Super Mario
Il professore sale in cattedra e bacchetta tutti.
di Bz
5 / 1 / 2013
Mario Monti, premier tecnico per volere di Napolitano e dei Mercati europei ed internazionali, autodimissionatosi contro il parere del Presidente, pur rimando in carica, conduce il Paese alle elezioni e presenta la sua Lista, fino ad ieri tenuta nel cassetto della scrivania.
A Napolitano, questa scelta politica prospettata al momento delle dimissioni non piaceva, perché Monti, aldilà dell’austerità interna e l’aplomb internazione, non ha prodotto nulla rispetto al rinnovamento politico-istituzionale: ne legge elettorale, ne riduzione dei costi della politica, ne degli apparati istituzionali periferici e così di seguito. Insomma tutti i nodi politico-istituzionali, che hanno allontanato gli italiani dai partiti, hanno visto lievitare il partito del nonvoto e quello liquido di Grillo, rimangono irrisolti e si ripresenteranno tali e quali nella prossima legislatura, con maggioranze e minoranze tutte da verificare nel concreto post urne. Anche il suo settennato, aldilà dell’azzardo strombazzato e osannato di nominare Monti, va alla conclusione con un flop e fuori dalle linee tracciate con meticolosità dal Presidente della II Repubblica, che dovrà, suo malgrado, battezzare la III Repubblica.
Repubblica che inizia il suo percorso conservando tutti gli acciacchi della precedente, con in più alcune forzature istituzionali, quali la riformulazione dell’art.81 della Costituzione [compatibilità fiscale], quali la dettatura [dittatura] del programma Monti e della defenestrazione di Berlusconi ad opera dei Mercati Finanziari, quali la legittimazione forte di una gestione bonapartista della politica economica nazionale [accentramento statalista e continua decretazione d’urgenza], quali lo stesso scontro sulle intercettazioni, che sono dei pericolosi precedenti anche per la post democrazia, così come si sta delineando, non solo in Italia, ma, almeno, su scala europea.
Si profila, dunque, una sorta di bonapartismo economico-istituzionale molto bene interpretato da Monti, che, appunto, non scende in politica, ma vi sale e, dall’alto dello scranno o se lo preferite, della cattedra di professore, bacchetta tutti, compresi Fini e Casini, gli sparring partner professionisti della politica partitica.
Una pessima tornata elettorale, dunque, quella che si profila, sia per quello che è in gioco, per tutti noi, sotto il profilo sociale, economico ed istituzionale, come abbiamo succintamente ricordato, sia per il degrado della rappresentanza politica, così come si è configurata.
Repubblica che inizia il suo percorso conservando tutti gli acciacchi della precedente, con in più alcune forzature istituzionali, quali la riformulazione dell’art.81 della Costituzione [compatibilità fiscale], quali la dettatura [dittatura] del programma Monti e della defenestrazione di Berlusconi ad opera dei Mercati Finanziari, quali la legittimazione forte di una gestione bonapartista della politica economica nazionale [accentramento statalista e continua decretazione d’urgenza], quali lo stesso scontro sulle intercettazioni, che sono dei pericolosi precedenti anche per la post democrazia, così come si sta delineando, non solo in Italia, ma, almeno, su scala europea.
Si profila, dunque, una sorta di bonapartismo economico-istituzionale molto bene interpretato da Monti, che, appunto, non scende in politica, ma vi sale e, dall’alto dello scranno o se lo preferite, della cattedra di professore, bacchetta tutti, compresi Fini e Casini, gli sparring partner professionisti della politica partitica.
Una pessima tornata elettorale, dunque, quella che si profila, sia per quello che è in gioco, per tutti noi, sotto il profilo sociale, economico ed istituzionale, come abbiamo succintamente ricordato, sia per il degrado della rappresentanza politica, così come si è configurata.
Tutte le formazioni politiche, da Monti ad Ingoia, si presentano come partiti proprietari [di proprietà del leader], solo che quelli che strizzano l’occhio all’area sociale più dinamica, attenta e in attesa di un cambiamento, edulcorano questa preposizione, con suggestioni nominali quali ‘fare rete’, ‘compartecipazione’, ‘condivisione’, per poi blindare liste e listini, con filtro o senza, scegliete voi, ce n’è per tutti gusti. In questo desolato panorama politico, ad essere sinceri e facendoci violenza, possiamo notare delle anomalie comportamentali, quanto meno sul piano formale ma che nei confronti degli altri diventa subito sostanziale: il percorso delle primarie e della selezione elettorale nel PD-SEL e quello mignon ed on line del Movimento 5 Stelle. Di fronte a degli osservatori esterni e non interessati, quale vogliamo rimanere noi, diciamo che hanno fatto una figura meno da culo degli altri [tutti], che si sono rimangiati il tutto e di il di più o hanno fatto mille torsioni per affermare un concetto e rinnegarlo all’intervista successiva.
Insomma meglio stare alla larga da questo Circo Barnum della politica partitica ed istituzionale, meglio chiamarsi fuori da questo gioco perverso, con il solo rammarico, che, purtroppo, pur volendo muovendoci e misurandoci con la società reale e il suo divenire, dovremmo, ancora, fare i conti anche con loro, chiunque essi siano.