ISIS, CIA, MOSSAD. LE SCANDALOSE VERITA’ NASCOSTE
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Foto scattate in Siria: il senatore McCain (ambasciatore ombra della Casa Bianca) con al Baghdadi e altri leader terroristi anti Assad. Come l’Isis si è impadronito del nord dell’Iraq
Nella foto, da sinistra: il portavoce dell’ISIS Abu Mosa, il leader dell’ISIS Abu Bakr Al Baghdadi, il senatore USA John McCain, il portavoce del Fronte Nusra Mohammad Nour |
Particolare importante è che al momento di quello scatto al Baghdadi già era stato iscritto (il 4 ottobre 2011) dall’FBI nella speciale lista dei terroristi ricercati del mondo, e sia l’Isis che il Fronte al Nusra erano stati inseriti dalle Nazioni Unite nella lista nera delle organizzazioni terroristiche da combattere.
Altro particolare importante, McCain non è un politico qualsiasi. Da vent’anni è a capo dell’International Republican Institute (il celeberrimo IRI), il ramo repubblicano di un’organizzazione governativa (il Ned) parallela alla Cia. L’IRI è un’agenzia inter-governativa, Il cui budget viene annualmente approvato dal Congresso, in un capitolo di bilancio che fa capo alla Segreteria di Stato. È stato McCain la mente della rivoluzione che ha detronizzato Slobodan Milosevic dalla presidenza della Serbia, colui che ha cercato più volte di rovesciare il governo di Hugo Chavez in Venezuela,l’ideatore della rivoluzione arancione in Ucraina nel 2004 e di Maidan nel 2013, il grande manovratore della Primavera araba e di tutte le sue rivoluzioni (Iran, Tunisia, Egitto, Libia, Siria).
Popoff ha rivelato l’esistenza di documenti (resi pubblici dall’ex agente della National Security AgencyEdward Snowden) che dimostrano come siano state la Cia e il Mossad ad addestrare e ad armare l’Isis. Un’operazione segreta nome in codice “Nido dei calabroni”.
Il primo conflitto iracheno non risolse la questione. Saddam era ancora al potere. Il Paese venne messo sotto embargo per dodici anni, con la speranza che il popolo esasperato si rivoltasse. Non accadde nulla. Allora (nel marzo 2003) approfittando dell’11 settembre l’allora Amministrazione Bush invase per la seconda volta l’Iraq. Saddam venne deposto. Ma il Paese continuava a sfuggire al controllo di Washington. Troppo numerosa la fazione sciita, troppo potente il vicino Iran. Venne allora avanzata la proposta di dividere l’Iraq in tre Stati: a nord-est i curdi, a nord-ovest i sunniti, al centro e al sud gli sciiti. Ma dovettero rinunciare di fronte alla resistenza della popolazione. Tentarono di nuovo nel 2007, ma ancora una volta fallirono. Serviva una nuova strategia, utilizzando un attore non statale, un’entità come un fantomatico Esercito islamico dell’Iraq e del Levante.
Il senatore USA John McCain, il vero tessitore della politica estera criminale degli USA |
Nel frattempo veniva portata avanti la strategia nel resto del Medio Oriente. Il 18 dicembre 2010 laTunisia insorse a cacciò il corrotto presidente Ben Alì. Il 25 gennaio 2011 si sollevò l’Egitto (il presidente Hosni Mubarak venne arrestato).
Il 4 febbraio 2011 la Nato organizzò al Cairo una riunione per lanciare la “Primavera araba” in Libia e in Siria. Secondo un documento (di cui Popoff è entrato in possesso), la riunione era presieduta daJohn McCain. Il rapporto specificava la lista dei partecipanti libici, la cui delegazione era guidata dal numero due del governo dell’epoca, Mahmoud Jibril, il quale aveva bruscamente cambiato schieramento all’inizio della riunione per diventare il capo dell’opposizione a Gheddafi in esilio. Il rapporto cita tra i delegati francesi presenti in quell’occasione Bernard-Henry Lévy. All’incontro parteciparono molte altre personalità, tra cui una folta delegazione di siriani che vivevano all’estero.
In esito alla riunione, il misterioso account di Facebook Rivoluzione siriana 2011 lanciò l’appello a manifestare davanti al Consiglio del Popolo (il parlamento) a Damasco l’11 febbraio. Nonostante questo account ostentasse all’epoca più di quarantamila followers, soltanto una dozzina di persone risposero all’appello davanti ai flash dei fotografi e a centinaia di poliziotti. La dimostrazione si disperse pacificamente e gli scontri non iniziarono che un mese più tardi, a Deraa.
Il 16 febbraio, una manifestazione in corso a Bengasi degenerò in sparatoria. Il giorno dopo, degenerò in sparatoria una seconda manifestazione. Nello stesso momento, membri del Gruppo islamico combattente in Libia, venuti dall’Egitto e coordinati da individui incappucciati e non identificati, attaccarono simultaneamente quattro basi militari in quattro diverse città. Dopo tre giorni di combattimenti e di atrocità, i ribelli lanciarono la rivolta della Cirenaica contro la Tripolitania e controMuhammar Gheddafi.
Il 22 febbraio dello stesso anno McCain era in Libano. Là incontrò alcuni membri della Corrente del Futuro, e li incaricò di sorvegliare il trasferimento di armi in Siria. Poi, lasciando Beirut, il senatore ispezionò il confine siriano e scelse i villaggi (specialmente Ersal) che dovevano servire come base d’appoggio ai mercenari durante la guerra che sarebbe iniziata di lì a poco.
“PRIMAVERA ARABA” IN LIBIA E IN SIRIA. SARANNO SCAGIONATI DAL LEADER DEI FRATELLI MUSULMANI MOHAMED MORSI NON APPENA QUESTI DIVENTERÀ PRESIDENTE.
La Libia cadde come era accaduto prima alla Tunisia e all’Egitto, ma il regime di Bashar al Assad restò al suo posto. Ed ecco riapparire McCain. Era il 27 maggio 2013. Il giorno delle foto incriminanti. Il senatore dell’Arizona si recò illegalmente vicino a Idleb, in Siria, attraverso la Turchia, per incontrare alcuni leader della «opposizione armata». Il suo viaggio non fu reso pubblico che al suo ritorno a Washington dal direttore della comunicazione del suo staff Brian Rogers.
Un viaggio curioso, perché organizzato dalla Syrian Emergency Task Force, un’organizzazione diretta da un palestinese (Mouaz Moustafa) dipendente dell’Aipac, la più potente lobby ebraica negli Stati Uniti. ( Video allegato )
Ma torniamo alla nostra storia. La riunione mise in moto l’operazione “Nido dei calabroni”. Settemila jihadisti, provenienti da tutto il mondo, vennero addestrati in Turchia, altri cinquemila in Libia (sempre a spese dell’emiro del Qatar). Tutte nuove leve dell’Isis.
L’Esercito islamico era una cosa completamente nuova, l’organizzazione capace finalmente di sparigliare le carte. A differenza dei gruppi jihadisti che avevano combattuto in Afghanistan, in Bosnia-Erzegovina e in Cecenia al seguito di Osama Bin Laden, esso non costituiva una forza collaterale, ma piuttosto un esercito a sé. A differenza dei gruppi precedenti in Iraq, in Libia e in Siria, al seguito del principe Bandar bin Sultan, essi disponevano di sofisticati servizi di comunicazione integrata che esortavano ad arruolarsi, nonché di funzionari civili, formati nelle grandi scuole occidentali, capaci di prendere in carico immediatamente l’amministrazione di un territorio.
Quest’anno due episodi che hanno portato finalmente agli eventi di questa estate e ai massacri iracheni da parte dell’Isis. L’agenzia britannica Reuters ha pubblicato un articolo nel gennaio di quest’anno in cui si legge: «Il Congresso degli Stati Uniti si è riunito segretamente per votare il finanziamento e l’armamento dei ribelli in Siria fino al 30 settembre 2014». A fine febbraio, grazie anche al lavoro di McCain, in Ucraina una sorta di colpo di Stato è andato a buon fine. Uno dei primi atti del nuovo governo è stato siglare un accordo commerciale con l’Arabia Saudita per la vendita di un ingente quantitativo di armi (anche cannoni e carri armati) alla jihad di al Baghdadi. In base al contratto le armi in questione sarebbero state a disposizione «a partire dal primo giugno 2014», per essere trasferite all’Isis in Siria, via Turchia.
Quattro giorni dopo è iniziato l’attacco congiunto dell’Iraq da parte dell’Isil e del governo regionale del Kurdistan (totalmente controllato da Washington).
L’Emirato islamico si è impadronito della parte sunnita del Paese, mentre il governo regionale del Kurdistan ha ampliato il proprio territorio di oltre il quaranta per cento. Fuggendo le atrocità degli jihadisti, le minoranze religiose hanno lasciato la zona sunnita, aprendo così la strada alla spartizione del Paese in tre.
Violando l’accordo difensivo iracheno-statunitense, il Pentagono non è intervenuto e ha permesso all’Isil di continuare la sua conquista e i suoi massacri. Un mese dopo, quando i peshmerga del governo regionale curdo si erano ritirati senza dare battaglia, e quando l’emozione dell’opinione pubblica mondiale era diventata ormai troppo forte, il presidente Barak Obama ha dato l’ordine di bombardare alcune postazioni dell’Emirato islamico. Tuttavia, secondo il generale statunitense William Mayville, direttore delle operazioni presso lo stato maggiore, «queste incursioni hanno poca probabilità di intaccare le capacità globali dell’Emirato islamico o le sue attività in altre zone dell’Iraq o della Siria. Con ogni evidenza, esse non mirano a distruggere l’esercito jihadista, ma unicamente a garantire che nessuno degli attori convolti fuoriesca dal territorio che gli è stato assegnato».
Ciò che ha realmente fermato l’avanzata dell’Isil e ha aperto un corridoio umanitario, permettendo ai civili di sfuggire al massacro, è stato l’intervento dei curdi del Pkk turco e siriano, nemici giurati della Turchia, della Nato e degli Stati Uniti.