Muro contro muro
Da qualche giorno sto raccontando quello che penso su quanto sta accadendo oggi in Italia rispetto all’esplosione e alla vittoria di fatto dei 5 Stelle. LA discussione, diciamolo, non è andata molto bene. Rare volte, tra le centinaia di commenti lasciati da elettori 5S, vi sono stato un entrare nel merito o un tentativo di dialogo, per lo più è arrivato lo sfottò o l’accusa di essere un colluso o un fesso. In parte questo è naturale, la mia antipatia per Grillo è dichiarata da anni, ma è anche vero che non si estende indistintamente a chi ha votato 5S (solo a chi mi manda a quel paese). Capisco anzi la scelta, pur non condividendola, considerando l’incapacità dei partiti tradizionali di intercettare i malumori di chi questa crisi la subisce e fatica a sopravvivere. Ma, sarà che ho fatto del dubbio il mio strumento per leggere il mondo, quando mi ripetono che sono il futuro, che sono nel giusto e che nessuno li fermerà, non riesco a non trovarli inquietanti. Mi fanno senso i portatori di luce, senza mediazioni o sbavature, soprattutto se vincono le elezioni, come chi dice di muoversi anche per il mio bene, usando la parola “intellettuale” come sinonimo d’inutile cacadubbi. Parliamoci chiaro, mi accadeva la stessa cosa quando discutevo con i leghisti e questi mi gridavano in faccia che era finita con Roma ladrona e che se non lo capivo ero un ladro anch’io o un comunista. E non ho mai pensato di essere un intellettuale: quelli scrivono sul Corriere della Sera non su un blog.
Ma se la base leghista non vedeva l’ora che i propri rappresentanti mettessero il culo sulla poltrona e decidessero – con quali risultati l’abbiamo poi visto – la base 5s viceversa sembra desiderare l’opposto. Anzi, le reazioni più stizzite avvengono quando ricordo loro che la loro identità è cambiata da quando i loro rappresentanti cominciano ad avere in mano le leve del potere parlamentare. Che poi decidano di non utilizzarle, per esempio non contribuendo a formare un governo o non appoggiandone uno, è una scelta lecita, ma della quale tutti i cittadini di questo paese possono chiedere loro conto, non solo iscritti o simpatizzanti. Se per esempio fossi un imprenditore in crisi o un esodato, non vedrei l’ora che s’insedi un nuovo governo che vari iniziative a mio sostegno.
Di fronte a queste osservazioni, però, le reazioni della base 5s sono immediatamente di derisione e rifiuto. Le richieste di formare alleanze sono bollate come strategie indotte dal Pd e propagandate da infiltrati, che è il modo più veloce per non entrare nel merito.
Questo mi porta a pensare che lo smarrimento che percorre la sinistra italiana, per motivi opposti, esista anche all’interno dei 5S. Se la sinistra deve elaborare una sonora sconfitta inaspettata (non solo loro, ma degli altri al momento mi frega poco), i 5S devono elaborare una traumatica vittoria. Prima di tutto perché si sono affidati a un sogno e, anche se non l’ammettono, temono di venire delusi dalla realtà, ed è comprensibile. Secondariamente perché si sono sempre visti come un pungolo degli altri e adesso non riescono a calarsi nel ruolo di chi viene pungolato. E, terza cosa, il collante che li tiene insieme è un collante debole, formato in gran parte da protesta e rabbia verso i partiti tradizionali, odio per la finanza e le strategie di austerity europea, e dalle parole d’ordine di Grillo e Casaleggio. Condividono alcuni punti programmatici, soprattutto eredi delle lotte sul territorio e di un’idea di politica pulita, ma mancano un’ideologia o un credo condiviso più complesso e articolato che aiuti a decifrare il presente e l’imprevisto. D’altronde, come potrebbe essere? Abbiamo visto dai flussi elettorali che i 5 S hanno preso voti da tutti gli schieramenti politici: Pd, Pdl, Lega, Mani Pulite, Sel… un collante ideologico forte lo avrebbe impedito. Non a caso dichiarano il superamento del concetto di sinistra e destra.
Se questo è, però, significa che anche i rappresentanti eletti dei 5 stelle provengono da aree politiche e ideologiche differenti, passando dai movimenti No Tav, alle lotte ecologiste all’apoliticità totale, alla vicinanza alla destra sociale. Che cosa succederà quando sederanno in Parlamento? Vi sono tre scenari possibili. Il primo, che ritengo il più improbabile, è che gli eletti dei 5s non sgarrino mai. Rimarranno sempre fedeli alle decisioni collettive, non cominceranno a vedersi come leader in proprio e non avranno mai dubbi sulle decisioni comunicate o prese da Grillo e Casaleggio. La seconda, che ritengo più probabile, è che quella che appare una compatta falange cominci ad aggregarsi e spaccarsi attorno a temi ideali, gravitando attorno alle aree di provenienza. Vedremo quindi 5stelle finire nel gruppo misto oppure transitare in altri partiti, oppure dichiarare che sono i vertici ad aver tradito la causa fondando la loro versione di 5S duri e puri, com’è già accaduto a livello locale. A questi due scenari se ne aggiungerà un terzo, quando gli interessi personali di alcuni prevarranno sulla fedeltà. Qualcuno di loro comincerà a porsi dei dubbi sul fatto di continuare a devolvere il 75 per cento dello stipendio, cambierà idea sul fatto di ritirarsi al secondo mandato (soprattutto se il primo è durato solo pochi mesi) e si presenterà con un altro partito, comincerà ad accettare prebende, poltrone, cattedre, alleanze e inciuci. Credo che questo sia quello che teme di più anche Grillo, che non a caso vuol fare diventare immediatamente di legge il fatto che dopo due mandati non ci si possa più ricandidare. E’ uno dei pochi modi per togliere fonti di tentazione al proprio interno, perché si rende perfettamente conto del fascino che potere e quattrini esercitano. Se sai che non potrai essere rieletto nemmeno in altre liste, molti motivi di cambio di casacca vengono a cadere.
A ogni modo, una cosa è certa. Sia che si muovano compatti, sia che esplodano in mille rivoli, i 5S hanno portato a uno straordinario rinnovamento del parlamento italiano. Vi è stata un’immissione di energie nuove, di gioventù e d’idee. Questo è sicuramente positivo, insieme al fatto di stare ponendo gli altri partiti di fronte all’imperativo di rinnovarsi o sparire. Se diventerà una vera rivoluzione o semplicemente un ricambio delle élite è quello che staremo a vedere.