CIE di Gradisca – Tre rivolte in tre notti: la struttura distrutta ma nessuno la chiude
Ora chiudere definitivamente il peggior CIE d’Italia
Con la notte passata (tra il 2 e il 3 novembre) sono 3 di seguito le notti di fuoco, con interventi dei vigili del fuoco, feriti, ambulanze, scontri e arresti.
Le stanze del CIE di Gradisca sono ora tutte inagibili, pensate a delle stanze in cui per 3 notti si agisce con gli idranti…solo questo basterebbe a non poterci stare dentro, ma il CIE è nel caos completo, non si sa dove mettere le persone, i reclusi, circa 60 persone, sono ammassati in due stanze e nei corridoi interni. Anche se la Prefettura non dichiara ufficialmente l’inagibilità del CIE, l’ingestibilità è palese.
La Campagna LasciateCIEntrare ha contattato il Ministero dell’Interno nella persone della prefetta Rabuano, le Comissioni per la Tutela dei Diritti Umani sia del Senato che della Camera, Silvia Costa eruparlamentare, Livia Turco presidente del Forum Immigrazione del PD, Khalid Chaouki coordinatore intergruppo immigrazione, per informare e stimolare una risoluzione della situazione del CIE di Gradisca. Mentre assordante risulta il silenzio della politica locale.
Nei mesi di agosto e settembre, la Regione Friuli Venezia Giulia, la Provincia di Gorizia, il Comune di Gradisca d’Isonzo, il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione al Senato per il rispetto dei Diritti Umani, e la Campagna LasciateCIEntrare hanno evidenziato le forti carenze della struttura sia dal punto di vista igenico-sanitario e dei servizi sia dal punto di vista del rispetto dei diritti umani e ne hanno chiesto la chiusura. Se già in agosto le condizioni erano gravi, oggi la chiusura immediata del Cie di Gradisca è cosa doverosa.
Il giorno 4 novembre 2013 Luigi Manconi presenterà in Senato un’interpellanza urgente sul Cie di Gradisca d’Isonzo.
Non possono sottrarsi alle responsabilità il Ministero degli Interni e la Prefettura di Gorizia, ignorando la grave situazione che perdura da tempo al CIE di Gradisca e che mette a rischio la vita delle persone.
Ancora, in questi giorni, l’esasperazione dei reclusi li ha portati a rischiare di morire. Durante gli incendi, prima dell’arrivo delle ambulanze, molti avevano già perso conoscenza. Le conseguenze dell’inalazione del fumo sono ancora riscontrabili nelle voci e nel parlare delle persone.
Ricordiamo che un ragazzo si trova ancora in coma irreversibile all’ospedale di Trieste, un ragazzo che in agosto ha tentato di fuggire per cercare la libertà che una detenzione amministrativa e non penale, gli negava.
Al Cie di Crotone Moustapha Anak è morto il 10 agosto 2013; ancora non sono chiare le circostanze del decesso. La morte è stata causata da un “malore” non meglio specificato.
Da questo fatto è partita una rivolta che ha devastato e chiuso il centro in tre giorni.
Ci chiediamo quante vite dobbiamo ancora perdere per sostenere questo spietato gioco di finzione che sono i CIE che, ai fini dell’espulsione per mancanza di documenti, detengono una bassa percentuale dei non regolari stimati in Italia e di questi solo l’1% vengono effettivamente rimandati nei paesi di provenienza. Questo ad un costo che se mai verrà svelato indignerà molte, ma molte più persone di quelle che oggi, ostinandosi a credere che la vita valga più del denaro, si indignano per i costi umani.
Non possiamo più aspettare, non possiamo rischiare la perdita di altre vite umane! La situazione al Cie di Gradisca ha in questi giorni superato il limite. É necessario e doveroso chiuderlo subito.
Tenda della Pace e dei Diritti
16 novembre. No grandi opere – Tutti a Gradisca! Chiudere definitivamente il CIE