L’appello del mondo della cultura napoletano contro Equitalia
Appello – Chiudere Equitalia: andiamo oltre il tabù
Scrittori, musicisti, registi, attori, giornalisti, contro Equitalia
Il profondo malessere sociale che emerge dai drammi di queste settimane interroga il sentimento civile di tanti.La svolta privatistica nella gestione dei crediti pubblici, che in Italia è rappresentata da “Equitalia” (una spa, seppure a capitale pubblico), rientra in quel grave fenomeno internazionale di privatizzazione dell’interesse pubblico che pone nelle mani di pochi i destini di milioni di cittadini e riduce la vita a fenomeno di mercato. Il modello Equitalia non è una “modalità di riscuotere tasse e tributi”, ma troppo spesso la logica estrema di un profitto aziendale che si nutre delle vicissitudini e delle difficoltà delle persone, delle loro biografie e delle loro inadeguatezze in una fase di recessione. La nascita di questa società infatti ha obiettivamente introdotto comportamenti particolarmente spregiudicati e giuridicamente aggressivi, che in teoria dovrebbero servire a recuperare l’evasione fiscale, ma troppo spesso si traducono in dinamiche asfissianti proprio per le fasce più deboli della popolazione. Interessi sul debito che rapidamente decollano verso percentuali impressionanti, pignoramenti e ipoteche anche su beni primari (come la casa di abitazione), cartelle esattoriali spropositate e gestite iniquamente nel solo interesse dei creditori, senza riguardo per i debitori, aggrediti da modalità che cercano di ricavare il massimo guadagno dalle loro difficoltà. Per non parlare dell’ulteriore tasso (“aggio”) del 5% che viene incassato dalla stessa Equitalia…Si tratta spesso di lavoratori dipendenti, pensionati, precari, artigiani…Mentre i grandi evasori fiscali hanno strumenti legali ed extra-legali molto più efficaci per sottrarre i propri profitti alla leva fiscale. Questo produce una percezione sociale di ingiustizia che non va assolutamente sottovalutata perchè sta paradossalmente affermando il principio per cui ad essere illegale é la povertà! Non possiamo dimenticare che il contesto in cui viviamo è quello della crisi economica più importante dalla fine della seconda guerra mondiale e che insieme alle cosiddette “politiche di austerity” ha accresciuto pesantemente un disagio sociale già molto diffuso nel Sud. Perciò proprio Napoli può essere un punto di partenza di una riflessione che riguarda l’Italia intera.Come in un quadro rovesciato rispetto a qualche decennio fa, infatti, non viviamo più nel paese dei piccoli risparmiatori, ma in una società in cui il debito rischia di diventare una condizione di cittadinanza che assedia a vita tantissime persone. Una vera e propria fabbrica di cittadini indebitati che preoccupa per il futuro e per la qualità della vita democratica nel paese.Per affrontare questi nodi non può più essere un tabù prendere in considerazione forme di moratoria del debito per le fasce deboli della popolazione e la fuoriuscita da un sistema privatistico del recupero crediti degli enti pubblici che non va in sintonia con principi di giustizia e di equità sociale.