Il soldato Manning o del capro espiatorio

La condanna di Manning a 35 anni serve da capro espiatorio contro cui i repubblicani ed i democratici possono comunemente vendicarsi per due guerre fallite e ormai tragicamente compromesse.

22 / 8 / 2013

 

Il modo migliore per far fronte a disastri militari umilianti è sempre stato quello di trovare un capro espiatorio. Per i tedeschi dopo la prima guerra mondiale erano i movimenti di sinistra e gli ebrei che avevano”pugnalato la nazione alla schiena”. Nella guerra del Vietnam, la sconfitta americana è colpa degli hippy e dei giornalisti anti-americani che hanno sabotato uno sforzo militare che era sull’orlo di una vittoria totale.

Ora il problema delle orribili guerre in Iraq e in Afghanistan è che le élite politiche americane non sono riuscite trovare nessuno da incolpare per il loro tragico fallimento. La contrarietà diffusa contro entrambe le guerre non si è mai tradotta in un efficace movimento contro la guerra con una base di massa capace di incidere ne tanto meno ha trovato persone di alto profilo pubblico che la sostenessero. Per quanto riguarda i giornalisti, anche i media più liberali si sono più volte espressi in favore delle amministrazioni in carica e per entrambe le guerre, quindi non possono essere biasimati per il fallimento militare.

In altre parole, i soliti sospetti hanno tutti un alibi di ferro.

Bradley Manning, no. Con il giovane soldato si è trovato finalmente un capro espiatorio per le due guerre fallite ed i repubblicani ed i democratici possono unirsi in un armonico canto di vendetta.

I 700.000 documenti passati a Wikileaks sono ben al di sotto dell’1 per cento di quelli che Washington ha classificato lo scorso anno, ma il panico morale che ha generato tra i media americani e le élite politiche è segnato da una certa smania punitiva. La sua condanna a trentacinque anni è un segno che veramente è successo qualcosa di terribile. Infine, abbiamo trovato un responsabile.
Bisogna quasi ammirare la abile e falsa ingenuità dei mandarini  della politica estera americana. Anche se la vera carneficina, ancora corso, in Iraq e in Afghanistan ha suscitato solo il loro silenzio imbarazzato, questi signori si ergono con coraggio e preoccupazione umanitaria nell’ accusare e condannare pubblicamente Manning e Wikileaks! Una variazione sul tema del “Lui ha il nostro sangue sulle sue mani!” è stata urlata con gioia da alti funzionari civili e militari dell’amministrazione Obama.

La considerazione che Bradley Manning “possa aver messo a rischio la vita di civili e militari e creato danno al paese” crea due realtà che sono altro dal massacro reale che continua nella guerra in Afghanistan (circa 1.600 soldati morti da quando Obama è entrato in carica e altre migliaia di civili, senza reali benefici militari o umanitari), ma non è importante.
Dopo tutto, egli è l’unico giocatore della saga della guerra in Iraq ad essere perseguito e anche l’unico a fare delle scuse pubbliche. “Mi dispiace che le mie azioni possano aver fatto male alle persone”, ha detto, di fronte al rischio di 90 anni di carcere, anche nel tentativo di ottenere la benevolenza del giudice.

Dopo tutto, nessun mea culpa è arrivato dalle labbra di George W. Bush e Dick Cheney e Donald Rumsfeld e Condi Rice, non da Bill o Hillary Clinton, entrambi hanno sostenuto l’invasione dell’Iraq; non da David Remnick, direttore di The New Yorker, che in un editoriale a favore della guerra ha pubblicato le false notizie sui legami tra Saddam Hussein e Al Qaeda. Questa lunga e prestigiosa lista delle nonscusepotrebbe andare avanti, e avanti, ma per fortuna abbiamo trovato un privato cittadino da condannare.

Quindi, grazie a Bradley Manning. Non solo egli ci fornisce centinaia notizie di prima pagina da godere con il caffè la mattina, egli svolge il ruolo sacro di capro espiatorio nazionale. Tutte le brave persone che danno la colpa ai sindacati degli insegnanti per la povertà dei bambini e alle piste ciclabili per il traffico cattivo possono ora ritenere Bradley Manning responsabile per i fallimenti militari e umanitari degli ultimi dieci anni, per le centinaia di migliaia di morti, per le migliaia di miliardi di dollari spesi, per il danno a lungo termine sulla salute pubblica per le spese di tutela dei reduci.

La condanna di Manning a trentacinque anni potrebbe significare otto o nove anni di carcere prima del rilascio, a quel punto che egli sarà in grado di vivere libero, proprio come George W. Bush e Frank Wuterich, comandante dell’unità Marine che ha ucciso ventiquattro civili a Haditha, Iraq, molti dei quali donne e bambini massacrati in stile esecuzione sommaria.

La condanna di Manning è vergognosa, crudele e stupida, come la guerra stessa in Iraq; per cui il perseguimento di un cittadino, un patriota, che dice la verità è un finale amaramente appropriato.

fonte : Chese Madar per The Nation