La gestione militare dei flussi sulla Balkan Route
Report della staffetta #overthefortress dai confini
Il transito dei migranti lungo la Rotta dei Balcani non si arresta: dalla Serbia alla Slovenia, lungo le linee di confine si sono allestiti svariati campi di smistamento in cui migliaia di persone vengono spostate e identificate.
Solo nella giornata di ieri si è eretto un campo al confine croato-bosniaco, presso la cittadina croata di Slavonski Brod, dove sono stati fatti arrivare più di duemila migranti per via ferroviaria.
Il campo sembra ben organizzato, non è però possibile accedervi e il controllo è gestito da una massiccia presenza della polizia croata. A gestire l’accoglienza sono la Croce Rossa e i volontari dalla House of volunteers.
Un altro campo di transito è quello situato al confine sloveno-austriaco, presso il paese sloveno di Šentilj, dove a gestire l’emergenza è Slovenska Filantropia.
La zona resta visibilmente militarizzata, le strade di accesso al campo sono inaccessibili e sorvegliate sia dalla parte austriaca che dalla parte slovena: solo ieri è stato permesso ad alcuni media di entrarvi, le condizioni all’interno del campo non restano comunque chiare e alcune testimonianze di volontari espulsi denunciano una fornitura di aiuti insufficiente per i rifugiati.
L’enorme flusso di persone a Šentilj arriva su decine di pullman che provengono da sud e il loro smistamento avviene all’esterno dei tendoni sotto il controllo di militari armati. Qui i migranti sono trattenuti per una o più notti, per poi essere rilasciati in suolo austriaco.
Allo stesso tempo arrivano notizie preoccupanti dalle città slovene di Rigonce e diBrezice, sul confine con la Croazia. Una situazione estremamente dura si era andata a creare lo scorso 25 ottobre, quando sul posto mancavano tende ed i numerosi gruppi di migranti e le famiglie con molti bambini erano costretti a riscaldarsi bruciando la spazzatura a causa delle temperature molto rigide
Il fatto che non si lascino trapelare notizie e che agli stessi volontari venga proibito di parlare con i migranti alloggiati nei campi, lascia supporre che le situazioni interne ai luoghi di smistamento e di alloggio siano in molti casi fin troppo gravi, basti pensare alla dichiarazione rilasciata alcuni giorni fa da un medico siriano alla Tv croata HRT, secondo cui “piuttosto di vivere in un campo di prigionia molti migranti avrebbero preferito tornarsene in Siria“.
Fino a oggi la situazione sul posto resta grave. Merita estrema attenzione anche la situazione dei campi serbi, dove c’è necessità di volontari e di donazioni. In questo quadro mentre la Croazia e la Serbia gestiscono il flusso caricando i migranti sui treni per spostarli verso Nord, quindi verso l’Europa Centrale, arrivano altri aggiornamenti che lasciano presupporre solo un peggioramento generale della situazione.
In Slovenia, ultimo paese balcanico prima dell’ingresso in Austria, il numero dei migranti trasferiti è aumentato proprio nelle ultime ore.
L’Austria ha intrapreso la costruzione di una barriera di filo spinato sul suo confine meridionale, proprio il giorno dopo la dichiarazione del cancelliere austriaco Werner Faymann che si era impegnato ad avviare una politica differente da quella ungherese, mentre la Baviera, al fine di bloccare il transito dei migranti, ha iniziato a far pressione per la chiusura della frontiera. Se questa ipotesi fosse attuata tutti gli scenari sono possibili: da quelli più immediati di un ulteriore innalzamento della tensione, alla deviazione forzata della rotta dei migranti verso l’Italia.
Zan, Martina, Matteo, Jacopo, Šentilj 4 novembre 2015 #overthefortress