Pavlos è stato assassinato. Invece del silenzio, permettetemi di piangere per un minuto, di aver paura per un minuto. Soltanto per un minuto. Come siamo arrivati fin qui e dove stiamo andando, signori? Un attimo, un’eternità, un secolo di lotte, di conquiste rosse, rosse del sangue dei morti, “sì a tutto” ed un secolo viene cancellato dalla mappa. Un attimo di silenzio per il secolo morto, per il secolo che non vive più.
“Fin dove arriverà questa storia?” è la domanda che passa di bocca in bocca, ma questa storia non ha destinazione, il viaggio è quel che conta e questo viaggio è senza fine. Continuerà finché i passeggeri non smetteranno di implorare gli elementi della natura per trovare un porto senza vento. Fino a quando continueremo a lacerare la nostra carne, aspettando la resurrezione dei morti e una vita eterna, amen. Ma questa vita ci è capitata e, se non la vinciamo, capiremo solo il dolore.
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Guai a voi, ipocriti. “Dichiararla fuori legge”. Quale legge? Forse sarebbe meglio metterla fuori proprio da qualsiasi cosa abbia un significato di legge? Mettetelo in un articolo anche questo, mascalzoni farisei. Come se non ci fossero leggi che vietano di picchiare, rubare, vendere protezione, vendere droghe, accoltellare, uccidere, fondare un’organizzazione criminale che fa di tutto e conviene – a voi conviene, al vostro stato d’emergenza, alle vostre visioni marce. Ironia, alla legge non piace l’omicidio e fino ad oggi considera esseri umani anche quelle persone che non sono nate in Grecia. Addirittura considera esseri umani anche i poveri. Ma chi la applicherà? Chi si troverà a processarli?
Soggetti ridicoli. Tante testimonianze, tanti video e foto, tanti incidenti che non lasciano spazi a dubbi sulla collaborazione tra la polizia e Alba Dorata. Sono diventati un corpo armato i vostri uomini con le moto, con la vostra tolleranza, con la vostra benedizione. I medici si sono si sono fatti sentire, almeno una voce, anche se da anni denunciano gridando gli attacchi, l’”allenamento” per l’omicidio di Pavlos sui corpi scuri degli stranieri. Xenios Zeus è stata la vostra risposta, e adesso venite a parlare della legge.
Di quale democrazia osate a parlare? Della democrazia in cui il primo ministro non rende conto a nessuno, tranne che ai suoi amici greci e stranieri (sì, qua non c’è il razzismo e la superiorità greca!), armatori, costruttori, petrolieri, proprietari di canali televisivi, di squadre.
Di quale democrazia? Dei sequestri statali di cittadini nel mezzo della notte in Calcidica per un pezzo d’oro nelle mani dei costruttori, dei proprietari di canali televisivi, del padrone dei pedaggi?
Di quale democrazia osate a parlare? Della democrazia che chiude università e ospedali, orchestre, radio e scuole e al loro posto apre campi di concentramento per i nostri neri, nelle nostre piantagioni, nel nostro Sud con i nostri incappucciati bianchi? La democrazia della diffamazione delle donne sieropositive? La democrazia del suicidio, della disoccupazione, dell’emigrazione, la democrazia della disperazione collettiva, delle mense solo per i greci immiseriti che voi stessi avete portato a quella miseria, di cui incolpate chi nella tasca ha ancora di meno?
L’unica legge che conoscete è quella della giungla e voi altro non siete che bracconieri, uccidete anime e le incorniciate per decorare i vostri uffici. Ora dite che metterete fuori legge le vostre carabine e aspettate da noi un certificato di buona coscienza. Meglio bruciare all’inferno, mille volte.
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Non c’è violenza più grande della violenza della povertà. E questa è appalto dello stato, sono d’accordo, signor Faìle [Faìlos Kranidiòtis, braccio destro del primo ministro, n.d.t.]), la madre e il padre della violenza siete voi, della più dura e inesorabile violenza sui nostri corpi, sulle nostre anime, per le strade dove pestate persone disabili che protestano perché li state buttando nel baratro, da bravi amanti della Sparta antica che siete, nella casa dove non si riesce a pagare l’elettricità e la tagliate, sul ragazzo che lasciate a bucarsi sul marciapiede, perché la scuola gli ha chiuso la porta, nel quartiere dove c’era solo un circolo che resisteva al fascismo e voi lo avete chiuso, facendone la vostra bandiera nella lotta per imporre la legalità, provando proprio quello che intendete: per voi la legalità è il Keadas [il baratro in cui si dice che gli spartani gettassero i neonati, n.d.t.], come viene rivestito nei secoli, la violenza è Spartakos, come resiste nei secoli .
Fingete di cadere dalle nuvole con i discendenti dei nazisti, i vostri deputati però non hanno approvato l’esclusione dall’immunità dello scarafaggio [Kassidiàris, gioco di parola con il suo cognome, n.d.t.] e là non si è vista la forza del leader. Cancellate con un gesto della mano chiunque non obbedisca agli ordini dei “creditori”, agli ordini dei greci e degli stranieri con i soldi, ma quelli che chiudono un occhio sui discendenti, sul “vostro partito fraterno” (come diceva il criminale dei quartieri del nord, responsabile del vostro partito), a cui “il generale vento” ha chiesto di collaborare [Polydoras, ex deputato di Nea Dimokratia, aveva usato l’espressione “lottiamo contro il generale vento” nel 2007, durante la distruzione del Peloponneso per gli incendi, e da allora è rimasta il suo soprannome, n.d.t.]. Fanno il vostro gioco, ci siamo riempiti di conigli rivestiti di stole. I nazi vi preoccupano solo per la percentuale che vi prendono. Richiesta di voti nei sanatori, cercate voti nei forni, tra i saponi.
Il frutto marcio non matura, rassegnatevi, accidenti!
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Dicono: se non guardi là, dove vuoi andare, andrai là dove guardi. Ma non rispondono: se tutte le strade portano all’inferno, tu dove devi guardare? Grandi parole, incantesimi e chiacchiere. Siamo realisti. Questa è la situazione, le cose non cambiano.
Cammina nei buoi vicoli del realismo.
E i neri, ancora vengono frustati nelle piantagioni, comprati nei mercati, alle fermate degli autobus è vietato loro sedersi – spero che abbiano un biglietto. Invano alzare la testa, le cose non cambiano.
E alle donne è vietato uscire di casa, è vietato parlare, vestirsi, votare, eleggere, respirare. Invano alzare la testa, le cose non cambiano.
E negli esili portano anche pietre, lebbrosi mandano baci da Spinalogka, i libri si danno alle fiamme, il giornale è nascosto nella manica, il ragazzo muore dopo 48 ore di lavoro.
Cammina nei vicoli bui della recente storia dell’uomo. Che prima di dare il proprio sangue per 8 ore di lavoro, per una festa, per l’uguaglianza, per la libertà, ha alzato la testa e ha visto: tutte le strade portano all’inferno. La bussola segna solo la direzione del fuoco. È sempre stato così, siamo realisti.
Un raggio di sole si è infilato e Pavlos, per i secoli a venire, non ha dato il proprio sangue per niente.
Di Dafni Sfetsa – da atenecalling.org