Del peggio del (nostro) peggio
Qualche sera fa, a Cogollo del Cengio, all’imbocco della Valle dell’Astico, abbiamo assistito ad una performance di teatro-realtà che ha messo in scena il peggio di quella classe dirigente bottegaia e affarista che da decenni governa e rovina la nostra Regione.
Diciamo teatro perché ognuno, come in una rappresentazione, ha recitato il proprio ruolo: sindaci forti coi deboli e deboli coi forti, amministratori silenziosamente accondiscendenti, imprenditori figli di un’epoca morta da almeno un decennio e, ciliegina sulla torta, il protagonista della serata, l’attor giovine Flavo Tosi venuto a rassicurare animi, cuori e portafogli locali.
E proprio i portafogli sono l’elemento centrale dell’esposizione che ha dato come certa la costruzione della famigerata Valdastico Nord che da Piovene arriverà fino a Trento. Forse autostrada, forse superstrada, forse un po’ di ognuna, ma sicuramente opera a quattro corsie e scuramente, fatalmente in arrivo.
Il paradigma riproposto è trito e ritrito: l’autostrada è un’opportunità, costa due miliardi (mica bruscolini) che verranno sparpagliati sul territorio portando lavoro, salvando le imprese locali, rilanciando l’economia, evitando ai nostri giovani il destino di emigranti.
Contenti gli imprenditori, contenti i sindaci e contenti i miopi.
A noi dispiace e non sembra vero di dover ascoltare di nuovo queste argomentazioni: ormai daremmo per acquisito il fatto che la costruzione di nuove autostrade faccia parte di un modello di sviluppo che ha raggiunto il culmine e che è nella sua parabola discendente.
Non tanto perché le coscienze e la percezione popolare e quindi l’opposizione al fenomeno siano cambiate (ancora oggi la costruzione di strade è percepita come progresso, come se non fossero passate ere tecnologiche tra il dopoguerra e la nostra epoca, con tutto quello che ne dovrebbe conseguire), ma proprio per l’esaurirsi progressivo del combustibile che ha permesso al fuoco dello sprawl di bruciare (e consumare così tanto territorio).
Non tanto perché le coscienze e la percezione popolare e quindi l’opposizione al fenomeno siano cambiate (ancora oggi la costruzione di strade è percepita come progresso, come se non fossero passate ere tecnologiche tra il dopoguerra e la nostra epoca, con tutto quello che ne dovrebbe conseguire), ma proprio per l’esaurirsi progressivo del combustibile che ha permesso al fuoco dello sprawl di bruciare (e consumare così tanto territorio).
Noi pensiamo che l’elemento chiave, evidenziato dagli interventi dei comitati territoriali, è che si vuole realizzare l’autostrada per permettere ad A4 Holding di vedersi rinnovata la concessione della tratta Brescia-Padova che la mantiene in vita producendo utili per e dividendi per milioni di euro (42 nel 2015) a vantaggio di soci e azionisti.
Così, recitando un mantra modernista si scava, si buca, si uccide una valle intera, un territorio vastissimo, un ecosistema già tartassato dall’azione dell’uomo e che non dovrebbe in alcun modo essere ulteriormente sfruttato e martoriato.
Allarghiamo lo sguardo per un attimo.
E’ indubbio che in Veneto, per decenni, dal dopoguerra ad oggi, la compravendita di terreni, il loro passare da agricoli ad edificabili ha creato la ricchezza individuale e (in minima parte) collettiva. Si è costruito in modo abnorme per inseguire un sistema in cui un terreno su cui insiste un manufatto qualsiasi, sia pure inutilizzato, e conseguentemente improduttivo, vale diversi ordini di grandezza più dello stesso terreno produttivo ma nudo.
In nome del denaro, si è chiamato progresso un’attività insensata e frenetica di cementificazione.
In nome di quel progresso si è costruito di tutto: quartieri residenziali, case singole, capannoni, zone artigianali, zone industriali senza collegamenti e senza pianificazione.
In nome di quel progresso si è costruito di tutto: quartieri residenziali, case singole, capannoni, zone artigianali, zone industriali senza collegamenti e senza pianificazione.
Ora che quell’epoca è finita (per sempre), per raschiare il fondo del barile, con la promessa della ripresa economica e la scusa delle infrastrutture mancanti, si sacrificano gli ultimi metri di terra rimasti a Grandi Opere Inutili, che si declinano nel nostro territorio in opere autostradali (Valdastico Nord, Valdastico Sud, Pedemontana Veneta, Nogara mare solo per citare quelle enumerate da Tosi).
Però queste autostrade sono affari lucrosi per chi le costruisce e gestisce e non hanno ricadute economiche sul territorio sul quale insistono (basti come esempio la Pedemontana Veneta dove gli espropri non vengono pagati così come le ditte che lavorano in subappalto fanno fatica ad incassare), anzi, le ricadute sono negative in termini di distruzione del territorio, qualità dell’aria e dell’acqua e in ultima analisi, di qualità della vita (solo per fare un esempio, immaginiamo in una valle chiusa il rumore dei cantieri prima e del traffico poi).
Dicevamo dunque che il paradigma spacciato per buon senso non regge.
Sul territorio Vicentino si perpetua una pratica negativa di sfruttamento e devastazione del territorio.
Noi abbiamo uno dei pochi inceneritori ancora attivi in Veneto, abbiamo uno scandalo tutt’ora aperto sulla questione del Project Financing dell’ospedale di Santorso, una superstrada che ha tagliato in due la Provincia e ha sottratto terreno agricolo spregiudicatamente come la Pedemontana Veneta, abbiamo sostanze tossiche sepolte sotto il manto stradale della Valdastico Sud, abbiamo cromo esavalente che minaccia la falde a Zanè, ci ritroviamo l’oscenità della costruzione delle centraline elettriche lungo percorsi d’acqua insignificanti e che vanno a distruggere ecosistemi ancora intatti e quei pochi territori ancora incontaminati (citiamo la valle di Tovo per tutti), c’accorgiamo dopo anni che sopra le grotte d’Oliero e sopra uno dei più grandi bacini idrici Italiani e non solo abbiamo sotterrato tonnellate e tonnellate di rifiuti tossici e, come se non bastasse, abbiamo avvelenato l’acqua che beviamo ( caso Miteni – PFAS con centinaia di migliaia di persone che bevono acqua contaminata).
Noi abbiamo uno dei pochi inceneritori ancora attivi in Veneto, abbiamo uno scandalo tutt’ora aperto sulla questione del Project Financing dell’ospedale di Santorso, una superstrada che ha tagliato in due la Provincia e ha sottratto terreno agricolo spregiudicatamente come la Pedemontana Veneta, abbiamo sostanze tossiche sepolte sotto il manto stradale della Valdastico Sud, abbiamo cromo esavalente che minaccia la falde a Zanè, ci ritroviamo l’oscenità della costruzione delle centraline elettriche lungo percorsi d’acqua insignificanti e che vanno a distruggere ecosistemi ancora intatti e quei pochi territori ancora incontaminati (citiamo la valle di Tovo per tutti), c’accorgiamo dopo anni che sopra le grotte d’Oliero e sopra uno dei più grandi bacini idrici Italiani e non solo abbiamo sotterrato tonnellate e tonnellate di rifiuti tossici e, come se non bastasse, abbiamo avvelenato l’acqua che beviamo ( caso Miteni – PFAS con centinaia di migliaia di persone che bevono acqua contaminata).
Diciamo abbiamo, perché la responsabilità è anche nostra che non siamo stati in grado di frapporci a gamba tesa contro questo sistema corrotto che avvelena, uccide e sfrutta fino al midollo i cittadini di questa provincia e il suo ambiente.
Ora, tornando alla Questione Valdastico Nord, sono due le cose: o cerchiamo di aprire un largo fronte di opposizione a quest’opera inutile o quest’ultima ci travolgerà come è accaduto troppo spesso fino ad oggi.
Opporci è giusto, è sacrosanto ed è compito dei cittadini che vogliono vedere e vivere in una valle e in un territorio che non sia maneggiato, controllato e definitivamente rimodellato in negativo dai soliti noti imprenditori veneti che sulla pelle della gente fanno i loro sporchi affari.
Partiamo da più dati quindi per dire che ci sono delle motivazioni che ci devono vedere impegnati e coinvolti insieme ad altri nell’opposizione alla costruzione di questo ennesimo scempio ambientale ed economico.
C’è un dato finanziario che vede quest’opera come una delle più dispendiose degli ultimi anni e che come detto dai proponenti non sarebbe sostenibile.
C’è un dato umano che deve vederci non come “ quelli del no e basta ” ma come quella parte di cittadini che dice SI alla vita, che dice SI alla preservazione del territorio e alla sua valorizzazione (anche in termini di ricaduta economica ) tramite la messa a valore delle specificità e delle caratteristiche singolari che il paesaggio a livello naturalistico ci ha donato.
C’è il fattore che vede, come già detto, il nostro territorio già fin troppo inquinato e spremuto.
E questo deve essere l’elemento che rovescia una logica di continuo sfruttamento a discapito dei cittadini che vivono quotidianamente attorno e dentro a queste catastrofi ambientali sparpagliate in tutta la provincia che si trova, se analizzata sotto lente delle catastrofi ambientali, dello sfruttamento del suolo, dei livelli di polveri sottili nell’aria tra i più alti in Europa, immersa in un Biocidio Quotidiano.
E questo deve essere l’elemento che rovescia una logica di continuo sfruttamento a discapito dei cittadini che vivono quotidianamente attorno e dentro a queste catastrofi ambientali sparpagliate in tutta la provincia che si trova, se analizzata sotto lente delle catastrofi ambientali, dello sfruttamento del suolo, dei livelli di polveri sottili nell’aria tra i più alti in Europa, immersa in un Biocidio Quotidiano.
Bisogna dire a gran voce un forte Stop Biocidio. Stop Biocidio anche nella provincia di Vicenza!
Un consumo abnorme del suolo o una mancanza di rispetto dell’ambiente spesso innescano catene di ulteriori abusi; e l’esempio più semplice e veloce da fare è che se la costruzione della Valdastico Nord andasse in porto in men che non si dica nella vallata andrebbe a nascere un Calcificio ( per la posizione strategica che assumerebbe a metà strada tra Trento e Vicenza ) o il già ventilato polo logistico di spostamento merci pensato a Piovene.
Concludiamo con una nota: il signor Tosi presente a Cogollo in veste di presidente di Autostrada Brescia Padova controllata da A4 Holding (e quindi, teniamolo presente, rappresentante degli interessi di una società autostradale, non dei nostri)ha detto: non è vero che si costruisce la Valdastico perché serve per rinnovare la concessione, è il contrario: siccome ci rinnovano la concessione, ci chedono in cambio di costruire la Valdastico Nord.
Ce lo chiede l’Europa.
Ce lo chiede l’Europa.
No! “Ce lo chiede l’Europa” non si può proprio più sentire!
da http://sottolanevepane.blogspot.it/