images#30n Venezia – Dalla crisi climatica al nostro territorio. Una sola grande opera, casa e reddito per tutte/i

Verso la manifestazione con concentramento ore 14.00 Piazzale della Stazione FFSS

 

L’ecosistema e il clima, il territorio e la cura degli equilibri globali e di quelli locali non sono più essere considerati, se mai lo sono stati, temi specifici di interesse dell’ambientalismo.

Al contrario, è definitivamente chiaro come essi investano l’intera complessità dei nessi sociali e produttivi e come da questi sono a loro volta investiti e determinati.

Non è più possibile, se mai in passato lo è stato, separare i ragionamenti sulla crisi economica da quelli sulla crisi ecologica e climatica, così come non è più possibile separare la battaglia per la democrazia e idiritti di cittadinanza dal conflitto contro la devastazione ambientale e le grandi opere.

Oggi perseverare, e anzi acuire, le cause antropologiche dei cambiamenti climatici, continuando con un’economia distruttiva, energivora e inquinante, non è solo un problema etico nei confronti della “madre terra”, ma è innanzitutto un problema di giustizia sociale e di crimini contro l’umanitàLe conseguenze devastanti dei cambiamenti climatici – la violenza degli eventi meteorologici, la perdita di biodiversità del bios e nell’agricoltura, l’erosione della terra fertile, solo per elencarne alcuni – riguardano drammaticamente milioni di donne e di uomini ogni giorno anche qui da noi: le  tragiche alluvioni in Sardegna o la furia dei tornado negli Stati Uniti spazzano via definitivamente la vecchia illusione che a pagare siano solo i paesi più miserabili e sfruttati.

Perseverare nella menzogna per la quale l’ecosistema sarebbe un enorme e gratuito intestino pronto a rielaborare le sostanze tossiche espulse dai nostri cicli produttivi comporta soltanto ciò che centinaia di migliaia di persone a Napoli chiamano giustamente “biocidio”.

Allo stesso modo, è aberrante l’idea che si possa uscire dalla crisi complessiva – economica, sociale ed ecologica – investendo la ricchezza comune in “grandi opere” che non sono altro che l’ultimo colpo di coda del drago morente della “black economy”, nutrito a cemento e petrolio. È aberrante perché, pur con qualche “green make-up”, è esattamente lo stesso modello produttivo che ha determinato la crisi climatica ed ecologica, avvelenando il pianeta.

È aberrante perché si tratta non solo dello stesso modello economico che è sfociato nella crisi attuale, ma esso viene ad essere ancora più intensivamente incentrato sulla privatizzazione di beni e risorse comuni e su meccanismi finanziari di creazione del debito e della rendita, che continuano ad aggravare l’impoverimento dei molti e la concentrazione della ricchezza nelle mani dei pochi.

È aberrante perché le “grandi opere” progettate non hanno alcuna utilità collettiva, sono finanziate di fatto con la ricchezza comune, ma la loro realizzazione e gestione sono affidate poi ai privati, e presentano un costante e puntuale contorno di corruzione.

Dalle grandi navi, che violentano la laguna e la città di Venezia, al Mo.S.E., che è un monumento all’inutilità e alla corruzione, dalla TAV, un’assurdità progettuale nel contesto italiano e un cadavere che ostinatamente non si dichiara morto, all’ingiustificata colata di cemento chiamata Veneto City, dal raddoppio dell’aeroporto di Tessera alle nuove autostrade che dovrebbero ferirne il territorio, dal dissesto idrogeologico ai tentativi di privatizzazione delle sue acque al business dei rifiuti, il Veneto è una galassia di buchi neri e, al tempo stesso, un microcosmo dove è possibile ritrovare e verificare tutte le aberrazioni di un modello capitalistico costruito sulla rapina e la distruzione dei beni comuni.

Una logica che viene reiterata dalla Regione Veneto che sceglie costantemente di privilegiare le grandi opere e la devastazione del territorio.

Ma la nostra regione è anche un territorio ricco di conflitti che, ogni giorno, resistono a questo modello e affermano, nella pratica, una possibile alternativa di sistema.

Vivere, cooperare, produrre in modo profondamente diverso dall’attuale è possibile: lo affermano con forza le battaglie contro le “grandi opere” e a difesa dei beni comuni; così come le lotte, nella e contro la crisi, che rivendicano una radicale ridistribuzione della ricchezza, strappando quote di reddito alla rendita, conquistando vecchi e nuovi diritti, praticando la democrazia come decisione diretta dei molti su ciò che è comune.

E dimostrano che è possibile farlo, oltre ritualità e simbolismi, fuori da rappresentanza e rappresentazioni, bloccando direttamente navi e cantieri, occupando spazi e case, sabotando e colpendo realmente gli interessi parassitari della speculazione e rendita, riprendendosi ciò che è nostro, fino in fondo.

Per queste ragioni, per noi in piazza insieme a tante e tanti altri a Venezia sabato 30 novembre, LA LOTTA CONTRO LA DEVASTAZIONE DELL’AMBIENTE E A DIFESA DEI BENI COMUNI E’ OGGIINSIEME LA LOTTA PER L’UNICA GRANDE OPERA CHE VOGLIAMO: CASA E REDDITO PER TUTTE/I, QUI E ORA.

E, insieme, siamo una marea che non potranno fermare.

associazione YA BASTA! – rete delle ASSEMBLEE SOCIALI PER LA CASA – CENTRI SOCIALI del Nordest