No grandi opere inutili. Verso 21 e 22 Febbraio.

#21-22 febbraio – Per una mobilità sostenibile, per servizi sociali di qualità, contro le grandi opere inutili.

E’ innegabile che negli ultimi decenni la narrazione mainstream sui servizi sociali (Scuola, Sanità, Mobilità) è andata in un’unica direzione. Il messaggio inviato, battuto e ribattuto come la lingua sul tamburo è: “Il servizio pubblico è costoso e inefficiente. Il privato funziona e fa risparmiare le casse pubbliche, la concorrenza migliora la qualità del servizio”. Ce lo siamo sentiti ripetere così tante volte che molti hanno assunto questa affermazione a dato di fatto.

E’ davvero così?
Ecco due casi che smentiscono  clamorosamente l’affermazione di cui sopra:

Il caso SPV

Il costo stimato di realizzazione della Superstrada Pedemontana veneta A PAGAMENTO è di 2.250.000 milioni di euro. Per anni,  ci hanno raccontato che grazie al magico meccanismo del project financing, l’ente pubblico non avrebbe sborsato denaro alcuno. Molti, quasi tutti, ci hanno creduto
Leggendo però il contratto tra Regione veneto e Concessionario, ossia il soggetto privato che progetta, costruisce e gestirà l’autostrada (incassando il ricavato) si scopre che ad l’unica certezza ad oggi è che 1.051.000 milioni verranno pagati dalla Regione in parte tramite trasferimenti da parte del governo centrale (già stanziati 173  milioni negli scorsi anni ai quali ne sono stati aggiunti di recente 72 e 370 nei prossimi tre anni)  e in parte nei (436 milioni ) nei primi quindici anni di esercizio come “canone di disponibilità”.
Si noti che il progetto iniziale molto meno faraonico costava 300 milioni (quindi quasi 2 MILIARDI di meno)

Ciliegina sulla torta,  la tanto sbandierata gratuità del transito per i residenti nei comuni sul cui territorio l’autostrada insiste, si è rivelata una bugia raccontata ad arte per non alimentare il dissenso. Infatti gli unici a viaggiare gratuitamente saranno gli ultra sessantacinquenni (sic!) e gli studenti di età inferiore ai 23 anni (sic!): praticamente nessuno.
Il caso Ospedale unico di Santorso.

Anche l’ospedale di Santorso è stato realizzato in project financing, ossia con un soggetto privato (Summano Sanità) che si assume i costi di progettazione, costruzione e gestione e fornisce il servizio.

L’investimento per progettazione e realizzazione è di circa  120  milioni di euro al netto di IVA.

Questa cifra è stata pagata da : Regione Veneto 65  milioni, U.L.S.S. n.4  6 milioni , Summano Sanità 49 milioni.  

Summano Sanità incassa ogni anno un canone di disponibilità (l’affitto) pagato da U.L.S.S. n. 4. La rata annuale è di 4.567.000 euro.
Se U.L.S.S. n. 4 avesse fatto un mutuo al tasso fisso del 6%  per aver i 49 milioni messi dal privato, avrebbe pagato una rata annua di 3.800.000 euro risparmiando circa 950.000 all’anno. Se a questo aggiungiamo che in tale ipotesi, i ricavi che Summano Sanità ricava da spazi commerciali e parcheggi che sono circa 2.800.000 euro, sarebbero andati nelle tasche di U.L.S.S. n. 4, si vede come U.L.S.S. n. 4 avrebbe potuto risparmiare circa 3.750.000 euro all’anno che moltiplicati per 24 danno la cifra di 90 milioni di euro (parliamo solo dello stabile come infrastruttura e non di tutte gli altri canoni). ** dati ricavati dal sito: www.communitas-schio.it.

E’ evidente il grande risparmio di denaro pubblico a parità di qualità servizio.

Anche in questo caso la ciliegina sulla torta i  cittadini l’hanno scoperta la prima volta che si sono recati in automobile presso l’ospedale e si sono trovati a pagare il parcheggio a cifre esorbitanti ora ridotte grazie a finanziamenti pubblici (sempre soldi nostri insomma).

E quindi?

Quindi immaginiamo ora 90 milioni di euro , ma ancora di più  i 2 MILIARDI della SPV, anziché spesi per opere inutili, riversati sul territorio per progetti di manutenzione (l’alluvione senza soluzione di continuità dovrebbe insegnarci qualcosa),  sviluppo delle attività locali, innesco di  un circolo virtuoso di produzione-consumo a filiera corta (non solo agricoltura, ma anche manifatturiero), miglioramento delle strutture scolastiche e del livello culturale che la scuola esprime, politiche di mobilità fatte di potenziamento del trasporto pubblico e riduzione del traffico privato (ogni giorno vediamo code di automobili che trasportano soltanto il guidatore).

Smettiamo quindi di accettare il mantra “privato buono, pubblico cattivo” e pretendiamo una gestione etica, equa e funzionale del pubblico.
Esprimiamo  massima solidarietà agli studenti e ai pendolari che il 21 febbraio saranno in piazza a Schio.

Ci saremo anche noi per la prima delle due giornate di mobilitazione a livello regionale proclamate dall’assemblea dei comitati e movimenti #30N che raccoglie 160 comitati e associazioni ambientaliste di tutto il Veneto.

Rete dei Comitati Alto Vicentino