I giudici bocciano i project financing
La Corte dei conti: «Costano troppo e hanno clausole favorevoli ai privati». Buscema: «La
corruzione dilaga anche qui»
di Roberta De Rossi
VENEZIA Un faro puntato sui project financing veneti, con un richiamo agli enti pubblici a dettare
le condizioni e a non farsele imporre dai privati. E un allarme-corruzione nella pubblica
amministrazione, mina per la democrazia. Sono i due temi che hanno dominato l’inaugurazione
dell’anno giudiziario della Corte dei conti. Ad accendere i riflettori sui project financing è stato il
procuratore Carmine Scarano, partendo dalle cinque inchieste in corso sulla realizzazione
dell’ospedale all’Angelo di Mestre: dalla congruità della rata che ogni anno l’Asl 12 deve restituire
ai privati al costo di un laboratorio, dagli arredi acquistati senza gara alla manutenzione di alcuni
macchinari. «Sono emersi», sottolinea Scarano, «indubbie criticità sull’utilizzo in concreto di
questo strumento». Strade, ospedali, scuole: interventi cofinanziati dai privati – ripagati in danaro e
servizi dal pubblico – giustificati «dalla scarsità delle risorse pubbliche disponibili e dalla necessità
di garantire maggiore tempestività nella realizzazione delle opere», sottolinea Scarano, ma che
troppo spesso vedono oneri e rischi solo a carico del pubblico: «Per lo più accade che il privato si
assume solo il rischio di costruzione e per il resto si tutela bene inserendo nel contratto clausole che
di fatto annullano i rischi, ad esempio con penali contenute, insignificanti. L’opera finisce così per
costare molto di più del previsto aggravando il debito dell’ente pubblico». Da qui un preciso
vademecum, che il procuratore Scarano dà agli enti: «Chiarezza sulle modalità di calcolo del
canone negli anni; effettività delle gare per la scelta del partener privato; controllo da parte dell’ente
pubblico sulle forniture, perché «non può delegare del tutto al libero arbitrio del partner privato la
scelta di strumenti fondamentali, come macchinari o arredi di un ospedale». Valdastico sud,
passante di Mestre, Pedemontana Veneta, gli ospedali di Mestre e di Venezia (il nuovo padiglione
Jona), di Castelfranco, Montebelluna, Arzignano, l’ampliamento di quello di Treviso e ora il
progetto da 650 milioni per il nuovo ospedale universitario di Padova. «Il project financing è un
buon strumento per fare veloci, ma pesa con costi finali pesantissimi, pari al 10-11% del bilancio»,
ha replicato il governatore Zaia, che molti ne ha “ereditati”, «ma il governo romano dovrebbe darci
una mano, con norme che ci permettano di ricontrattare le condizioni». A suonare forte l’allertacorruzione
– ma anche per la «trascuratezza dell’amministrare» – è stato il presidente della Corte,
Angelo Buscema, con toni netti: «La corruzione ha avuto negli ultimi anni una diffusione
esponenziale, andando ad alterare i normali meccanismi di settori dell’amministrazione sempre più
ampi, superando i confini tradizionali degli appalti, sino ad orientare le stesse scelte strategiche
dell’azione pubblica». «Un quadro desolante», ha proseguito, «ma soprattutto allarmante»: «Desta
preoccupazione l’espansione del malaffare in tutti i livelli dell’amministrazione e molta
preoccupazione il rischio del venir meno della riprovevolezza sociale di queste condotte criminose,
troppo spesso accettate come ineluttabili, quando non anche giustificate come utili al
funzionamento della macchina amministrativa e dell’economia». «Il Veneto», ha concluso
Buscema, «al quale si può ricondurre una tradizione di buona amministrazione e di buon livello
generale nell’erogazione dei servizi, non vive la propria realtà isolata dal resto del Paese. Bisogna
tenere alta la guardia per impedire che il malaffare abbia ulteriormente ad espandersi sino a
diventare sistema». Soluzioni: norme chiare in materia urbanistica, previdenziale e degli appalti,
«perché la criticità del sistema normativo determina il moltiplicarsi delle prassi e delle
interpretazioni, incrementando in misura esponenziale incertezze, clientele, contenziosi».
da La Nuova Venezia