Il 19 febbraio sono ufficialmente cominciati i lavori per l’apertura della nuova pista da Bob a Cortina, un’opera fortemente voluta dal ministro dei trasporti Salvini e dal presidente della regione Veneto Zaia.

Nella stessa occasione si è tenuto un presidio che ha visto partecipi le realtà che si oppongono a questo progetto, ennesimo scempio nel cuore delle Dolomiti. Circa un centinaio di persone si sono riunite al di fuori dell’area recintata e poi si sono dirette in passeggiata verso i luoghi che saranno devastati dal cantiere.

È un paesaggio lunare quello che ci siamo trovati davanti: nel bel mezzo delle Dolomiti, patrimonio UNESCO, gli effetti della catastrofe climatica sono sotto gli occhi di tutti. Non c’è accumulo nevoso, le seggiovie trasportano meccanicamente gli sciatori a divertirsi su delle sottili striscioline di neve che serpeggiano tra l’erba riarsa e i boschi divorati dal bostrico. Per finire in bellezza, il cemento è ormai una metastasi nella valle e nelle montagne.

È proprio in questo contesto di devastazione che si vuole continuare l’opera assurda di gettare colate di cemento, di radere al suolo il lariceto secolare, di spianare intere aree intatte: è la febbre del profitto ad ogni costo, è l’ignoranza brutale degli aguzzini, è l’ecocidio dei nostri territori.

È il paradigma delle olimpiadi Milano Cortina 2026, lo stesso a cui ci opporremo con tutte le nostre forze e tutta la nostra volontà.

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