A-curdi

 TERRORE DI STATO CONTRO IL POPOLO CURDO

(GIANNI SARTORI)

 

 

Come da manuale, la Turchia ha colto l’occasione di partecipare alla guerra contro il terrorismo colpendo duramente non tanto l’ISIS (con cui sembra convivere con reciproca soddisfazione) ma la resistenza e la popolazione civile curde. Come conferma un appello del Congresso nazionale del Kurdistan (KNK) del 18 agosto, lo stato turco, dopo aver bombardato accampamenti e campi profughi, ha ripreso a incendiare i villaggi curdi in territori sotto amministrazione turca.

 

Nel comunicato del KNK si denuncia che “i villaggi di Kocakoy nei distretti di Lice-Hani a Amed (Diyarbakir) e altri villaggi circostanti sono sottoposti a un pesante bombardamento da parte dell’esercito turco.Molti di questi villaggi stanno attualmente bruciando, con molti feriti e un numero sconosciuto di morti”. Dopo i bombardamenti, i soldati turchi sono entrati nel villaggio di Kocakoy accanendosi contro le abitazioni, sparando e bruciando le case con le famiglie ancora all’interno. Fonti locali hanno riferito che molte persone in queste case sono state uccise e seriamente ferite.

L’esercito turco ha poi costretto con violenza l’evacuazione di questi villaggi.

Lo stesso è accaduto nel villaggio di Şapatan (Altınsu) a Semdinli, distretto di Hakkari. In questo villaggio oltre 10 abitazioni sono state demolite e il fumo sta ancora salendo dalle case, oltre che dalle aree forestali e da altri villaggi circostanti.

Niente di nuovo. Il regime turco si era impegnato in una analoga campagna negli anni ’90 quando aveva incendiato oltre 4000 villaggi curdi e trasformato in sfollati (meglio: profughi interni) 3 milioni di persone.

In un precedente comunicato stampa, il KNK aveva reso noto che l’esercito turco aveva attaccato i distretti di Varto, Semdinli, Farqin, Yuksekova, Nusaybin e Lice, prendendo di mira i civili, bombardando deliberatamente fattorie, aziende e abitazioni causando la morte di molte persone.

Rappresentanti e parlamentari di HDP hanno sottolineato come la Turchia stia agendo sostanzialmente con gli stessi metodi usati dall’ISIS a Kobane: una deliberata politica di distruzione della città.

Va ricordato che l’utilizzo della potenza militare contro i civili è considerato un crimine di guerra. Il bombardamento diretto dei villaggi e l’incendio di case, aziende, fattorie e l’ambiente circostante, è una tattica del terrore utilizzata del regime turco contro civili innocenti.

Con il suo appello il KNK chiede “alla comunità internazionale, alle ONG, alla stampa e alle organizzazioni dei diritti umani, di condannare la sporca guerra che lo stato turco sta impegnando nei confronti dei curdi.I crimini commessi contro i curdi sono violazioni dei diritti umani di cui il regime turco deve essere ritenuto responsabile dagli organi competenti e dalle organizzazioni internazionali”.

 

E’ evidente che, dopo la conclusione del processo di pace da parte di Erdogan il 24 luglio, è ormai in corso una nuova guerra totale contro i curdi. Da quella data le montagne, i villaggi e la popolazione curdi sono stati quotidianamente sotto attacco e sottoposti a bombardamenti. Per quasi una settimana le forze speciali turche, sostenute dall’esercito, hanno dichiarato lo stato di emergenza nelle città curde applicando una dura repressione e compiendo anche esecuzioni extragiudiziali.

In alcuni distretti (Varto, Semdinli, Farqin, Yuksekova, Nusaybin, Lice…)  sono stati presi di mira i civili, bombardati i luoghi di lavoro e incendiate case. Inoltre viene impedita la sepoltura di coloro che sono stati uccisi in questi attacchi e anche le cure ai feriti. Tutte le entrate e le uscite di queste città e province sono chiuse e di fatto sono state isolate dal resto del paese. Mentre le forze di sicurezza terrorizzano la gente, le principali forniture di energia e di acqua di queste città sono state deliberatamente interrotte.

Tra la popolazione curda si va diffondendo il timore di subire altri massacri. Già da ora è confermato che il numero dei morti è molto più elevato di quanto viene riferito dalle fonti ufficiali statali. L’esercito turco ha anche assediato le zone rurali che circondano questi distretti e sta bombardando pesantemente nei villaggi.

La principale ragione di questi attacchi e di queste uccisioni extragiudiziali di civili, secondo il Congresso Nazionale del Kurdistan  “sta nel fatto che il presidente turco Erdogan ha dato poteri illimitati alle forze di sicurezza. Questo è un altro segno dell’ostilità dell’AKP nei confronti del popolo curdo. Attaccando il popolo curdo, il governo turco e il presidente Erdogan stanno moralmente e concretamente sostenendo ISIS”. E il KNK conclude il suo  messaggio con un appello:

 

 

• Chiediamo all’opinione pubblica internazionale di opporsi a questa guerra condotta dal presidente turco Erdogan.
• Chiediamo all’UE e agli stati membri, agli USA e all’ONU di rompere il loro silenzio sulla minaccia di massacro contro i curdi in Turchia.
• Chiediamo ai media internazionali di interessarsi della questione che una rilevanza significativa nella lotta contro ISIS nella regione.

Congresso Nazionale del Kurdistan- KNK

 

 

Va segnalata anche la recente dichiarazione della Co-Presidenza del Consiglio Esecutivo della KCK (Unione delle Comunità del Kurdistan)  sui recenti sviluppi nel Kurdistan settentrionale, la regione curda della Turchia.

Osservando che lo stato turco ha attaccato selvaggiamente il popolo curdo e la sua volontà politica, la KCK sostiene che “il governo dell’AKP non ha né risolto la questione curda, né tollerato l’organizzazione e il carattere democratico della società del popolo curdo”.

E prosegue: “L’AKP attacca selvaggiamente la decisione di autogestione del popolo del Kurdistan che è stata recentemente dichiarata in risposta alla repressione, agli arresti e attacchi che mirano a spezzare la volontà democratica del popolo. In aggiunta al fatto che non ha compiuto passi e manifestato una volontà per la democratizzazione della Turchia, l’AKP sta cercando di spezzare l’autogestione democratica locale del popolo curdo, che considera come ‘fondazione di uno stato nello stato’.”.

Appare evidente che l’AKP agisce ormai apertamente per imporre il suo sistema politico centralista, autoritario ed egemonico. “Il recente conflitto – sostiene la KCK – e gli scontri che stanno causando morti si stanno indubbiamente verificando per via degli attacchi dello stato dispotico contro la volontà democratica dei popoli. La politica degli anni ’90, durante i quali le rivolte del popolo venivano selvaggiamente attaccate, oggi viene perseguita nuovamente.”

 

La KCK ha anche  denunciato come le forze di polizia del governostiano “assassinando diversi civili nella regione curda ogni giorno, mentre i corpi dei guerriglieri caduti negli scontri vengono fatti oggetto di trattamenti inumani e che questi attacchi inumani si sono intensificati in particolare a Varto”.

La misura dell’ostilità dell’AKP nei confronti dei curdi si è rivelata ancora una volta in quello che è stato fatto al corpo di una guerrigliera martirizzata a Varto (in riferimento a Kevser Eltürk, nome di battaglia Ekin Wan*): trascinato per le strade ed esibito nudo in fotografie condivise nei social media. Commentando queste pratiche come un ritorno del periodo della sporca guerra degli anni ’90, la KCK ha detto che le dichiarazioni quotidiane del Presidente Tayyip Erdoğan confermano come questa guerra sporca verrà ulteriormente inasprita.

Riferendosi alle notizie che provengono da Varto (secondo i quali sia civili che guerriglieri vengono assassinati e i loro corpi fatti a pezzi) la KCK ha detto che il governo dell’AKP assassina brutalmente le persone (senza distinzioni) tra civili e guerriglieri e fa scempio dei cadaveri. Riferendosi a Erdogan, la KCK ha ammonito che “se questa sfrenata personalità fascista non viene fermata, la guerra in Turchia ovviamente s’intensificherà sempre di più”.

Secondo la KCK, l’unico modo di porre fine a questa situazione è dare sostegno a tutte quelle aree che hanno dichiarato l’autogestione: Varto, Gever, Cizre, Silopi, Silvan e Nusaybin in primo luogo. “I curdi – ha detto la KCK – devono alzarsi ovunque si trovino contro questi attacchi e il popolo curdo non deve essere lasciato solo di fronte agli attacchi in corso. È tempo di usare il diritto democratico di resistere agli attacchi colonialisti e fascisti”,

Un appello quello della KCK rivolto a tutti i popoli e a tutte le forze democratiche della Turchia affinché sostengano le aree che hanno dichiarato l’autogestione e stanno mettendo in atto un’autodifesa contro gli  attacchi del regime. “L’unità dei curdi e del popolo della Turchia -dichiara la KCK- va resa più forte.

Ricordando che il popolo del Kurdistan ha appena costituito la sua legittima democrazia locale nell’ambito di uno sforzo di autogestione, la KCK ha aggiunto che gli autogoverni democratici che rafforzano l’unità della Turchia perché il popolo curdo non ha altro obiettivo se non quello di applicare il suo modello di autogestione e la sua democrazia locale.

Invece “coloro che definiscono separatismo l’autonomia democratica sono coloro i quali non hanno una politica utile ad una soluzione per la questione curda e vogliono creare la base per la soppressione della lotta della gente”.

La KCK ha sottolineato che il popolo e le forze democratiche della Turchia devono impedire l’intensificazione del conflitto mettendo in atto una lotta perché lo stato turco rispetti la volontà democratica del popolo curdo.  “Rispetto per la volontà democratica del popolo curdo significa pace e stabilità. Si deve sapere che il popolo curdo e i guerriglieri curdi non entrerebbero in un conflitto se la volontà democratica del popolo curdo non fosse sotto attacco” ha precisato.

Vanno quindi respinte le politiche di guerra dell’AKP contro il popolo curdo mentre si deve operare per la democratizzazione della Turchia e una soluzione democratica basata sull’autogestione del popolo.

 

 

* nota: il 10 agosto, la guerrigliera delle YJA STAR (Forze di difesa delle donne del PKK- Partito dei Lavoratori del Kurdistan) Kevser Eltürk (Ekin Wan) è stata uccisa dalle forze di sicurezza turche nel distretto di Varto, nella provincia di Mus in Turchia.

 

Hanno scritto le sue compagne di lotta dell’YDK:

“Non siamo spaventate:
Perché sappiamo che questo Stato è assassino, lo sappiamo dai villaggi che ha evacuato e dalle donne imprigionate che ha ucciso. Perché sappiamo che questo Stato è stupratore, lo sappiamo dai seni torturati delle donne, dai tentativi di fiaccare attraverso lo stupro la loro volontà, dalle donne imprigionate e torturate in carcere. Lo sappiamo dalle vostre sporche guerre ingiuste, che non del nostro corpo ci fanno vergognare ma semmai della nostra umanità. Lo sappiamo da Shengal, da Kobanê.

E’ chiaro che questa vostra misoginia nasce dalla paura che avete delle donne che lottano sulle barricate, nelle prigioni e sui monti. Noi non abbiamo paura di voi e non ci vergogniamo del nostro corpo “.

 

Anche noi rendiamo onore alla combattente curda Ekin Wan,  ammazzata dopo essere stata torturata e poi abbandonata nuda in strada a Varto.

Gianni Sartori