Vicenza, il movimento no war riparte dal No Dal Molin

Attivista Globalproject

È mesi, oramai, che le recinzioni militari dell’esercito statunitense a Vicenza vanno giù a colpi di cesoie e slogan contro la guerra e le servitù militari.

Lo scorso 30 giugno, è toccato al Site Pluto, tutta la recinzione dell’ingresso dell’installazione militare è stata aperta dalle cesoie degli attivisti del NoDalMolin.

Ieri invece è toccato alla Base Fontega. In un soleggiato mercoledì di inizio settembreduecento attivisti NoDalMolin, sono infatti entrati nel cuore della 173° Brigata Aerotrasportata di stanza in città. Dopo aver tagliato la recinzione, gli attivisti hanno lasciato all’interno della base un messaggio chiaro e inequivocabile quello di chi ha sempre combattuto con i propri corpi e le proprie iniziative contro le servitù militari e la guerra.

Un grande striscione campeggiava, infatti, all’interno della Base Fontega “Stop war in Siria” insieme ad alcune storiche bandiere del movimento.

Olol Jackson storico attivista del Presidio No Dal Molin di Vicenza ha affermato, spiegando l’iniziativa, che si è trattato di “una risposta concreta e diretta contro l’ipotesi dell’ennesima guerra umanitaria, questa volta in Siria, che non porterebbe altro che nuovi lutti e distruzioni. In questo senso l’Italia è – volente o nolente e nonostante i digiuni di certi Ministri – ancora una volta in prima linea, grazie alle basi militari che ospita e che sono regolate da accordi segreti stipulati nel 1954 nei quali, di fatto, si concede carta bianca all’esercito nordamericano.”

Le cesoie dei No Dal Molin hanno quindi definitivamente aperto una nuova fase della protesta contro l’occupazione militare del territorio, una protesta resa ancor più viva dai venti di guerra voluti dal premio Nobel per la Pace Barack Obama contro la Siria e il regime dell’ex amico Assad.

Seppur la Base Fontega è stata dichiarata operativa (ospita infatti il comando Africom),
in realtà è una vera e propria cattedrale nel deserto. L’aeroporto che faceva parte del progetto iniziale, e avrebbe reso la base la più importante in Europa, non è stato infatti realizzato proprio grazie alle lotte del NoDalMolin che si sono susseguite in questi anni.

Nell’area infatti dove doveva sorgere l’aeroporto oggi c’è il “Parco della Pace” conquistato dal basso dagli attivisti che hanno cosi restituito ettari di terra alla cittadinanza per sottrarla agli speculatori della morte e alle servitù militari.

Domenica scorsa si è svolta – all’interno della settima edizione dello storico Festival No Dal Molin, che da fine agosto fino al prossimo 10 settembre anima le discussioni e le serate della provincia vicentina – un’importante Global Conference internazionale che ha visto movimenti e gruppi no war di tutto il mondo confrontarsi sull’opposizione alle servitù militari.

Un tavolo virtuale che ha collegato via web – grazie alla piattaforma multimediale Global Project – oltre ovviamente ai vicentini NoDalMolin e ai siciliani NoMuos, i movimenti di Okinawa, Guam, Diego Garcia, Sud Korea, Hawaii, Stati Utini, Filippine.

Sempre Olol Jackson ha spiegato che la global conference “è stato un primo scambio di esperienze, riflessioni e proposte, che troveranno seguito con la definizione di un logo comune che accompagnerà le iniziative dei vari movimenti sparsi in giro per il mondo e con la costruzione di una giornata di mobilitazione internazionale – contro le servitù militari e la guerra – nei prossimi mesi”.

L’invasione del Dal Molin e il taglio delle recinzione dello scorso mercoledì fanno da apripista ad un momento pubblico e di movimento. Sabato 7 settembre, con partenza dal Festival alle 15.30, ci sarà infatti la manifestazione lanciata dal Presidio No Dal Molin per ribadire ancora una volta la propria volontà di cancellare la presenza delle servitù militari che occupano il territorio vicentino. Ma la piattaforma della manifestazione si lega inevitabilmente all’attualità, ovvero all’annunciato attacco statunitense alla Siria.

Pertanto la manifestazione sarà l’occasione anche per esprimere con forza e tenacia il dissenso e la rabbia per una nuova possibile guerra che mieterebbe solo vittime innocenti. Il movimento No war italiano non può che ripartire da qui. Da Vicenza.