Gli strani incidenti “senza pericolo” dell’ inceneritore di Padova
Due incidenti nello spazio di tre giorni all’inceneritore San Lazzaro di Padova sono davvero un po’ troppi per non preoccupare fortemente tutta la città, e non solo i cittadini che abitano nei quartieri, densamente popolati, intorno all’inceneritore.
Sabato notte all’interno di una vasca per l’accumulo di rifiuti profonda 11 metri, si è sviluppato un incendio, a quanto si apprende dalla stampa “probabilmente a causa di un fenomeno di autocombustione”, che ha comportato un lungo lavoro di spegnimento. Ieri invece un guasto alla centrale termoelettrica ha provocato l’interruzione del funzionamento della terza linea dell’inceneritore con conseguente fuoriuscita di una enorme nuvola di vapore acqueo. Ovviamente i responsabili dell’ inceneritore hanno subito dichiarato che non ci sono pericoli e i tecnici dell’ Arpav “di aver effettuato una serie di misurazioni immediate nel piazzale esterno adiacente l’impianto che non hanno evidenziato significative concentrazioni degli inquinanti e alcuni campionamenti per la successiva analisi di laboratorio, che ha confermato emissioni in aria non significative”.
Sorgono spontanee alcune domande che nessuno ha chiarito. Questi due due incidenti sono collegati tra loro? Un solo materasso incendiato può comportare un lavoro di 8 ore da parte dei pompieri? Come si è operato per impedire che l’acqua di spegnimento altamente inquinante andasse a finire nella falda? Come mai il guasto all’impianto termoelettrico si è verificato nella terza linea dell’ inceneritore, quella più nuova, quella “tecnologicamente più avanzata d’ Europa”? Se Acegas Aps dice che la nube era solo vapore acqueo, cosa dice l’ Arpav? Si hanno già i risultati delle analisi?
Ricordiamo che non è la prima volta che si verificano incidenti al San Lazzaro: durante l’alluvione del novembre 2010 l’inceneritore fu chiuso in fretta e furia per il pericolo di allagamento dell’intera area, dato che sorge nella zona più a rischio dal punto di vista idraulico della città; e che dire dello strano fenomeno della “neve da nebbia” che si ripete a Camin durante l’inverno per la presenza di nuclei di sostanze sospese nell’aria?
Il rischio connesso a questo inceneritore all’ interno di una zona abitata e a qualche centinaio di metri da un asilo nido è sempre più evidente, non solo perchè gli impianti industriali sono soggetti a guasti ma perchè un inceneritore, anche se le emissioni non superano i “limiti imposti dalla legge”, non è certo un’opera indifferente dal punto di vista dell’inquinamento, soprattutto per la nostra città che già soffre di una pessima qualità dell’aria.
Gli inceneritori immettono nell’ambiente sostanze nocive per la salute, che si accumulano nel tempo nel territorio ed entrano nel ciclo degli alimenti depositandosi nell’organismo umano. Gli inceneritori e le discariche non sono indispensabili, esistono da tempo le alternative. Per questo continuiamo a chiedere l’immediata chiusura della prima e seconda linea dell’inceneritore, la definitiva chiusura e bonifica della discarica di Roncajette, l’estensione della raccolta differenziata porta a porta in tutta la città, verso una diversa gestione del ciclo dei rifiuti e dei beni comuni. Basta vivere con la paura!
Comitato Lasciateci Respirare Padova