jeremy-rifkinCome il mondo cambierà faccia nel prossimo mezzo secolo secondo Jeremy Rifkin

23 – 09 – 2013 Emilia Blanchetti

Jeremy Rifkin, autore di decine di libri sull’impatto della tecnologia e della scienza sull’economia, consigliere all’Unione Europea, lettore all’università di Pennsylvania e presidente della Foundation on Economic Trends, da molti anni si è fatto portatore di un pensiero innovativo e rivoluzionario riguardo il destino di energia, industria, economia. In una parola riguardo l’umanità. Stimato da governi e imprese ma spesso anche al centro di polemiche e scetticismi nei confronti delle sue previsioni, Rifkin ora teorizza la terza rivoluzione industriale.
È stato a Milano alcuni giorni fa per una serie di conferenze in Assolombarda e al Politecnico, dove ha illustrato la sua teoria. Partendo dall’innegabile declino dell’economia post capitalista e post industriale Rifkin teorizza una nuova rivoluzione, che poggia su alcuni assunti di base per quello che riguarda il settore energetico: il definitivo passaggio all’energia rinnovabile, la microgenerazione, lo sviluppo dell’idrogeno per l’accumulo di energia, una grande rete di distribuzione accessibile a tutti, la mobilità elettrica. Più in generale secondo Rifkin l’intera economia sarà destinata a una radicale trasformazione, i cui elementi chiave saranno, oltre al nuovo paradigma energetico, Internet e le stampanti 3-D.

Futuro “no carbon” e capitalismo distribuito

Secondo Rifkin le grandi rivoluzioni economiche si attuano quando nella storia coincidono due fattori: l’avvento di nuovi sistemi di comunicazione unitamente a nuovi sistemi energetici. Qui sta la chiave della “new economic narrative” che ci porterà verso un futuro no carbon e verso un’era basata sul capitalismo distribuito.
Ma andiamo con ordine. I pilastri della terza rivoluzione industriale teorizzata da Rifkin devono crescere contemporaneamente, altrimenti tutta la costruzione sarà destinata a crollare. Il passaggio alle energie rinnovabili dovrà quindi andare di pari passo con il progressivo spostamento della produzione verso piccoli e piccolissimi impianti, allo stesso tempo però dovranno essere sviluppate e installate ovunque tecnologie di storage basate anche sull’idrogeno per accumulare l’energia che non potrà essere prodotta nei momenti di “intermittenza” delle rinnovabili, sempre nello stesso momento, inoltre, dovrà essere sviluppata una enorme e capillarissima rete, una sorta di Energy Internet Grid, accessibile a chiunque per approvvigionare e per distribuire energia, anche per rendere effettivamente possibile il passaggio alla mobilità elettrica per tutti. Tutto questo non porterà soltanto, si fa per dire, ad una totale trasformazione dei sistemi di sfruttamento e di trasformazione delle risorse in chiave economica e industriale, ma contemporaneamente porterà ad un paradigma economico e sociale completamente nuovo, basato sulla sostenibilità e sulla collaboratività, il Lateral Power. Sostanzialmente secondo Rifkin nel prossimo mezzo secolo assisteremo alla progressiva sostituzione dei modelli tradizionali di business, centralizzati e gerarchici, con nuovi modelli di business, distribuiti e collaborativi: il Lateral Power appunto.

La democratizzazione delle comunicazioni

Se tutto questo ci sembra improbabile o perlomeno molto futuristico, pensiamo alle rivoluzioni degli ultimi anni, condotte anche da innovatori straordinari come Steve Jobs: grazie alle innovazioni più recenti siamo passati dai mainframe ai personal computer, dai cavi telefonici alle celle, portando in pochissimo tempo miliardi di persone ad essere connesse tra loro in maniera orizzontale e con costi bassissimi attraverso Internet. Questa democratizzazione delle comunicazioni ha permesso rapidamente ad un terzo dell’umanità di condividere musica, conoscenza, informazioni e vita sociale in uno spazio aperto e accessibile, di fatto attuando uno dei passaggi evoluzionistici più straordinari in tutta la storia dell’umanità. Ma questo è solo un piccolo pezzo della storia secondo Rifkin. Il rapidissimo avanzamento dello sviluppo tecnologico, e la conseguente riduzione dei costi, nel settore energetico porteranno in breve alla possibilità, per ogni essere umano sulla Terra, di produrre la propria energia. Miliardi di persone potranno condividere l’energia attraverso una green electricity internet che di fatto sancirà la nascita della democratizzazione dell’economia e di una società più giusta.

Guardare la storia per capire cosa accadrà

Se facciamo un passo indietro, secondo Rifkin, vediamo come la prima e la seconda rivoluzione industriale siano collegate ad un sistema gerarchico di produzione e distribuzione di energia. I carburanti fossili – carbone, petrolio e gas naturale – sono energie elitarie, poiché si trovano esclusivamente in determinati posti sul pianeta. Richiedono investimenti militari significativi per assicurarne l’accesso e una continua gestione geopolitica per garantirne la disponibilità. Inoltre richiedono un’organizzazione gerarchica e ingenti capitali per portarli dalle profondità della terra al consumatore finale. Questo sistema centralizzato pone le condizioni per tutto il resto dell’economia, incoraggiando modelli similari in tutti i settori produttivi.
La stessa cosa accadrà con la terza rivoluzione industriale. I nuovi modelli collaborativi e distribuiti che caratterizzeranno la produzione e la distribuzione di energia, faranno da spinta inarrestabile per andare a modificare tutti i modelli e i sistemi produttivi alla base di ogni ambito economico. Sarà trasformato il modo in cui le aziende condurranno i loro business. Andremo sempre di più verso microproduzioni personalizzate, locali, basate su investimenti minimi di capitale.

Mutamento della produzione manifatturiera

E qui arriviamo al nuovo, entusiasmante, capitolo della terza rivoluzione industriale: la produzione digitale. Un sistema avveniristico di produzione manifatturiera, basato su una tecnologia chiamata stampa 3-D. Secondo lo stesso Rifkin potrebbe sembrare di parlare di fantascienza, ma le stampanti 3-D sono già una realtà. Praticamente schiacciando il tasto print della nostra stampante collegata al pc non produrremo un foglio di carta con stampato il testo o l’immagine che abbiamo nel file, ma produrremo un oggetto tridimensionale, costruito con strati di materia fatti con polvere, plastica, metallo, eccetera. Ogni sorta di oggetto, dai gioielli ai telefonini, dalle auto alle parti di un aereo, dagli impianti medicali alle batterie potranno essere prodotti con questo sistema, che è chiamato “additive manufacturing”, che si distingue dal “subtractive manufacturing” già oggi utilizzato nelle fabbriche, che consente di tagliare e assemblare blocchi di materia esistenti. Questi sistemi, possiamo già intuire, renderanno infinitamente più bassi i costi di marketing e logistici. Miliardi di produttori e di acquirenti si interfacceranno direttamente su Internet, comprando e vendendo in tempo reale, senza bisogno di intermediazioni se non quelle delle società che saranno in grado di organizzare gli spazi di vendita e acquisto su questi immensi, praticamente infiniti, mall virtuali. Che tuttavia non saranno non luoghi spersonalizzati, ma al contrario spazi di relazione, social, dove le persone avranno contatti personali e prodotti personalizzati, insieme a tutta una serie di servizi personalizzati collegati ai prodotti.
La terza rivoluzione industriale dunque porterà a milioni di nuovi lavoratori e microimprese. Ma le grandi imprese non scompariranno. Cambierà il loro ruolo: da produttori e distributori primari diventeranno aggregatori. Nella nuova era economica la loro funzione sarà quella di coordinare e gestire le reti multiple che muoveranno commerci e scambi attraverso la catena del valore.

La Germania all’avanguardia

La Germania sembra essere alla guida della nuova era economica. Rifkin, che è stato consigliere della Merkel, afferma che in Germania sei regioni stanno già testando l’introduzione di una energy internet che consentirà a decine di migliaia di aziende e a milioni di cittadini tedeschi di utilizzare localmente l’energia verde prodotta, di accumularla e di condividerla attraverso tutto il Paese in una grande smart energy internet. Appare davvero un’ipotesi futuristica, ma in Germania è già realtà.
La transizione verso la terza rivoluzione industriale tuttavia non sarà semplice, dice Rifkin. Oltre alla messa a punto delle innovazioni tecnologiche e della contemporanea crescita armonica di tutti i pilastri su cui la rivoluzione economica si basa, occorrerà anche una vera e propria rivoluzione culturale. Imprenditori e managers dovranno ripensare i loro modelli di business, guardando anche a strategie di ricerca e sviluppo distribuite e collaborative, open source e commercio in rete, contratti su prestazioni, accordi sul risparmio distribuito e filiere sostenibili e basate su una logistica low-carbon.

Rifkin conclude dicendo che abbiamo la scienza, la tecnologia e il piano di gioco per far sì che tutto ciò accada. La questione è se capiremo le immense possibilità economiche che vi stanno dietro e se troveremo la volontà e il coraggio di arrivarci in tempo.