LA MORTE ANNUNCIATA DI MARK FRECHETTE:
DA ZABRISKIE POINT ALL’ALTOPIANO DI ASIAGO A NORFOLK
(Gianni Sartori)
Poliziotto: Su le mani!
Sergente: Che giornata!
Quindi si rivolge a Mark per attuare la normale registrazione.
Sergente: Nome?
Mark: Karl Marx
Sergente: come si scrive?
Mark: M-A-R-X
Sulla macchina da scrivere il sergente batte: Carl Marx
(da “Zabriskie Point”)
Le celebrazioni per il Grande Macello Mondiale (1914-1918; 1915-1918 per l’Italia) hanno se non altro consentito la rimessa in circolazione di “Uomini contro”, film profondamente antimilitarista, tratto da “Un anno sull’Altopiano” di Emilio Lussu. Girato sui luoghi storici (Monte Fior, Altopiano di Asiago), Mark Frechette vi interpretava, insieme a Gian Maria Volontè, un giovane ufficiale (prima interventista, ma poi consapevole degli orrori della guerra) che finirà con il solidarizzare apertamente con i soldati sottoposti alla brutalità e al disprezzo dei comandanti (assalti suicidi, decimazioni…). Alla fine pagherà con la vita questa sua insubordinazione: verrà fucilato in una cava. Tra l’altro, credo di averla individuata. Non è sull’Altopiano di Asiago, ma sui Colli Berici, in prossimità di Sossano (credo).
Mark Frechette, un carpentiere nato nel 1947 di origini franco-canadesi*, era già noto per aver interpretato nel 1969 “Zabriskie Point” di Michelangelo Antonioni (a 22 anni, venne scelto casualmente per strada, durante un alterco). Anche in questo film alla fine veniva ammazzato (“fucilato”) come pericoloso sovversivo dalla polizia quando riporta l’aereo (un “LillY”) che aveva preso in prestito.
Due finali che, con il senno di poi, sembravano preannunciare la sua tragica fine, presumibilmente assassinato in quanto ribelle allo stato di cose presente, in particolare a quello statunitense. Mark viveva con la moglie e un figlio in una comune (fondata dal musicista Mel Lyman, contava un centinaio di membri; in seguito vi soggiornò anche Daria Halprin)** e versò l’intero stipendio per ZP nella cassa collettiva.
Anche la rapina per cui venne arrestato (nel 1973, alla New England Merchant’ Bank di Fort Hill, con armi scariche!) serviva a finanziare la comune. Mark venne ritrovato cadavere il 27 settembre 1975 (a 27 anni) con un bilanciere sul collo, nella palestra del carcere di massima sicurezza di Norfolk. Nessun testimone. E’ probabile che sia stato eliminato anche come ritorsione per aver interpretato in ZP un ruolo che denunciava il vero volto, ipocrita, degli USA: consumista, razzista, imperialista. Antonioni ricordava con stupore i commenti della stampa statunitense: “Antonioni ci ha dato il suo disprezzo, glielo restituiamo”.
“Ma quale disprezzo?” – si chiedeva il regista. “I due protagonisti sono forse visti con disprezzo? Non sono forse anch’essi americani?” Evidentemente no, troppo ribelli.
Per Rina Macrelli, la reazione nei confronti di Antonioni (e quindi di Frechette) aveva “il sapore del puritanesimo ferito”. In fondo anche Mark si può considerare una vittima delle ricorrenti cacce alle streghe (da quelle di Salem al maccartismo) anche se fuori tempo massimo.
E’ inoltre probabile che Mark fosse legato a qualche organizzazione dissidente che operava in clandestinità. All’epoca, anni settanta, oltre ai più noti Weathermen e Symbionesi (SLA), erano sorti negli USA vari gruppi della sinistra radicale: George Jackson Brigade, Collettivo Stagecoach Mary, New World Liberation Front, Black Liberation Army, Red Guerrilla Family, Fred Hampton Unite (nel Maine), Sam Melville – Jonathan Jackon Unite (nel Massachusettes), FALN (Fronte Armato di Liberazione Nazionale, braccio armato del PS di Portorico), il MOVE (v. Mumia Abu-Jamal)***, oltre ad alcuni gruppi come Young Lords (portoricani), Brown Berets (chicanos), Patriot Party (bianchi poveri) non clandestini, ma che praticavano forme di autodifesa analoghe a quelle di Black Panther.
Per Bill Zavatsky “ZP è Gioventù Bruciata con occhiali tridimensionali rivoluzionari. La rivolta contro lo Stato segue alla rivolta contro il conformismo. La missione della polizia è sorprendentemente simile, sparare a vista, sia a Mark che a James Dean: sono “armati e pericolosi”;
(…). In ZP la polizia è una massa di robot che somiglia in modo impressionante ai cavalieri teutonici dell’Alexander Nevskij di Eisenstein”. ****
E parlando del fantasmagorico finale (quando la villa-scempio paesaggistico nel deserto esplode, o forse è soltanto Daria che lo immagina) aggiunge: “Anche l’intelligente faccia della serva indiana diventerà come quella della vecchia, spianata e levigata dall’obbedienza. (…) Ma quel sorriso della ragazza indiana?!? Magari è stata LEI che ha messo la bomba…”.*****
Invece per John Simon (intervenendo in un dibattito sul film) la portata rivoluzionaria del film sarebbe stata sopravalutata: “Che cosa fa Daria alla fine? Ha semplicemente la visione di una casa che salta; e questo che ne farebbe un personaggio mutato?”. Risposta di Joseph Gelmis: “Rifiuta comunque quello che prima era un’alternativa possibile nella sua esistenza” (ossia integrarsi nel sistema in posizione favorevole). Meglio che niente.
Gianni Sartori
*come Kerouac che aveva addirittura antenati bretoni; non tutti sanno che la prima stesura di “On the road” venne scritta in francese.
**Che io sappia Daria Halprin interpretò soltanto quel film. In seguito si sposerà con Denis Hopper, regista e interprete del discutibilissimo “Easy Rider” (un film per “ribelli di plastica”, con il senno di poi)
***anni dopo, il 13 maggio 1985, un elicottero della polizia sgancerà alcune bombe sulle abitazione occupate da militanti del MOVE a Philadelphia (6221 Osage Avenue) provocando la morte di 11 persone tra cui 5 bambini. Una piccola, ignobile My Lai fatta in casa.
****Una citazione che andrebbe comunque “contestualizzata” dato che risale agli anni settanta, inesorabilmente trascorsi. L’elogio del ribelle “bello e perdente”, ma senza un programma serio, è assai romantico, ma non porta lontano.
*****Per la cronaca: l’esplosione della villa in Zabriskie Point venne girata con 17 macchine da presa