Sono passati quattro mesi da quando alcun* attivist* sono partiti da Schio lungo la rotta dei Balcani, all’interno del progetto della staffetta solidale #overthefortress, per portare solidarietà ai migranti in viaggio e per narrare e supportare le loro pratiche quotidiane di resistenza e di emancipazione.
L’azione di monitoraggio e aiuto lungo i confini non si è mai arrestata; la situazione che si è venuta a dare ora in Grecia però, in particolar modo a Idomeni, ma anche in altri confini, richiede un’immediata mobilitazione collettiva, pubblica, numerosa e rumorosa, che possa attivare ed estendere reti di solidarietà più forti, una maggiore informazione corretta e soprattutto che abbia la capacità di fungere da megafono per le richieste dei diritti di tutte quelle persone che la governance europea continua ad ignorare. La stessa Europa che pensa ai pranzi di gala invece di rimuovere i confini che trattengono e rinchiudono migliaia di persone.
Questa non è l’Europa che vogliamo: è finito il tempo in cui le immagini e le notizie che ci arrivano dai confini ci lasciano indifferenti o muovono in noi quella sterile ed empatica commozione che ci indigna per un secondo e ci fa poi andare oltre come nulla fosse.
E’ ora di sostenere le lotte di chi giustamente cerca un futuro migliore, una vita degna a cui tutti abbiamo il diritto di aspirare!
E’ ora che l’Europa si prenda le sue responsabilità e che apra un canale umanitario che permetta a chi scappa da guerra e miseria di muoversi liberamente e in sicurezza.
In questo quadro si posiziona la carovana che partirà il 25 marzo verso il confine greco macedone.
Lo scopo della carovana è sia quello di portare aiuti concreti al campo di Idomeni, sia quello di prendere contatto con realtà territoriali che stanno operando nelle zone di confine per collaborare con loro. Per portare avanti queste iniziative la campagna #overthefortress promuove un crowdfunding (http://linkpdb.me/9878), i cui fondi verranno utilizzati per acquistare materiali utili e noleggiare i mezzi di trasporto per raggiungere le zone di confine.
Anche alcun* attivist* scledensi si uniranno a questa carovana, per portare aiuto e sostegno concreto al confine greco macedone, con un occhio di riguardo per la situazione delle donne migranti la cui narrazione passa spesso in secondo piano.
Il numero di donne costrette a migrare, alcune sole, altre con i propri compagni e figli, è in continuo aumento di pari passo con l’aumento del flusso di migranti provenienti dalla Siria. La percentuale delle migranti siriane in Grecia è infatti salita al 24% a gennaio 2016 e nel 2015 le donne che migravano in Europa erano il 17%, contro il 20% dei primi due mesi del 2016.
Le migranti che attraversano lo stesso cammino degli uomini spesso scappano da storie di abusi e violenze: lo stupro, infatti, è sempre più usato nelle zone di guerra come vera e propria arma, e chi fugge da queste situazioni si trova, suo malgrado, a rischiare di affrontarle nuovamente lungo il viaggio e nei campi di ‘accoglienza’ della civilissima Europa.
Partendo da questi pochi dati e avendo ben chiaro che il flusso migratorio fino a poco tempo fa era un’esclusiva, o quasi, degli uomini, pensiamo sia giunto il momento di aprire e costruire dentro questo grande evento storico uno spazio di pensiero rivolto a quella che pur sempre rimane una minoranza numerica e quindi ancor meno considerata.
Gli aiuti nei campi sono stati calibrati in particolar modo per una presenza maschile: spesso, si trascura che il sostegno sanitario e psicologico di cui hanno bisogno le richiedenti asilo è diverso e che esso dev’essere continuativo anche all’interno del campo di arrivo, dove il rischio di abusi continua. Inoltre è necessario considerare le malattie sessualmente trasmissibili che possono essere state contratte e dare la possibilità di intraprendere aborti sicuri. Nei campi si devono quindi creare luoghi protetti in cui non ci sia pericolo di subire ulteriori violenze e organizzare l’assistenza considerando che dalla loro vita dipende spesso anche la vita dei bambini che con loro intraprendono il viaggio, anch’essi in continuo aumento.
E’ fondamentale secondo noi tracciare e definire delle linee guida chiare che riguardino l’accoglienza delle donne, perché non si possono ignorare le loro diverse esigenze e le discriminazioni di cui sono oggetto in quanto tali, loro come anche i migranti lgbti, le cui richieste di protezione sono ancora rifiutate da alcuni paesi dove le discriminazioni da loro subite non vengono considerate persecuzioni a tutti gli effetti (tra cui Spagna, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Bulgaria). Questi migranti incorrono in problematiche diverse da quelle del maschio eterosessuale, proprio per il fatto che non incarnano questo modello.
Non basta chiedere l’abbattimento dei confini, serve un’accoglienza che tenga conto delle differenti esigenze che hanno le donne migranti, sole o con i loro figli, così come quelle dei migranti lgbti che intraprendono questo viaggio per una vita migliore.
Collettivo Starfish
Csa Arcadia