La cornice ineludibile in cui può inserirsi una rinnovata iniziativa municipalista è quella della crisi sistemica globale e dei suoi drammatici sviluppi in Europa.
Proprio qui, la crisi del debito sovrano di singoli Stati nazionali, con il potenziale rischio di default per paesi quali Grecia e Italia, si è trasformata nel giro di qualche settimana in crisi finanziaria in atto dell’intera Eurozona. Crisi cioè dell’unica forma che storicamente si è data di Unione Europea: quella definita dalla moneta unica.
Fin dalla sua origine, la costruzione sancita dagli accordi di Maastricht si è rivelata come la gabbia d’acciaio all’interno della quale sono state collocate e giustificate le politiche nazionali di taglio dei trasferimenti agli Enti locali e, più in generale, di perimetrazione e limitazione degli spazi effettivi di autonomia ed autogoverno delle comunità locali.
Tagli e limitazioni che sono stati negli ultimi dieci anni componente essenziale delle politiche di smantellamento del Welfare in tutta Europa. E nel nostro Paese in particolare dove, in assenza di un sistema universalistico di tutela dei diritti della persona su scala statale, sono stati finora le Regioni (per quanto riguarda l’assistenza sanitaria) ed i Comuni (per il restante settanta per cento delle prestazioni di Welfare) a farsi carico in misura preponderante degli interventi sociali, tanto più nel superamento del modello fordista.
Allo stesso tempo sono i Comuni, e gli Enti territoriali più in generale, a risultare proprietari di quei beni comuni (quali terreni ed immobili) e gestori di quei servizi pubblici essenziali (dal ciclo integrato delle acque ai trasporti, dalla raccolta e smaltimento dei rifiuti alle farmacie tra gli altri), in proprio o attraverso società partecipate, beni comuni e servizi che sono stati e sono ancor più oggi oggetto delle politiche neoliberiste di privata appropriazione.
E risultano perciò nel mirino di quegli interventi cosiddetti “anti-crisi” che intendono rispondere al fallimento del capitalismo finanziario, sia con politiche di austerity nel campo del Welfare, sia con massicci processi di privatizzazione dei beni comuni e dei servizi pubblici per riattivare e alimentare proprio i circuiti della finanziarizzazione e della speculazione globale.
In Italia in particolare, la risposta allo straordinario successo del referendum sull’acqua, che nei confronti di queste politiche ha costituito una prima battuta d’arresto e l’indicazione di una possibile inversione di tendenza, è stata la manovra di Ferragosto con gli articoli 4 e 5 che costringono i Comuni a ricollocare forzosamente nei circuiti del mercato finanziario privato le proprie aziende pubbliche e la gestione dei servizi ai cittadini.
E questo avviene nel momento in cui proprio la pressione sui bilanci degli Enti locali e l’irrigidimento della loro capacità di spesa sono stati resi più pesanti dalle regole stringenti del Patto di stabilità interno, tema rispetto al quale la manovra del governo Monti non sembra apportare alcuna modifica sostanziale.
E’ dunque, simultaneamente, nella prospettiva di un processo costituente democratico dello spazio politico europeo, in cui le città possono e devono svolgere – anche a partire dalla propria storia di originarie autonomie – un ruolo cruciale, e in stretta connessione con le lotte sociali che, su scala europea, hanno posto al centro la tutela dei beni comuni e una profonda redistribuzione della ricchezza prodotta e disponibile, che trova un senso nuovo la costruzione di reti tra amministratori e governi locali e di proposte in grado di rovesciare la logica del “saccheggio” con cui sono state finora gestite le politiche nazionali di risposta alla crisi.
Nel nostro Paese due sono le questioni determinanti: innanzittutto, le modalità attraverso le quali, a partire dalla dimensione locale, difendere i beni comuni e garantire una gestione pubblica, rinnovata e partecipata dei servizi ai cittadini; in secondo luogo, i meccanismi attraverso i quali rompere i vincoli insopportabili del Patto di stabilità e strutturare invece nuove politiche di fiscalità locale, in grado di aggredire la rendita e assicurare una reale autonomia finanziaria agli stessi Comuni.
Dalla ricerca di soluzioni intorno a questi due nodi può scaturire la trasformazioni di singole positive esperienze di governo locale in veri e propri laboratori, sociali e istituzionali, del cambiamento, della costruzione effettiva di un’alternativa alla crisi e ai suoi effetti.
Per queste ragioni il Centro studi per l’Alternativa Comune propone su questi temi una serie di incontri pubblici – a partire dalla discussione del libro di Alberto Lucarelli Beni comuni. Dalla teoria all’azione politica (Dissensi, Napoli 2011) – in preparazione del Forum degli amministratori per i beni comuni, proposto dal sindaco di Napoli per il 28 gennaio 2011, e di altre iniziative per l’alternativa in Europa:
– a ROMA sabato 17 dicembre 2011 alle ore 17
presso l’ex Cinema Palazzo – Sala Vittorio Arrigoni (p. dei Sanniti – Roma)in collaborazione con il Gruppo consiliare “Roma in Action”
Da Napoli a Roma la democrazia dei beni comunicon la partecipazione di Alberto Lucarelli (assessore ai beni comuni del Comune di Napoli) e Sergio D’Angelo (assessore alle politiche sociali del Comune di Napoli), Andrea Alzetta (consigliere comunale di Roma in Action) e Sandro Medici (presidente X Municipio di Roma), coordinati da Francesco Raparelli;
– a VENEZIA domenica 18 dicembre dalle ore 10.30 alle 13.30
presso la sala consiliare del Municipio di Venezia Ca’ Loredan – Farsettiin collaborazione con il Gruppo consiliare Lista “in comune”
Verso la costruzione di una rete di amministratori per i beni comuni: finanza locale, gestione dei servizi pubblici e autonomie municipali con la partecipazione di amministratrici e amministratori locali del Veneto che discutono con Giuseppe Bortolussi (segretario Associazione Artigiani Mestre), Luca Romano (ricercatore sociale Local Area Network), Alberto Lucarelli (assessore ai beni comuni e alla democrazia partecipativa – Comune di Napoli, autore del volume), Sergio D’Angelo (assessore alle politiche sociali – Comune di Napoli);
saluto del Sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e introduce il confronto Gianfranco Bettin (assessore all’ambiente e ai beni comuni del Comune di Venezia);
– a NAPOLI seconda metà gennaio 2012
in collaborazione con il Gruppo consiliare “Napoli è tua”.
Per informazioni: www.alternativacomune.eu
Streaming audiovideo su www.globalproject.info