Reddito ed ecologia: due proposte di legge per il Veneto
Adesso possiamo metterci la firma. Le ultime formalità burocratiche sono state espletate e i moduli vidimati dall’ufficio protocollo della Regione Veneto sono già a disposizione del comitato promotore. L’obiettivo ora è quello di raccogliere nel tempo più breve possibile, le 5000 firme necessarie a far arrivare nell’aula del Consiglio regionale le due proposte di legge di iniziativa popolare. Nei prossimi giorni, assicurano gli attivisti del comitato promotore, saranno organizzati banchetti e volantinaggi informativi in ogni piazza del Veneto. In queste ultime ore, è stato messo on line un sito all’indirizzo http://2propostexilveneto.blogspot.it dove possiamo informarci sui luoghi in cui saranno ubicati i banchetti per la raccolta firme. Sempre nel sito sopraindicato, sono consultabili i testi completi dei documenti da sottoscrivere e sarà possibile intervenire direttamente nelle discussioni esprimendo dubbi, critiche, suggerimenti.
Le due proposte di legge in questione, una sul reddito minimo di cittadinanza e l’altra sulla riconversione ecologica dell’economia, sono stati presentati ufficialmente in un incontro con la stampa svoltosi il 9 febbraio scorso al municipio di Mestre e hanno avuto come primi firmatari l’assessore all’ambiente del Comune di Venezia, Gianfranco Bettin, e il consigliere comunale Beppe Caccia della lista In Comune. Tra i partecipanti, numerosi amministratori locali, esponenti sindacali e politici, attivisti dei movimenti a difesa dei beni comuni di tutto il Veneto, tra cui Beatrice Andreose, Cinzia Bottene, Federico Camporese, Danilo e Roberto Del Bello, Olol Jackson, Renata Mannise e Mario Nalin.
Le due proposte di legge affrontano complessivamente il problema della crisi economica (oltre che politica e sociale) che stiamo attraversando partendo da due presupposti fondamentali ed irrinunciabili: la tutela dell’ambiente e la difesa del minimo vitale. Di fronte all’economia dell’insostenibilità che pretenderebbe di mercificare anche quanto rimane dell’ambiente e dei diritti nel nome di una santa crociata che, checché se ne dica, non ha certo l’obiettivo di salvare l’Italia dal fallimento ma piuttosto quello molto meno etico di ricapitalizzare (a spese nostre!) un sistema bancario oramai alla frutta, le nostre due proposte di legge ribaltano la questione, affermando che, per dirla con gente che la vede lunga come zapatisti, “otro mundo es posible”, un altro mondo è possibile, oltre che necessario. Diritti e ambiente non sono merci, non si vendono e non si comprano, ma al contrario sono proprio questi i pilastri da cui far ripartire una economia sostenibile che punti ad un benessere diffuso e non a concentrare risorse e ricchezza. Un esempio molto pratico in questo senso, sono le numerose aziende legate alla green economy che continuano a godere di un fatturato in continua crescita nonostante l’assenza, nel nostro Paese, di un sistema di incentivi atti a favorire chi l’ambiente lo tutela e non lo sfrutta.
E questo è proprio l’obiettivo della prima proposta di legge: istituire fondo triennale di 450 milioni di euro finalizzato alla riconversione in chiave ecologica di industrie oggi inquinanti, obsolete e nocive.
La seconda proposta di legge chiede l’istituzione di un fondo regionale per combattere la precarietà e le nuove povertà che escludono sempre più persone da diritti fondamentali come quello alla casa, alla mobilità, alla salute, al sapere. Un fondo tutt’altro che utopico e che è previsto dallo stesso Parlamento Europeo ma che l’Italia, così come la sola Grecia, non ha mai messo in bilancio. La proposta prevede un reddito minimo di cittadinanza di 750 euro mensili per chiunque, residente nella Regione Veneto da almeno due anni, dimostri di essere disoccupato da perlomeno sei mesi.
Lette nel loro complesso, queste due proposte di legge di iniziativa popolare, – partite dal basso e slegate delle logiche di partiti che non hanno ancora capito di essere morti e sepolti – portano avanti un nuovo modo di fare politica. Una politica partecipata, capace di confrontarsi con problemi concreti e di operare scelte anche radicali. Soprattutto, queste due proposte di legge, ci indicano una strada da percorrere. L’unica possibile per superare la crisi in cui è precipitato questo triste sistema economico che non ha più risorse per sostenersi. La strada della difesa dei diritti e della tutela dell’ambiente. Perché, lo abbiamo già scritto?, otro mundo es siempre posible.