Brescia capitale mondiale delle diossine. Aumentano i tumori, anche quelli infantili
RUZZENENTI ha trattato soprattutto il caso Caffaro, comparandolo con l´Ilva di Taranto e l´Icmesa di Seveso.
«A Brescia non c´è ancora la consapevolezza dell´inquinamento del sito, che ha coinvolto tutti i bresciani. L´inquinamento è iniziato ottanta anni fa, trent´anni fa è terminata la produzione ma la contaminazione è continuata fino all´inizio del Duemila, e forse prosegue anche oggi», ha spiegato Ruzzenenti, prima di illustrare i dati relativi alla concentrazione di Pcb e diossine nel terreno.
I dati non lasciano spazi a repliche. Al di fuori dell´Ilva di Taranto ci sono 458 microgrammi Teq per metro quadrato di Pcb, nell´area della Caffaro sono 6.300; per quanto riguarda la diossina, a Taranto ci sono dieci microgrammi Teq per metro quadrato, a Brescia 3.300. Nel sangue umano, la concentrazione di Pcb e diossine è di 46,7 pgTeq/g nei coltivatori vicini all´area dell´Ilva, mentre nei bresciani che non vivono nel sito della Caffaro è di 54 pgTeq/g. Valori molto superiori anche alle aree più inquinate di Stati Uniti e Francia.
LA PRESENZA DI diossine è preoccupante anche per quanto riguarda il latte materno. Ruzzenenti ha parlato del caso di una mamma nel cui latte erano contenuti 147 picogrammi, livello estremamente allarmante: «A questa signora nessuno ha mai detto che il suo latte era contaminato a quei livelli: quel bambino ha assorbito una dose di diossine 441 volte oltre il limite», ha spiegato. Ruzzenenti ha poi attaccato l´inceneritore – «Non serve a nulla, chiudiamolo» -, e la mancata erogazione di fondi per la bonifica della Caffaro: «Per siti di importanza molto minore sono stati stanziati milioni di euro, per Brescia nemmeno un euro. Dobbiamo spingere il governo e l´Europa a risolvere il problema»
articolo di Manuel Venturi da Bresciaoggi
15 marzo 2013
per approfondire visita il portale di Marino Ruzzenenti a questo indirizzo