che non si vogliano svendere le municipalizzate e i servizi pubblici. Per tirare fuori Roma dal pantano di alemanno bisogna investire davvero nella cultura, nei servizi, nel welfare. Ma i problemi sono sempre quelli, si chiamano patto di stabilità, fiscal compact e debito, e qui il Pd e il suo Sindaco non potranno sfuggire dalle contraddizioni con le politiche d’austerità imposte con il proprio voto al paese prima con il governo Monti e ora con il governo d’unità nazionale di Letta.

Non ci resta che dire che al momento “non è politica, è aria fritta”