L’eurodeputato Zanoni in sopralluogo sui campi a mais Ogm Mon810
Continua l’avanzata Ogm in Italia: «Scoperti nuovi terreni coltivati in Friuli»
Le associazioni alla Regione: «Non fatevi impaurire dall’aggressività dei pro-Ogm»
[28 agosto 2013]
È stata fruttuosa l’analisi certosina degli atti indirizzati all’Agenzia regionale per lo sviluppo rurale (Ersa): così, l’eurodeputato italiano Andrea Zanoni ha scoperto che in Friuli ci sono altri terreni coltivati a mais Ogm Mon810. Zanoni, eletto nelle liste dell’Italia dei Valori e che nel Parlamento europeo siede nei banchi del liberaldemocratici, spiega che «Oltre a quelli seminati il 15 giugno scorso e ubicati a Vivaro (Pn) e Mereto di Tomba (Ud) del noto Fidenato, ve ne sono altri 5 seminati due mesi prima, il 14 aprile, sempre a Vivaro».
L’eurodeputato, membro della Commissione Envi ambiente, salute pubblica e sicurezza alimentare, il 23 agosto aveva chiesto all’Ersa copia delle pagine del registro informatico, istituito dal Decreto legislativo dell’8 luglio 2003 numero 224, dove sono annotate le notifiche delle localizzazioni delle coltivazioni di Ogmed e dall’accesso agli atti sono spuntati 5 nuovi mappali coltivati a mais Ogm Mon810.
«Dalla risposta dell’Ersa – sottolinea Zanoni – risulta che, oltre ai già noti terreni coltivati con mais Ogm Mon 810 da Giorgio Fidenato a Vivaro (PN) e a Mereto di Tomba (UD), rispettivamente di 3.000 metri quadrati e 1.000 metri quadrati e seminati il 15 giugno scorso, ve ne sono altri 5 sempre nel Comune di Vivaro seminati due mesi prima, ovvero il 14 aprile. Questi ultimi sono intestati a Silvano Dalla Libera per un’estensione complessiva di 11.300 metri quadrati. Strano che la Regione non abbia reso noto che oltre ai terreni del Fidenato vi fossero anche quelli di Dalla Libera per ben 11.300 metri quadri. Domani andrò sul posto per vedere da vicino queste coltivazioni illegali, ma temo che il mais di Dalla Libera sia già fiorito con tutte le conseguenze negative del caso. Ho già scritto al Presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani chiedendo, a fronte dell’entrata in vigore del decreto del Ministero della Salute del 12 Luglio 2013, la distruzione immediata delle coltivazioni e di attivare tutte le Autorità competenti al fine di controllare e monitorare eventuali e potenziali contaminazioni in atto e future causate da queste coltivazioni tramite polline ma anche tramite i tessuti vegetali che rimarranno nel terreno».
La conferma dei nuovi campi Ogm farà arrabbiare ulteriormente cittadini ed agricoltori, che accusano la Regione Friuli Venezia Giulia di non fare niente per combattere gli Ogm. Per tutto agosto Aiab, Aprobio, Isde Legambiente e Wwf hanno continuato a sollecitare un intervento a tutela della biodiversità regionale e dei prodotti agroalimentari biologici e tradizionali. Solo qualche giorno fa le associazioni avevano fatto notare alcune anomalie nella tenuta del pubblico registro delle notifiche di semina di mais Mon810.
Emilio Gottardo di Legambiente, spiega: «La normativa prevede che l’albo delle notifiche sia pubblico e abbia la massima divulgazione, in modo da permettere agli agricoltori della zona di semina di tentare di minimizzare le contaminazioni». Roberto Pizzuti, del Wwf, aggiunge: «Invece solo ora, dopo aver fatto richiesta di accesso al registro pubblico, siamo venuti a conoscenza di semine ogm effettuate già ad aprile (oltre a quelle più note di giugno), verso le quali ormai non si può mettere in pratica nessuna misura di tutela».
A questo si aggiunge il fatto che stanno iniziando le raccolte di tutti i produttori della zona di Vivaro e di Mereto di Tomba che vogliono qualificare le proprie produzioni come “non-Ogm”, quindi non solo i biologici quindi ma anche chi conferisce a mangimifici con filiere dedicate. I raccolti sono a rischio, perché i centri di raccolta comprensibilmente non vogliono correre rischi. «Chi si farà carico di questi costi di analisi, separazione partite e perdita di valore commerciale? – chiede Sergio Pascolo di Aprobio – Qui le autorità debbono rendersi garanti di tutti i produttori e far coprire i costi dell’operazione a chi ne ha comportato le cause».
Domani, dopo il sopralluogo a Vivaro, l’europarlamentare incontrerà i rappresentanti del Comitato scientifico Aiab e Franco Trinca, biologo, nutrizionista e presidente di Nogm, intanto evidenzia che «La diffusione degli Ogm sarebbe una condanna a morte per l’agricoltura, perché metterebbe in ginocchio le aziende agricole biologiche e tradizionali portando al monopolio delle coltivazioni transgeniche. Gli effetti sugli ecosistemi sarebbero irreversibili: gli Ogm sono organismi viventi e possono riprodursi e moltiplicarsi, sfuggendo a qualsiasi controllo. È necessario fermare subito queste coltivazioni per proteggere la biodiversità, i campi e la nostra sicurezza alimentare».
Il quadro legale è stato chiarito, almeno in parte dal decreto interministeriale pubblicato solo il 10 agosto, ma secondo Cristina Micheloni, di Aiab Friuli Venezia Giulia, «E’ un decreto tardivo e scritto anche male, che tuttavia può permettere un intervento sui campi seminati, visto che vieta la coltivazione del Mon810 e non solamente la semina».
Le associazioni sollecitano la Regione «Affinché non si lasci imbrigliare dai lacciuoli giuridici paventati dai pro-Ogm, né sia impaurita dalla loro aggressività, ma faccia tutto ciò che serve, ed in tempi utili, affinché la Regione rimanga davvero libera da Ogm un’Europa che è sempre più convinta che il modello di agricoltura capace di dare ciò che i cittadini chiedono non è quello che si semina con il Mon 810».
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