Arcadia non è mai stata un luogo fisico, o almeno non solo. 

Forse Arcadia è piuttosto uno spazio, un riprendersi spazio. Uno spazio abitato da corpi: corpi resistenti che, muovendosi in direzione ostinata e contraria, diventano atto di rottura, aprendo così la possibilità di dar vita alla costruzione di una comunità altra, più giusta e solidale. 

È così che si è costituita, nel tempo, una rete di relazioni, dalle maglie a volte larghe a volte strette, che ha allacciato persone, pratiche ed esperienze diverse. Non è una rete fatta per catturare o per vincolare, è la rete che non lascia indietro nessunx, la rete del Sorella io ti credo, del Si parte e si torna insieme, del Tocca unx tocca tuttx

E quest’anno Arcadia compie 18 anni: 18 anni di sogni e progetti, di Centro Sociale. 

Cultura e socialità, lotte e rivendicazioni: in un orizzonte che vuole essere intersezionale e quindi tenere insieme transfemminismo, antirazzismo, antifascismo, anticapitalismo ed ecologismo. 

Forse può sembrare presuntuoso, ma è anche bello ricordare e riconoscere quello che in questi anni abbiamo immaginato, costruito e propagato assieme a tante altre persone: le realtà della Scuola Marielle Franco, della Polisportiva Sans Papier, del Coordinamento Studentesco, del Collettivo Starfish, di Fridays For Future, del Banco Solidale, della Rete degli Spazi Socio Culturali; i percorsi di lotta territoriali per i diritti di tuttx, le piazze transfemministe, antirazziste e antifasciste, per la giustizia sociale e climatica, contro le guerre e contro il genocidio in Palestina; i concerti e i festival, le presentazioni di libri e i dibattiti, gli spettacoli teatrali, le proiezioni, le giornate per bambinx.

Un mare di progetti e attività, che non potremmo e non vogliamo stare ad elencare una ad una perchè non ha senso: non siamo qua per compiacerci ma per ricordarci quale potenza può dirompere dall’azione collettiva, e che tutto questo non era e non è scontato, a partire da quel 25 aprile 2007, o forse anche da prima. 

Continuare a camminare, a camminare domandandosi, con l’obiettivo ultimo non tanto di proporre più attività possibili, ma di costruire una realtà diversa, trasformando noi stessx, pensandoci ed essendo antidoto rispetto ad un mondo che sembra diventare sempre più grigio, convintx fino in fondo che un altro mondo è possibile! Forse alla fine fare Centro Sociale è anche questo: portare avanti una trasformazione, individuale e collettiva attraverso “la costruzione di uno spazio creativo radicale, capace di affermare e sostenere la nostra soggettività, di assegnarci una posizione nuova da cui poter articolare il nostro senso del mondo” (prendendo in prestito le parole di bell hooks). Per provare a cambiare, in meglio, quel mondo.

E da tempo oramai nell’edificio di via Lago di Tovel si stava strettx: le rivendicazioni, la forza dirompente delle lotte che portiamo avanti assieme, tutti i progetti e le attività, travalicano lo stabile in zona industriale e si fanno spazio.

E quindi eccoci qua, nel diciottesimo compleanno, ad annunciare che l’esperienza di Arcadia, matura negli anni, si trasformerà e andrà ad abitare un luogo nuovo: un edificio abbandonato, in centro, pronto per essere restituito alla collettività.

Siamo prontx per crescere, per metterci in discussione ancora una volta: riconoscere e accogliere la nostra interdipendenza, lasciarci contaminare, incontrare le contraddizioni, praticare un femminismo bastardo che non ha paura di sporcarsi e di sbagliare. 

Siamo prontx per rimetterci in movimento, a partire dal “margine” della provincia del nord-est e di un quartiere di Schio. Pensiamo a questo margine come “un luogo di radicale possibilità, uno spazio di resistenza. Un luogo capace di offrirci la possibilità di una prospettiva radicale da cui guardare, creare, immaginare alternative e nuovi mondi.” (bell hooks), nella speranza che tantx possano trovarvi uno spazio da chiamare casa

Uno spazio che sia a servizio del territorio e che sia in grado, a partire dai bisogni e dai desideri delle persone che lo vorranno vivere, di creare progetti, cultura, momenti di incontro e socialità, per realizzare assieme il sogno di una comunità più libera e accogliente per tuttx. 

Uno spazio in cui creare reti di mutuo aiuto, senza che questo significhi soltanto tappare i buchi creati dal neoliberismo, ma che possa invece dar vita a percorsi autonomi di liberazione dal basso. 

Uno spazio “dove bisogna schierarsi: essere per, essere contro”. Uno spazio dove i diversi percorsi di lotta possano intrecciarsi e così potenziarsi reciprocamente, moltiplicandosi e propagandosi, a partire dalla sinergia che potrà nascere con il Collettivo Rotte Balcaniche, che sta ridando vita all’edificio accanto; uno spazio in cui cospirare assieme per realizzare il mondo che sogniamo, in cui essere complici e non semplici alleatx; uno spazio da cui partire, per tornare all’assalto.

Con rabbia e con amore, tanti auguri C.S.A. Arcadia!