Governo monti: cambia l’orchestra ma la musica e’ la stessa!

A fianco della Fiom iniziamo una nuova stagione di lotte sociali per l’alternativa!

LUN. 12 DICEMBRE IN TUTTE LE PIAZZE

Lunedì 12 dicembre saremo a fianco della Fiom in ogni città, per sostenere lo sciopero di 8 ore indetto dai metalmeccanici. E’ una iniziativa di lotta decisa all’interno della mobilitazione di sole 4 ore indetta dalle confederazioni sindacali, CGIL CISL UIL, che prendono posizione contro la manovra economica decisa dal Governo Monti. Non crediamo che l’unità sindacale, che molti dai piani alti della politica e del sindacato hanno sempre visto come un valore in sé, possa determinarsi attorno al nodo delle pensioni, facendo finta che non esista ciò che CISL e UIL stanno facendo sulla questione della Fiat.

Il Piano Marchionne, esteso da Pomigliano ad ogni stabilimento e supportato in maniera imbarazzante da Cisl e Uil, parla infatti lo stesso linguaggio del taglio sulle pensioni, dell’aumento delle tasse sulla prima casa, dell’aumento dei costi della benzina e dell’Iva sui beni di consumo: far pagare ai più deboli il costo di una crisi provocata dai più forti, da coloro che in questo paese percepiscono liquidazioni milionarie come il dott. Guarguaglini di Finmeccanica ( 5, 6 milioni di euro) mentre i lavoratori della Fincantieri sono costretti a salari da fame, cassaintegrazioni e probabilmente licenziamenti di massa. Per questo saremo in piazza, ma con la Fiom. E’ una giornata questa del 12, di passaggio: molto probabilmente le centrali sindacali la vorrebbero usare per tentare di rientrare a quei tavoli di “concertazione” che anche questo governo ha reso per quello che sono: inutili. In questa fase della crisi, quella che ha reso evidente in tutto il pianeta il regime di “dittatura della finanza” a cui il 99% della popolazione mondiale è sottoposta, a fronte di un 1% che si arricchisce a dismisura speculando sui debiti pubblici, il Governo Monti ha fatto capire, in continuità con il precedente governo Berlusconi, che si può concertare solo attorno ad un unico pensiero, quello delle ricette neoliberiste che hanno portato sul baratro l’idea di Europa sociale, a favore di una Europa delle banche e della concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi.

Questa Europa, dove vivono e lavorano milioni e milioni di persone, si dice sia in mano “al mercato”. Già una affermazione del genere dovrebbe far vergognare qualsiasi democratico: l’idea che i dispositivi economici del capitalismo finanziario sostituiscano la democrazia, i valori e i principi di equità e giustizia che dovrebbero costruire la società in cui viviamo, è quella che in questi trentanni, passando da Reagan e dalla signora Tatcher, fino a Clinton e a Blair, ha saputo costruire il disastro che abbiamo difronte. E’ possibile, in un mondo dove si lavora, si produce, si consuma sempre di più, avere più poveri di prima? E’ possibile che ai titoli di borsa, alle attività speculative private, sia legata la sorte dei cittadini, la vita di donne e uomini, delle loro famiglie e dei loro figli? Sostituire la democrazia con “i mercati”, è l’esatta logica anche di Marchionne che, attraverso il ricatto della chiusura degli stabilimenti, impone la cancellazione di diritti e garanzie uguali per tutti. Ecco a cosa serve il rifiuto padronale e governativo, con l’articolo 8 della manovra di agosto, di prevedere un contratto nazionale collettivo per chi lavora! Ad avere più mercato e meno democrazia. Mercato è la vera parola magica, molto più che “i 40 anni” del periodo lavorativo di cui parlava la Camusso, oggi già ampiamente superati con la vergogna di persone costrette ad una vita intera di lavoro. E’ quel mercato che gestisce il lavoro, senza contratti collettivi, di milioni di altri lavoratori e lavoratrici, a partita iva, a progetto, a cottimo, che non avranno mai una pensione. “Dividi et impera” è sempre stato un assunto fortunato per il potere, quello di quell’1% che domina arricchendosi a dismisura il restante 99%. E dunque mettere i “garantiti” ( quali sarebbero poi?) contro i giovani non garantiti, serve a colpire meglio ambedue.

Invece facendo un’unica battaglia per un nuovo welfare, dalla difesa del contratto nazionale al reddito di cittadinanza per le nuove tipologie del lavoro, noi mettiamo in discussione che la ricetta per affrontare la crisi possa e debba essere quella fornita dagli stessi che l’hanno provocata! Un paese in recessione economica non ha bisogno di deprimere ulteriormente il potere d’acquisto, non ha bisogno di nuovi poveri, ma di rilancio del welfare. Un paese con il debito pubblico gonfiato per oltre il 40% da spese militari, burocrazie, soldi elargiti per grandi opere inutili e che non si realizzeranno mai, stipendi e vitalizi milionari per i boiardi, notabili, manager e politici, deve tagliare cominciando dal basso, da chi ha meno? Perché? Non ci vuole un professore per capire che la questione è politica, culturale, di prospettiva. La crisi di sistema del capitalismo contemporaneo, che significa crisi economica, di democrazia, climatica, energetica, alimentare, dimostra che bisogna cambiare il sistema, ma i signori che oggi ci impongono sacrifici e miseria, non sono d’accordo, perché appartengono a quel sistema. La crisi dovrebbe significare “alternativa”.

Qual è la strategia industriale del nostro paese? Qual è la riflessione e quali sono le scelte del Piano energetico nazionale? Qual è la politica della formazione, della ricerca, della conoscenza? E quale Europa stiamo costruendo, tra un incontro al vertice e un altro? Ma soprattutto, al centro dei pensieri del Governo Monti c’è la felicità dei cittadini o quella del mercato e dei suoi sacerdoti? Noi dobbiamo dire NO. Dobbiamo con la Fiom aprire una nuova stagione in questo paese che ridia speranza a tutti, che indichi un futuro e permetta a tutti di mettersi in cammino per raggiungerlo.

Per questo NO al piano Marchionne significa SI alla democrazia e ai diritti.

NO al taglio di pensioni e innalzamento dei costi della vita significa SI a tassare i grandi patrimoni, le transazioni finanziarie almeno a livello europeo, i capitali nascosti nelle banche svizzere dai rentier, tagliare le spese militari, i costi delle grandi opere inutili, stipendi e vitalizi milionari della politica e dei manager di stato.

NO alla precarietà significa contratto nazionale collettivo e introduzione attraverso reddito, detassazione, servizi di nuove misure per affrontare le tipologie di tutto il lavoro.

NO ai tagli per i comuni che costringono a privatizzare i servizi pubblici, SI alla gestione collettiva dei BENI COMUNI.

Dobbiamo unirci in una nuova opposizione per l’alternativa! Dalle fabbriche, alle scuole ed università, dai territori che resistono alla devastazione affaristica delle grandi opere, dobbiamo ricostruire il nostro paese e l’Europa, con al centro il benessere collettivo, la giustizia, l’uguaglianza, la dignità umana.

LUNEDI’ 12 DICEMBRE, IN TUTTE LE PIAZZE A FIANCO DELLA FIOM, CONTRO LE POLITICHE DEL GOVERNO MONTI E MARCHIONNE, PER COSTRUIRE L’ALTERNATIVA!

Centri sociali del nordest