È stato notificato in questi giorni a tre compagnə antifascistə un decreto penale di condanna per i fatti avvenuti il 7 luglio 2020, giorno di commemorazione delle vittime dell’eccidio a Schio.

Già da un paio di anni un gruppetto di neofascisti approfittava della circostanza per organizzare dopo la messa un macabro corteo che si dirigeva verso le ex carceri – luogo dove avvenne l’eccidio – strumentalizzando nella retorica neofascista questo evento storico e ostentando simboli e slogan fascisti. Queste provocazioni non avevano nulla a che vedere con il ricordo delle vittime.

La cittadinanza democratica ed antifascista decise di scendere in piazza, dichiarando apertamente che non avrebbe più tollerato lo svolgersi del corteo neofascista e che si sarebbe opposta anche con la propria fisicità per impedirlo.

La manifestazione antifascista decise pertanto di muoversi, ma le forze dell’ordine si misero ancora una volta a protezione dei neofascisti, caricando brutalmente lə antifascistə.

Questo scontro portò i familiari delle vittime a organizzare la messa in forma privata, negando quindi la possibilità ai neofascisti di sfilare per la città negli anni successivi.

A distanza di tre anni da quella data però tre militantə hanno ricevuto un decreto penale di condanna perché il corteo si mosse, senza inoltre rispettare la distanza di un metro tra le persone.

Riteniamo che tali condanne siano un attacco inaccettabile, giunto all’interno di un quadro politico che si fa sempre più fosco e pesante, caratterizzato da un governo di estrema destra che indirettamente legittima un pensiero di chiara impronta fascista.

Solo per citare alcuni tra gli esempi più eclatanti, ricordiamo le parole di La Russa, attuale presidente del Senato, sui fatti di Via Rasella, ma anche le sue esternazioni intrise di sessismo a difesa del figlio accusato di stupro; oppure l’opera di criminalizzazione delle ONG che salvano vite umane in mare portata avanti dal Ministro dell’Interno Piantedosi, per non parlare delle sue vergognose dichiarazioni fatte subito dopo la strage di Cutro.

Ancora, nel nostro territorio la sindaca di Rosà ha negato l’autorizzazione allo svolgimento della “pastasciutta antifascista” nel comune; lo striscione intimidatorio appeso dal MIS presso Porto Burci; l’utilizzo sui social da parte dell’assessore allo sport di Schio dello slogan fascista “boia chi molla.”

Alla luce di tutto ciò, vogliamo pertanto ribadire la necessità di contrastare il fascismo, in qualsiasi forma e luogo quest’ultimo si ripresenti, in maniera puntuale e determinata, cosa che è stata fatta anche in occasione del 7 luglio 2020.

Esprimiamo la nostra solidarietà e il nostro pieno sostegno allə militantə colpitə da questi provvedimenti giudiziari. Tali misure non riusciranno minimamente a scalfire la capacità della comunità antifascista di presidiare il proprio territorio ed opporsi con ogni forma al pensiero fascista, perché in piazza quel giorno c’eravamo tuttə e perché siamo tuttə antifascistə!