1560502_670852389642123_1293628688_nPadova – Assemblea pubblica al CSO Pedro

Martedì 18 marzo 2014 h.21.00, Via Ticino 5 – Padova

13 / 3 / 2014

 

e se voi lo avete osservato
fino ad assolvere chi ci ha sparato
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
voi non potete fermare il vento
gli fate solo perdere tempo. ” Faber

Un ragazzo alla fermata del tram e otto celerini in una camionetta. Lo vedono, lo riconoscono, si fermano, escono e danno sfogo alle pulsioni represse di uno dei reparti peggiori della Polizia Italiana: la celere di Padova. Malmenato e sequestrato per sette ore nelle celle di sicurezza della Questura, privato dell’assistenza legale, medica e della possibilità di contatto telefonico con amici e familiari. Un pomeriggio che ha lasciato a Zeno Rocca, attivista del Centro Sociale Occupato Pedro, una costola rotta, minacce ed insulti ed i segni delle percosse su tutto il corpo. E’ quanto  successo a Padova lunedì 10 marzo Un episodio che vogliamo certo venga chiarito da vere indagini ma, che richiama l’immediata necessità di aprire un dibattito cittadino su alcune questioni cruciali.
Perché ciò che è accaduto a Zeno, e le parole dei nostri “piccoli” politici locali Saia e Pavanetto, insieme all’inquietante impunità di cui godono da sempre le forze dell’ordine, ci  riportano ad un nodo mai risolto di questo paese che ci accompagna fin dai giorni di Genova e l’omicidio di Carlo Giuliani.

Le presenze oscure di Fini ed Ascierto nelle sale operative della caserma di San Giuliano, le torture di Bolzaneto, la carneficina della Scuola Diaz, i numerosi pestaggi denunciati nei CIE e nelle carceri, gli assassinii di Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi, Aldo Bianzino, Giuseppe Uva,  risuonano sempre meno come eccezioni. Sono la cronaca di un decennio abbondante di abusi e impunità, la prassi applicata di un discorso, quello delle politiche securitarie, da cui i politici di ogni colore faticano ad uscire. Il costante rifiuto di imporre numeri identificativi sulle divise e le resistenze all’introduzione di un vero reato di tortura non fanno che confermarlo.

 

Quello che è accaduto lunedì in Riviera Tito Livio candida per l’ennesima volta Padova a diventare un laboratorio dove sperimentare gli effetti concreti dei discorsi di una politica, che ha sostituito ormai i sogni con le paure.

E’ qui che l’aria avvelenata dalla retorica sulla sicurezza e dalla legalità senza giustizia, si trasforma in un abuso cronico del potere, in rappresaglie contro i lavoratori licenziati, in un uso arbitrario della legge contro i migranti, nel continuo attacco agli spazi sociali ed ora anche nelle “missioni punitive” di squadracce in divisa.

Le ordinanze ed i muri di Zanonato sono storia recente. Ma sono i discorsi di Ivo Rossi, l’ombroso passato di Maurizio Saia, le continue provocazioni razziste di Massimo Bitonci a rendere inquietante il futuro possibile della nostra città.

Per noi la sicurezza è un’altra cosa!

La sicurezza che cerchiamo è quella dei diritti e della dignità per tutte e tutti ed è fatta di battaglie al fianco dei rifugiati, di lotte per il diritto all’abitare e per l’autodeterminazione, del continuo contrasto all’ingiustizia sociale.

La nostra sicurezza è tornare nelle strade e nelle piazze che qualcuno volontariamente ha desertificato, per riempirle nuovamente di corpi ed intelligenze. Una ricchezza che la politica di questa città non è in grado neppure lontanamente di rappresentare.

Facciamo appello a tutte le realtà di movimento, alle associazioni ed ai liberi cittadini, per dar vita ad una grande assemblea MARTEDI’ 18 MARZO alle ore 21.00, presso il Centro Sociale Occupato Pedro.

 

 

Per costruire insieme la nostra primavera!

Per costruire insieme il nostro futuro!

Per non dimenticare!

 

CSO PEDRO

 
Chiediamo a tutti di sottoscrivere questo messaggio di denuncia di quanto accaduto e di sostegno a Zeno Rocca e al Cso Pedro, inviando una mail a cso.pedro@libero.it.

Esprimiamo la nostra solidarietà al Cso Pedro e a Zeno Rocca, oggetto di ingiustificabili violenze da parte del Reparto Mobile di Padova lo scorso lunedì 10 marzo, privato per ore di assistenza medica e legale nelle celle della Questura.

Un’occasione in più per ribadire la necessità di inserire nel nostro ordinamento un vero reato di tortura e l’introduzione dei codici identificativi sugli agenti, che mettano fine all’impunità di chi cronicamente  abusa del suo potere.
Questa città ha bisogno di cambiare aria, di abbandonare il discorso securitario che domina la sua politica, di imparare che chi lotta contro le ingiustizie sociali non può essere in ogni occasione criminalizzato e perseguito. Padova ha bisogno di sognare.

Io ci sono!