Ponte delle Alpi, il paese “Riciclone” troppo bravo per il Crescitalia
la raccolta differenziata e ridotto le tariffe con una propria società
che ha bilanci in utile.
Le nuove regole del governo penalizzano questo modello.
Appello a Monti
Duecentomila italiani hanno conosciuto Ponte delle Alpi (8500 abitanti) visitando la mostra “Stazione Futuro” alle Officine Grandi Riparazioni di Torino. La mostra, allestita per il 150° anniversario dell’unità d’Italia, celebrava questa cittadina veneta tra le realtà più innovative del paese, grazie alle straordinarie performance nella gestione dei rifiuti.
Vincitore negli ultimi due anni del premio di Legambiente “Comune più riciclone d’Italia”, Ponte delle Alpi vanta una serie di record: raccolta differenziata porta a porta all’89% contro il 30% della media italiana, riduzione della produzione di rifiuti da discarica (quattro volte meno che in Italia) e delle tariffe per i cittadini (160 euro a famiglia contro 240 euro di media nazionale).
Record ottenuti in soli quattro anni. Nel 2007, infatti, la giunta decide di gestire i rifiuti in proprio, creando una società ad hoc, la Ponte Servizi Srl, per avviare la raccolta porta a porta. Ma senza sprechi: niente consiglio di amministrazione, dipendenti spostati da altri uffici comunali, costi ridotti all’osso, esperti senza casacche politiche nei ruoli chiave. Risultato: differenziata quadruplicata, riduzione dei rifiuti prodotti (-91%) e delle tariffe (-15%), bilanci in utile.
Oggi Ponte delle Alpi viene considerato un esempio da copiare non solo nell’Italia delle eterne emergenze rifiuti, ma anche in Europa. Nei giorni scorsi l’assessore all’ambiente Ezio Orzes è stato convocato a Bruxelles per illustrare le caratteristiche del “modello Ponte delle Alpi”, che l’Unione Europea vuole utilizzare per promuovere “pratiche virtuose” nella gestione dei rifiuti.
Sarebbe una bella storia italiana, se negli stessi giorni il decreto “CrescItalia” del governo Monti non contenesse una norma che seppellisce il “modello” tanto celebrato e studiato in Italia e all’estero. La norma obbliga i Comuni, anche quelli virtuosi (perfino quelli più virtuosi dei tedeschi!) a chiudere le proprie società di gestione e a bandire una gara per l’affidamento del servizio ai privati.
“Le regole sugli appalti premiano i soggetti che azzardano il massimo ribasso con logiche di dumping, servizi peggiori e manodopera mal pagata, salvo poi aprire contenzioni con gli enti locali e alzare i prezzi. Una follia“, spiega l’assessore Orzes, che insieme ad altre decine di comuni veneti, che gestiscono i rifiuti di 1,2 milioni di persone con ottimi risultati, ha scritto una lettera al premier Mario Monti proponendo un semplice emendamento: obbligo di affidamento all’esterno dei servizi pubblici per i Comuni spreconi e inefficienti, mentre chi ha una gestione efficiente (bilanci in utile, investimenti nel servizio, tariffe basse, rispetto dei parametri ambientali di eccellenza) può continuare a fare da solo. Cosa che peraltro fanno anche in Germania (il 35% dei lavoratori del settore sono in aziende pubbliche), Francia (12%), Svezia (35%).
Nel settore ambientale, la Germania ha 1336 società pubbliche, l’Italia solo 512. Ha senso chiudere le migliori?Sulla loro proposta i Comuni virtuosi hanno chiesto adesioni nel mondo politico e intellettuale. Non c’è molto tempo per evitare che Ponte delle Alpi si trasformi da “Stazione Futuro” a “Stazione Passato”.
Giuseppe Salvaggiulo
Torino 25/02/2012