#prepariamoipiani #insiemesiamotutto
Messaggio conclusivo dell’assemblea alla Foresta di Sherwood
Per un semestre di movimento, per una processualità politica paneuropea costituente. Per la nostra rivoluzione in un tempo di rivoluzioni
Centinaia di attivisti e militanti dei movimenti sociali italiani, ospitati nella Foresta ribelle di Sherwood, hanno discusso e condiviso piani per oltre quattro ore con contributi decisivi dei compagni tedeschi di IL, del movimento francese degli intermittenti (di cui accogliamo l’invito ad essere ad Avignone il 4 luglio per partecipare alla contestazione del Festival e sostenere concretamente la loro lotta), dei greci di Diktios, degli spagnoli di Juventud Sin Futuro, dei turchi di Müştereklerimiz, degli svedesi di MotKraft.
Abbiamo affrontato fino in fondo il rompicapo della fase corrente, all’incrocio tra il “superamento” del paradigma dell’austerity e all’avvio di quello della “competitività”, con la prospettiva di pensare l’iniziativa politica immediatamente come paneuropea, costitutivamente transnazionale e l’ambizione di rovesciare l’offerta politica renziana che appare un’ipotesi di rilancio delle crisi di legittimità della Troika cosi evidente, sia pure nella sua contradditorietà, nel dato elettorale delle recenti elezioni del Parlamento europeo.
L’ossimoro del “rigorismo flessibile” che pare essere lo slogan della nuova Commissione Europea a cosa allude se non alla ri/messa al lavoro precario e con un welfare ristrutturato e ridotto per ottenere una nuova competività all’interno di una nuovo e mutata divisione internazionale del lavoro?
Vogliamo contrapporre al semestre italiano di presidenza dell’Unione Europea un semestre dei movimenti, della conflittualità sociale, delle pratiche costituenti; lavoriamo su di una temporalità politica che vada da settembre all’inaugurazione di Expo2015 e caratterizzata da un salto di qualità dell’iniziativa dei movimenti sociali: non un “controvertice”, ma una conflittualità diffusa e permanente contro un “vertice” che dura sei mesi, dappertutto in Europa.
In che termini intendiamo questo passaggio in avanti? Ambiamo a costruire una coalizione cooperativa dei movimenti reali e delle insorgenze sociali a venire e lavoreremo per la loro messa in rete, per la scrittura condivisa di una roadmap di conflitti sociali che valorizzi i percorsi concreti in campo, specifici nella territorialità o nella tematicità, e che faccia vivere una processualità politica progressiva e continua, come un laboratorio aperto di connessioni tra le lotte e le realtà di movimento che le interpretano.
Dobbiamo rompere i confini, anche interni e politici. Reclamiamo un’Europa oltre l’Europa, uno spazio delle lotte e per le lotte, una condivisione di saperi e pratiche che sappiamo connettere e connettersi in un arcobaleno di radicalità e sperimentazione anche di nuove pratiche, e con piani comuni nelle giornate di piazza: la Comune d’Europa è una processualità politica sovversiva, appunto, non altro.
Non ci basta l’Italia. Se la sfida delle nuove politiche governamentali è (almeno) europea, noi dobbiamo essere (almeno) paneuropei. Non è una novità: questo anno ci ha visti attraversare decine di volte l’Europa, il Mediterraneo, l’Asia; la sfida è rendere permanente questa attitudine internazionale, contaminare il dna dei movimenti reali europei, sovvertire e distruggere i confini intraeuropei.
Come ci ha dimostrato la relazione sviluppata con IL, ci sono affinità, condizioni di vita, pratiche di lotta che sono immediatamente simili e complici. E che hanno gli stessi nemici: il capitalismo finanziario ed estrattivo, il comando parassitario della rendita sul lavoro vivo, i confini e la limitazione della libertà di movimento. Anche su quest’ultimo terreno il nostro semestre europeo ha bisogno di raccogliere una nuova sfida. Perché il recente Consiglio europeo di fine giugno ha definitivamente sancito la fine della potenziale crisi di legittimità delle politiche europee sull’immigrazione che aveva caratterizzato i mesi successivi al tragico naufragio di Lampedusa. Oggi tornano così alla ribalta le ricette di sempre: il potenziamento di Frontex, l’esternalizzazione delle frontiere, gli egoismi nazionali che ingabbiano i migranti privandoli del diritto di scelta. Il nostro orizzonte non può allora che essere quello della rivolta contro i confini a partire dalla costruzione di una geografia che dal basso disegni nuove traiettorie di libertà: una rete di supporto per sfidare sul terreno pubblico inconfibi dell’Europa in tanti. L’assemblea esprime completa solidarietà ai compagni tedeschi arrestati durante la resistenza allo sgombero dello squat in Kreuzberg a Berlino ed ai migranti che resistono sui tetti: la loro lotta è la nostra lotta, ihren Streit ist unsere Streit!).
E quante simililarirà ci sono tra la lotta contro il biocidio in Campania con la battaglia contro la miniera d’oro a Salonicco?
Allo stesso modo, non possiamo limitarci ad essere parte dello straordinario ciclo di lotte della logistica o dei movimenti territoriali contro le grandi opere o dei conflitti per il reddito: ambiamo e lavoreremo per un comune politico tra di essi, per la creazione di un lessico (bio)politico condiviso e di un’agenda che batta il tempo della radicalità e dell’insorgenza costituente e che sia anche autonoma dallo scadenzismo del potere: convochiamoci e non aspettiamo di essere convocati!
I movimenti debbono fare la propria agenda, non inseguire le scadenze del comando.
Ci pare che la cosiddetta “riforma del mercato del lavoro” abbia carattere centrale fino ad essere il ventre della bestia del passaggio italiano alla post-austerity e che debba essere oggetto di una radicale campagna di opposizione sociale. La sfida non è semplice e le domande sul tappeto sono gigantesche: come ribellarsi al modello Eataly? Come essere efficaci negli scioperi metropolitani? Come andare oltre il paradigma organizzativo del sindacato? Come confliggere per una nostra garanzia di futuro e di reddito e costruire su essa consenso sociale contro la narrazione tossica dominante? Come connettere la partita iva che fattura 600€ con gli occupanti di case? Come usare la precarietà, l”intermittenza e l’irrappresentabilità come forza e non come limite?
Le tappe che proponiamo guardano al prossimo autunno. A partire dal 3 ottobre, anniversario della più grande strage di migranti nel Mediterraneo, che vorremmo non si limitasse ad essere una giornata di commemorazione impotente, ma invece una grande occasione di lotta contro i confini, da immaginare e costruire insieme a tante e tanti altri. Poi sarà il momento delle giornate di iniziativa paneuropea per lo sciopero sociale metropolitano, che va inteso come processo sociale ampio e pieno di molteplici giornate di azioni coordinate di blocco reale della produzione e riproduzione sociale e che ne condividano la sincronicità; la ripresa conflittuale della movimentazione studentesca, universitaria e media, il 17 Novembre, -e se ve ne fossero le condizioni, perchè non potrebbe essere questa la data da vivere come sciopero sociale?-, il blocco dell’apertura dell’inaugurazione della nuova Eurotower in febbraio a Francoforte sul Meno, day-X di accumulo e valorizzazione di quanto avremo fatto in autunno, la contestazione dell’apertura di EXPO 2015 che si annuncia come laboratorio renziano di lavoro giovanile gratuito, consumo di suolo, marketing di alimentazione ed agricoltura OGM.
Infine, parteciperemo attivamente ai momenti di discussione e costruzione di relazioni a partire dall’assemblea di sabato 12 luglio in Val Susa, a settembre nell’assemblea europea aperta proposta da Blockupy, e a Roma allo “Strike meeting”, a novembre alle iniziative di “Blockupy e oltre” a Francoforte, sempre a novembre con i workshops di Agorà99 che auspichiamo avvenga ad Istanbul.
Avanti, affinché l’autunno sia bollente. Avanti, affinché la Comune d’Europa sia sogno reale e collettivo di chi da oltre sette anni paga i costi micidiali di questa crisi ed oggi vuole essere parte di un divenire transnazionale e radicalmente trasformativo, rovesciare la propria precarietà in un dispositivo aperto e mobile di connessione con altri ed altre, la non rappresentabilità in liberazione e non in limite.
Come ci hanno scritto i compagni di Müştereklerimiz, “This is only the beginning, the struggle will continue!”
i compagni e le compagne in assemblea nella Foresta di Sherwood
Domenica 29 giugno, 2014. Primo giorno del nostro semestre di lotta
RELAZIONI INTRODUTTIVE
Beppe Caccia
Paolo Cognini