ITALIA: MAI RISCHIATO IL FALLIMENTO!

Scritto da icebergfinanza

 

Una premessa prima di leggere questo post è assolutamente fondamentale!

Come ho scritto in questi mesi la crisi in Italia era sostanzialmente una crisi di fiducia e non di solvibilità, una crisi di fiducia alimentata  da una convergenza di interessi che mirava a destabilizzare il nostro Paese, per puntare allo disfacimento di un’unione europea le cui fondamenta erano costruite sulla sabbia di una grande illusione.

Senza l’intervento della Banca Centrale Europea, oggi non esisterebbe più l’euro e non ci sono Monti o Merkel che tengano, nell’inganno politico e finanziario di questa crisi. Questa Europa non ha alcun futuro, un’Europa costruita su squilibri ed egoismi nazionali come gli stessi protagonisti hanno ammesso.

Sarebbe interessante osservare quale giornale italiano oggi avrebbe il coraggio di mettere in prima pagina una simile notizia, certificata dalla Commissione sulla sostenibilità dei debiti pubblici europea! Nessuno, sono tutti pagati per servire un padrone, non importa quale!

Chi vi racconta delle sostenibilità di questo progetto,  è semplicemente un ipocrita! Deflazione salariale, svalutazione interna,riforme selvagge, austerità e attacco allo Stato sociale, svendita del patrimonio statale e tagli ad una spesa pubblica tra le più basse d’Europa,  sono la sintesi del grande inganno!

“Tredici mesi fa l’Italia si è trovata in condizioni finanziarie molto molto difficili: oggi se guardiamo ai rapporti della Commissione e delle altre istituzioni possiamo dire di essere stati promossi. Il costo è stato che non c’è stata crescita, ma chiedo come sarebbe stato possibile salvare l’Italia da un destino greco …

Mario Monti sarà anche un bravo ragazzo ma con questa storia del destino greco sta diventando semplicemente ridicolo!

Detto questo, come i lettori di Icebergfinanza ben ricordano ho trascorso gli ultimi mesi a raccontare e condividere la sostenibilità del ebito pubblico italiano nonostante il Paese pullulasse di pseudo economisti e analisti che prevedevano il fallimento sempre e comunque in ogni occasione.

Ora tutti scoprono che i fondi salvastati sono serviti a salvare le banche tedesche, francesi ed inglesi, ora tutti comprendono perchè non è stato possibile salvare la Grecia bombardata dalla speculazione politica e finanziaria.

Affascina osservare quotidianamente gli stessi soloni, politici, economisti e professorini vari che riempiono rete e televisioni, dibattiti noiosi e vanitosi e ipocriti, quanto basta, riciclandosi agli occhi di un popolo che ad essere buoni è perlomeno ingenuo, un popolo che si beve ormai qualunque intruglio, qualunque porzione magica, pur di continuare a vivere nell’immaginario del paese delle meraviglie.

La verità è sempre più figlia del tempo…

Il rapporto della Commissione europea sulla sostenibilità del debito dei Paesi d el l ’Unione fa giustizia di molti luoghi comuni, offrendoci un quadro inaspettato del nostro Paese. Contrariamente a quanto ci era stato raccontato, l’Italia non è mai stata veramente in pericolo fallimento. Dal 2009 e ancor di più nel 2010 e 2011 l’Italia si è tenuta ben al disotto del valore critico di pericolo, mentre la Gran Bretagna era nettamente al di sopra nel 2009, e la Spagna lo è stata nel 2009 e nel 2012.

Nel 2009 erano a rischio ben quattordici Paesi dell’Unione e nel 2010 sei Paesi, che superavano la soglia di 0,4 dell’i n di c a to r e di sostenibilità elaborato dalla Commissione. Quanto alle previsioni, nel breve temine sarebbero a rischio solo Spagna e Cipro, mentre gli altri paesi, compresa l’Italia, non lo sono.

Nel medio termine, il rischio dell’Italia sarebbe medio ed equiparato addirittura a Paesi considerati primi della classe come Finlandia e Francia, mentre ad alto rischio sarebbero Paesi come Belgio e Regno Unito. A basso rischio sarebbe la sola Germania.Ancora più sorprendenti sono le previsioni di lungo termine, allorché il rischio italiano viene giudicato basso ed allo stesso livello di Germania e Francia.

Altri Paesi, come Belgio e Lussemburgo, vengono giudicati ad alto rischio, mentre Olanda, Austria, Finlandia, e Regno Unito a medio rischio. La Commissione prende spunto dalle previsioni di medio e lungo termine peggiorative per la gran parte dei Paesi d el l ’Unione e dell’area euro, per motivare la necessità di implementare controriforme nel campo del mercato del lavoro e soprattutto pensionistico e sanitario.

Al di là della situazione del debito e dei singoli Paesi, l’obiettivo generale è la ristrutturazione dei rapporti sociali a livello continentale. Sono i salariati europei nel complesso, sebbene con diversità nazionali, ad essere colpiti dalle linee guida europee. Del resto, la tanto decantata Germania, ha fatto da apripista, ad esempio sul piano del mercato del lavoro, introducendo pochi anni fa i cosiddetti minijob, il lavoro part-time e precario con salario ridotto, che fa apparire il tasso di disoccupazione più basso che nella realtà.

Ad ogni modo, il default non cessa di essere usato dalla Commissione come spauracchio contro l’Italia, invitata a mantenere saldi primari di bilancio al livello di quelli attuali. Il che significa rastrellare decine di miliardi all’anno e nessun deragliamento dalle politiche di Monti, il cui successore è avvertito.

La verità, però, è che le politiche di rigore non erano giustificate, perché l’Italia non è mai stata in procinto di cadere in alcun baratro.

E tantomeno avevano senso imposte e tagli sociali che hanno colpito selettivamente i lavoratori salariati.

Certamente fra i meno titolati a fare i difensori dei cittadini italiani sono Berlusconi e Tremonti, visto che sono stati i primi ad accettare le politiche di rigore chieste dall’Europa. Fra l’altro Berlusconi, che adesso promette l’eliminazione dell’Imu, dovrebbe ricordare che questa imposta è una invenzione del suo governo. Il rigore, inoltre, è stato a senso unico: è aumentata, da una parte, la povertà e, dall’altra, la concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi. Secondo la Banca d’Italia, tra 2008 e 2010, la percentuale di ricchezza posseduta dal dieci per cento più ricco delle famiglie è passato dal 44,7 al 45,9%. Dopo due anni di cure da cavallo, l’Italia, tra i Paesi del vecchio G7, ha il tasso di disoccupazione più alto (11,1%), la maggiore contrazione del Pil (-2,2%) e soprattutto della produzione industriale (- 4,8%), che in Germania è stata del solo – 1,1% e negli Usa è addirittura aumentata al +1,7%.

Certo, l’Italia, grazie soprattutto alle esportazioni e al crollo delle importazioni, ha un deficit delle partite correnti un po’ migliore di molti dei Paesi più avanzati, pari al -1,4% sul Pil contro il – 2,1% della Francia, il -3% degli Usa e il – 3,2% dell’Inghilterra. E può, soprattutto, vantare un deficit più basso (-2,8%) con l’esclusione della sola Germania. Ciononostante, secondo The Economist, paghiamo interessi sul debito (titoli a dieci anni) del 4,46%, mentre la Francia con un deficit al 4,5% paga il 2,01%, l’I n g hi l t e r r a con il 7,9% paga l’1,80%, gli Usa con il 7% pagano l’1,59%, ed il Giappone con il 9,7% paga appena lo 0,72%. La commissione europea si dice preoccupata dall’aumento della spesa delle pensioni e sanitaria e dalla produttività, dovuto all’invecchiamento della popolazione. In realtà, il vero problema è il crollo del tasso di natalità in Europa e specialmente in Italia, l’indicatore forse più significativo della diffusa sensazione di incertezza nel futuro. Sono le stesse politiche europee, basate sull’estensione del lavoro precario, sul taglio ai servizi già insufficienti, in particolare quelli alle donne che lavorano, e su politiche che impediscono gli acquisti di case e innalzano gli affitti, a partire dall’Imu, a generare quella mancanza di fiducia dei giovani italiani che porta all’esaurirsi delle stesse basi vitali della società. Pubblico

Non c’è alcuna fretta, il tempo renderà giustizia al nostro lavoro e forse un giorno il popolo si sbarazzerà definitivamente di un manipolo di parassiti che non solo ha nascosto loro la verità ma addirittura gli ha ingannati con la più subdola e sporca menzogna, continuando l’opera di moralizzazione calvinista!

Detto questo nessuno è escluso da responsabilità, questo popolo si merita la fogna politica che ha alimentato in questi anni.

Fa tenerezza oggi ascoltare una bella addormentata nel bosco della crisi come Zingales professore come tanti made in USA, uno che gira l’Italia moralizzando e cercando di fermare declini vari,  esclamare…

L’aspetto criminale dei fondatori dell’Euro è che tutto questo lo sapevano, e non solo non han fatto nulla, ma anzi l’hanno fatto apposta: la crisi dell’Euro di oggi era inevitabile. Dire che è colpa degli Stati Uniti è una balla: è vero che è stata quella la causa scatenante, ma la crisi era inevitabile. Non fosse successo il patatrac negli Usa sarebbe successo altro. Era una scelta premeditata: “Nel  momento di crisi, ci uniremo di più“, si pensava. Abbiamo buttato il cuore oltre l’ostacolo, solo che il corpo è rimasto di qua. 

Meglio tardi che mai, piano, piano si stanno svegliano tutti, proprio tutti, tranne gli italiani!