La Tav perde i pezzi
Roma – Il mitico corridoio ferroviario europeo numero 5, di cui fa parte il progetto Tav in Val di Susa, non andrà più da Kiev a Lisbona. Il Portogallo ha cancellato con un semplice tratto di penna il capolinea. In territorio portoghese la linea ferroviaria ad alta velocità non si costruisce. E non importa se l’Unione Europea ha già stanziato i soldi.
La Corte dei Conti ha riscontrato alcune irregolarità nell’appalto dei lavori e il Governo portoghese – invece di annullare l’appalto – ha annullato definitivamente il progetto.
Monti e il Governo italiano, finora, hanno invece abbracciato con un entusiasmo degno di miglior causa l’idea di far passare la Tav del corridoio 5 in un buco mega miliardario sotto le Alpi . Perché “è un impegno già preso con l’Ue” – dicono – e non è possibile tirarsi indietro. Lisbona invece dimostra che ci si può benissimo tirare indietro. Ora che il capolinea del corridoio 5 è sparito, la Val di Susa non è più un tassello all’interno del (favoleggiato) asse portante Est-Ovest dei trasporti europei: tutto si riduce ad una mera questione di traffico fra Italia e Francia. E in questa prospettiva, la sua utilità è discutibile, basti pensare che già tra il 2000 e il 2009 (quindi prima della crisi economica) il traffico merci con la Francia attraverso i tunnel autostradali del Frejus e del Monte Bianco era crollato del 31%, mentre attraverso il tunnel ferroviario del Frejus si era addirittura dimezzato.
Il cosiddetto Governo dei Professori non ha ancora dato udienza ai 360 docenti universitari e ricercatori che chiedono di “ripensare” il Tav “sulla base di evidenze economiche, ambientali e sociali”. Di contro, recentemente ha diffuso un dossier per spiegare agli italiani le ragioni del “sì” nel quale, anche se prendendola alla larga, si trova ad ammettere che “I flussi di interscambio Italia-Francia nel quadrante ovest (da Ventimiglia al Monte Bianco) sono stati negli ultimi dieci anni costanti in quantità (fra 38 e 40 milioni di tonnellate) ed in valore (circa 70 miliardi d’interscambio)”. Pur tuttavia – continua imperterrito l’opuscoletto – il Tav s’ha da fare anche se il traffico con la Francia non aumenta da 10 anni, perché la linea ferroviaria attuale “è come una macchina da scrivere nel mondo dei computer”. Non è che una delle tante bugie. Bisognerebbe piuttosto dire: “la linea attuale è come l’hard disk di un pc non nuovo occupato per un decimo, che il governo vorrebbe cambiare con un costoso server”.
In ogni caso ora il corridoio 5 non porta più da nessuna parte: si arresta di brutto al confine portoghese. E’ sempre esistito solo sulla carta e ora anche sulla carta diventa un vicolo cieco. Vogliamo ugualmente intestardirci a costruirne un pezzo?
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