La crisi economica continua a pestare duro sulle fasce deboli dei cittadini, ce lo hanno ricordato i rapporti dell’Istat e del Censis a inizio estate, ora ce lo confermano le proiezioni sul PIL prossimo venturo dell’Italia e dell’Europa intera. Siamo in recessione o in stagnazione dove va bene e tutti, ma proprio tutti, gli economisti, invocano almeno un po’ di inflazione, così da drenare quel quid in più di denaro ai cittadini a parità di consumo e di monte salari disponibile. Da non crederci, ci avviamo così ad un decennio di decrescita infelice, almeno per quanto riguarda il nostro paese.
In questo devastato quadro economico e sociale, dentro un impoverimento di massa, ci troviamo a fare i conti con un fenomeno in controtendenza, che dovrebbe fare la felicità dei ‘nostri economisti’ ma che, in verità, gonfia solo il portafoglio di un oligopolio di editori, forti della loro posizione dominante e garantiti dalla loro ‘indispensabile’ funzione sociale.
I prezzi sono stabili o scendono, dunque, ma non quelli dei libri e del corredo scolastico, che quest’anno costeranno anzi di più, secondo i calcoli fatti dalle associazioni dei consumatori: aumenti dell’1,6% per i libri e dell’1,4% per il kit scuola, dice l’Osservatorio nazionale Federconsumatori.
In base alle prime stime del Codacons: per i testi scolastici, i libri consigliati e i dizionari, la spesa per le famiglie dovrebbe aumentare del 4,5% rispetto allo scorso anno. Il corredo scolastico invece (penne, diari, quaderni, zaini, ecc.) comporterebbe un maggior esborso di circa il 2%. «Solo per il corredo scolastico nel 2014 — dice Carlo Rienzi, presidente del Codacons — una famiglia media dovrà mettere in conto una spesa annua compresa tra i 450 e i 490 euro cui va aggiunta una spesa media per i testi scolastici tra i 300 e i 350 euro a seconda della scuola e del livello di istruzione, per un totale che va dai 750 agli 840 euro a studente».
«Ministero ed enti locali — dicono Rosario Trefiletti di Federconsumatori ed Elio Lannutti dell’Adusbef — dovrebbero potenziare le agevolazioni per l’acquisto dei libri, destinate alle famiglie meno abbienti. Il ministero, inoltre, dovrebbe avviare controlli più severi sullo sforamento dei tetti di spesa che, soprattutto nei licei, vengono puntualmente superati: è inaccettabile la ’tolleranza’ dello sforamento ingiustificato fino del limite del 10%».
Tutto questo avviene mentre Renzi e il ministro Giannini pontificano ogni giorno su investimenti per le scuole, su incentivi per i docenti da cui – riconoscono – dipende il futuro degli studenti, dell’occupazione … e molto altro, continuano salmodiando per il piacere dei media.
La realtà è tutt’altra, purtroppo. Tanto fumo è stato alzato per pochi investimenti strutturali [edilizia scolastica] per la scuola pubblica – ricordiamo che quasi il 60% degli edifici scolastici non ha il certificato di agibilità statica, che il 90% ha ingressi privi di standard di sicurezza, che oltre il 70% non ha la certificazione di prevenzione incendio, dati 2013 – mentre di sottobanco il governo ha regalato la detassazione degli edifici delle scuole private, le regioni hanno esteso i bonus per le famiglie che vi iscrivono i propri figli e hanno rifinanziato i benefit per le scuole paritarie. Mentre le scuole pubbliche, essendo lasciate senza fondi, hanno aumentato le tasse d’iscrizione scolastiche di istituto, che sono volontarie ed opzionali ma pochi lo dicono e nessuno lo rivendica quale percorso di lotta collettivo, arrivando a ridosso dei 200€ annui.
Le briciole alla scuola pubblica, un sostegno vero e consistente a quella privata, questa è la politica di privatizzazione dell’istruzione pubblica portata avanti, in continuità con i precedenti governi, da quel Renzi che si veste da paladino della scuola italiana e poi non riesce neppure a traguardare alla pensione i 4.500 insegnanti di quota 96, che da 3 anni rivendicano il riconoscimento di un diritto acquisito.
Stiamo tutti tranquilli tanto Renzi & Giannini hanno promesso un ampio decreto per la scuola entro la fine di agosto: saranno dolori per tutti.
È il caso di farci un pensierino, magari collettivo, anziché piangerci addosso.
Beppi Zambon, ADL cobas
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