Report ai naviganti in movimento dalla Foresta di Sherwood.

Per un autunno di movimento, un anno di ribellione nello spazio euro mediterraneo, per le coalizioni sociali.

8 / 7 / 2013

Non si deve andare in chiesa se si vuol respirare aria pura

 

Domenica 7 luglio 2013 ha avuto luogo l’assemblea di movimento proposta dallo Sherwood Festival; centinaia di attivist@ dei centri sociali e compagn@ dei movimenti sociali hanno partecipato ad evento che ha visto decine di interventi e la volontà comune di scrivere un’agenda di lotta che abbracci senza soluzione di continuità territori locali e l’intero spazio politico transnazionale che intendiamo oltre e contro i confini della vecchia Unione Europea e che vogliamo abbracci le coste mediterranee dell’Africa e le sponde est della Turchia.

Questa scelta di campo ci permette di definire il territorio politico partendo dalle lotte e dai conflitti che proprio in questi estremi – e non “periferie” perchè la cartografia delle rotte che ci interessano è baricentrica nei conflitti, non è la riproduzione della geografia istituzionale- sono stati e sono tutt’ora massivi, a volte costituenti e ci impongono un salto di qualità nella loro lettura.

L’assemblea ha evidenziato la necessità di una rottura di avanti nella ricerca politica che evidenzi i nessi indissolubili tra sviluppo del capitalismo -che è sempre una relazione conflittuale tra lavoro sociale e capitale ed in nessun caso un freddo ed oggettivo stato d’essere economico- la composizione tecnica di classe e la forma politica dei movimenti soprattutto ove essi esprimono potenza costituente.

In questo modo è possibile notare la differenza di qualità tra quanto avviene, ad esempio nelle strade incendiate di Istanbul od in queste settimane al Cairo o le grandi mobilitazioni sociali in Brasile durante la Confederation Cup ed il non essere, almeno secondo una metrica quantitativa, dei conflitti sociali all’interno dell’Unione Europea.

La crisi, è stato introdotto fin dall’inizio della discussione, è generale, ma è del tutto differente nei suoi punti di applicazione se osserviamo le sue tendenze in una prospettiva globale tant’è che dovremmo sempre associare alla parola “crisi” le declinazioni di “trasformazione” per evidenziare lo spostamento dei processi di valorizzazione ed accumulazione nel ciclo lungo e globale dell’economia-mondo e della mutante divisione internazionale del lavoro.

Infatti, al declino economico europeo fa da contrasto la crescita dei Brics, al tramonto del secolo dell’egemonia politica e militare nordamericano -un tempo descritto dalla teoria degli imperialismi- segue progressivamente la crescita della centralità cinese ed asiatica che pare inaugurare un nuovo paradigma per le relazioni tra isole imperiali, interno alla tecnostruttura del finanzcapitalismo e che per certi versi ricorda più la lex mercatoria del XVII secolo che lo scontro, anche guerreggiato, tra imperialismi del XX secolo.

Affrontare fino in fondo lo spazio politico transnazionale impone di discutere con franchezza nei movimenti sociali come stiamo insieme, come costruiamo dal basso la nuova grammatica dei conflitti, come organizziamo in maniera efficace e collaborativa la redazione dell’agenda.

Agora99 a Roma nell’autunno e le giornate di Blockupy nei primi mesi dei 2014 contro la nuova EuroTower che saranno organizzate dalla coalizione tedesca di certo sono due appuntamenti ai quali scegliamo di partecipare e di contribuirne alla preparazione e riuscita.

In maggio avranno luogo le elezioni europee, ed è, ad oggi, giusto riconoscere la non novità dell’offerta politica ed attendersi un generale atto di sfiducia denotato da un alto astensionismo. Quale può essere la riformabilità dell’istituzionalità europea? Come è possibile ancora pensare che esse siano attraversabili da processi di innovazione democratica?

Forse, ed è un interrogativo politico che riguarda tutti e tutte, dobbiamo rilanciare la critica senza quartiere alla rappresentanza senza democrazia. Alle raus!, dunque. Apriamo il dibattito.

Un piano parallelo della discussione ha messo a tema i conflitti per i beni comuni ed i processi di costruzione della Costituente che è importante soprattutto nell’incrocio tra dispositivi territoriali che sappiano federare comitati, movimenti e esponenti del diritto critico in un piano di lotta comune contro le grandi opere e l’espropriazione della risorsa ambientale.

Non vi può essere un partito dei beni comuni; c’è invece l’esigenza ed un enorme spazio politico per la costruzione di movimento federato e coalizzato sul tema dei conflitti per i beni comuni e per una battaglia generale nel campo della scienza giuridica per sottrarre i commons dall’istituto della proprietà, statale o privata che sia, alla loro finanziarizzazione e per ottenere un’ampia e generale amnistia per i reati afferenti le resistenze per i beni comuni.

Anche per continuare questa importante discussione saremo al campeggio dell’Amiata del Forum dei movimenti per l’Acqua ed già in autunno a Parma avranno luogo iniziative contro la governance finanziarizzata delle aziende ex municipalizzate e contro l’inceneritore.

La terza parte dell’assemblea si è concentrata sui centri sociali, sulla novità dei nuovi spazi conquistati nei territori, sulla composizione di movimento che ne costituisce la soggettività.

E’ molto importante riconoscere e mettere ad evidenza come essi hanno avuto flussi di giovani e giovanissimi, spesso studenti delle medie-superiori, che hanno dimostrato una disponibilità al conflitto ed una libertà nel viverlo del tutto straordinaria. Nuove generazioni in nuovi spazi sociali che fanno da contrasto alle generazioni universitarie e post-universitarie che da qualche anno non esprimono più movimenti ampi e generali che sappiano riaprire la partita sul loro futuro.

I compagni e le compagne di ZTL hanno proposto un appuntamento a settembre a Treviso per ragionare e mettere in comune esperienze e soggettività dei centri sociali ed al quale invitiamo tutti i nuovi centri sociali occupati, così come quelli già esistenti nei territori.

Forse proprio questa meravigliosa anomalia italiana può fornirci gli occhiali adeguati per riprendere l’iniziativa sul tema del reddito di cittadinanza, che non va delegata ai pantani dell’iniziativa parlamentare al tempo della Grande Coalizione, ma va intesa fino in fondo come una categoria politica generale e complessiva per la riappropriazione di quote della ricchezza sociale e socialmente prodotta.

Spetta a noi il diritto/ dovere di prenderci il reddito che ci spetta e questo reddito lo immaginiamo anche in termini non monetari: quando occupiamo un centro sociale stiamo lottando per il reddito.

L’assemblea ha valorizzato le grandi lotte del ciclo della logistica che quest’anno hanno dimostrato fattivamente come sia possibile organizzarsi ed organizzare in modo nuovo ed originale il lavoro sul posto di lavoro ed nelle mille contraddizioni che ha la vita precaria -ad esempio sul nodo fondamentale del diritto all’abitare- senza essere un sindacato nazionale, ma sperimentando a 360° le possibilità delbiosindacalismo.

Abbiamo contribuito ad attivare e stiamo organizzando un vero e proprio ciclo di lotte sulla logistica che ha imposto l’apertura di tavoli di negoziazione aziendale sui temi dell’orario, del salario, dell’agibilità sindacale a colossi come Bartolini, GLS, SDA.

L’assemblea ha condiviso l’importanza e l’esemplarità dell’esperienza delle Officine Zero a Roma dove si sta costruendo una grande esperienza di resistenza laboratoriale lasciato nella fabbrica ex RSI.

Siamo convinti che queste sperimentazioni ci offrano la possibilità di conflitti sociali nuovi e di connettere la battaglia per il reddito, appunto, con la conquista di diritti sul posto di lavoro e inventando creativamente le strategie di resistenza, di connessione mutuale, ri/combinazione degli spazi liberati dalla crisi e che possiamo mettere a nuovo valore sociale con dispositivi di lotta e cooperazione sociale di nuovo tipo.

 

Infine, i compagni e le compagne No Dal Molin hanno annunciato la manifestazione del 7 settembre contro la base militare, per continuare la battaglia per un territorio senza basi di guerra e senza servitù militari.

 

Il futuro non è scritto, ci muoviamo in #movimento.