Il terrore del cambiamento è corso sul filo del telefono, sulle onde dei cellulari, nei tweet della rete, il rischio di un cambiamento fuori il controllo del potere politico vero.
Esercizi di esorcismo
Napolitano fa il bis
Il terrore del cambiamento è corso sul filo del telefono, sulle onde dei cellulari, nei tweet della rete, il rischio di un cambiamento fuori il controllo del potere politico vero: la garanza perché ciò non avvenga stava e sta nelle mani del vecchio Napolitano da tutti tirato per la giacchetta e per questo obbligato suo malgrado. Aveva tutto il diritto di godersi gli ultimi anni in tranquillità. Insomma una specie di mago Merlino del potere, ma così è stato e così sarà: gattopardescamente, cambiare tutto affinché nulla cambi nei meandri della governance, della gestione del potere istituzionale ed in quello reale del paese, secondo quello che è il protocollo da tenere quale riferimento che è il documento dei ‘saggi’ già adoperati da Napolitano.
Diciamolo francamente, per un nanosecondo, siamo stati imbambolati dalla pervasività della comunicazione drogata e dal nostro inguaribile ottimismo, perdendo la verità dei reali rapporti di forza sociali: come poteva spuntarla Stefano Rodotà, un garantista in tempi sospetti, il presidente del più grande partito di sinistra nel periodo del crollo del muro di Berlino e del ‘fine della storia’, il padre del concetto giuridico di bene comune, avrebbe rappresentato un cambio di rotta radicale e repentino, a 360 gradi, quasi rivoluzionario.
Come tutti noi sappiamo non si è data alcuna rivoluzione, neppure istituzionale, senza che vi sia un movimento effettivo, tumultuoso, minaccioso per il potere costituito nelle piazze e, ora, abbiamo di fronte al massimo un latente movimento di opinione che si è manifestato nel segreto delle urne e in qualche piazza, che ha paura di se stesso e, soprattutto, che nel cono d’ ombra si possa intrufolare qualche ‘violento’ estraneo. Abbiamo visto i contorcimenti di Grillo, i suoi stop and go: una violenza politica gridata ad uso e consumo della comunicazione massmediatica, accompagnata dal panico che possa essere rovinata anche solo un’aiuola fiorita.
Aspettiamoci anche di peggio su questo terreno, la delazione è dietro l’angolo.
I movimenti si sono chiamati fuori dalle alchimie elettorali perché ontologicamente estranei al terreno della delega politica, pur consapevoli che col quadro politico istituzionale, in sede locale, nazionale ed internazionale, bisogna fare i conti ed avere contezza; i movimenti hanno altri terreni in cui sperimentare partecipazione, democrazia, affermazione, forza e prospettive: credo che questo rimanga e debba rimanere la nostra rappresentanza reale.
Ora che, in profondità, ha vinto il continuismo, facendo volare gli stracci della pseudo sinistra italiana – in questo Grillo sicuramente ha prodotto una benefica accelerata – avremo di fronte la restaurazione della facciata istituzionale, con un presidenzialismo che da fattivo diventerà effettivo, dove gli spazi di una democrazia reale tenderanno a restringersi; altro che democrazia istituzionale partecipativa: la piramide sociale descritta dal CENSIS è, anche, una piramide decisionale, la piramide del comando politico.