Vicenza- No Dal Molin in difesa della falda e contro i danni prodotti dalla base “accolgono” l’ambasciatore Usa in visita al cantiere
Questa mattina, in occasione della visita del console Usa al cantiere della base Dal Molin, accompagnato dal governatore veneto Luca Zaia e dal sindaco Variati, gli attivisti No Dal Molin hanno organizzato un presidio di fronte all’entrata in Viale Ferrarin. Sono arrivati con scope e secchi, in maniera ironica per porre l’attenzione sul danneggiamento del sistema di drenaggio della falda che ora ha creato dei veri e propri laghi nel Parco della Pace.
L’ambasciatore statunitense quest’oggi ha avuto modo di vedere con i propri occhi le strutture per la costruzione delle quali la falda acquifera vicentina potrebbe aver subito danni irrimediabili.
Ora, invece di presentare improbabili certificazioni sulla falsa sostenibilità ambientale della base, gli statunitensi dovrebbero iniziare a quantificare i danni e a versare a Vicenza le risorse necessarie a ripristinare il sistema di drenaggio e a mettere in sicurezza la falda, mentre il commissario Costa dovrebbe chiedere scusa ai vicentini e dimettersi per le false rassicurazioni che ha dato negli anni passati, oggi palesemente smentite dai fatti.
Dicono gli attivisti No Dal Molin:
“Da questo punto di vista, ci aspettiamo dal sindaco un’intransigente tutela di Vicenza e dei vicentini: chi ha danneggiato deve pagare e, se vi sono ulteriori rischi per il territorio vicentino, devono essere prese misure preventive volte a evitare ulteriori e peggiori disastri.
E’ con queste parole d’ordine che, questa mattina, abbiamo presidiato la rotatoria di via Ferrarin circondati da un inutile servizio d’ordine – con grande spreco di risorse pubbliche – che, ancora una volta, è stato schierato contro i vicentini e a difesa di chi mette a rischio la sicurezza e i beni comuni del territorio che viviamo.”
APPROFONDIMENTI DAL SITO NO DAL MOLIN
Falda: danni sempre più gravi e permanenti
Da quanto emerge dalla relazione redatta da Provincia, Arpav e Centro Idrico di Novoledo i danni alla falda acquifera potrebbero essere ben più gravi di quanto l’assessore provinciale Pellizzari vorrebbe far credere: non vi sarebbe, infatti, soltanto un ostacolo al naturale scorrimento dell’acqua dovuto alle palificazioni, ma anche un danno permanente alle struttura del terreno che ospita la falda dimostrato anche dalla presenza di trielina.
La possibile interconnessione tra più livelli di falda rappresenta un pericolo, nonostante Pellizzari lo voglia negare: se questo fatto sarà confermato, infatti, non sarà più garantita la divisione delle falde più profonde da quelle superficiali, e gli inquinanti saranno liberi di percolare dalla superficie fino in profondità con danni irreversibili per la qualità dell’acqua.
Cosa succederà quando le officine meccaniche della nuova base statunitense apriranno e olio e benzina finiranno nei terreni, scivolando verso il basso lungo i varchi aperti dalla palificazione? Invece di fare il pompiere, Pellizzari cerchi risposte a domande come questa.
mercoledì 28 marzo 2012
«Ostacolato il deflusso verso il Bacchiglione»
L DOSSIER. L’analisi di Provincia, Arpav e Centro idrico di Novoledo La relazione segnala anche tracce di trielina e valori elevati di arsenico manganese e ferro
La falda è più alta nel lato est, dove sorgerà il parco della pace Riflettori puntati sui 3.800 pali che sostengono la Ederle 2. Ancora una volta è la palafitta allestita nel lato ovest dell’ex aeroporto a finire sul banco degli imputati.
Nella relazione della commissione composta da Provincia, Arpav e Centro idrico di Novoledo i pali vengono nominati in più di un passaggio. Cercando spiegazioni alle differenze di livello tra lato ovest (dove è stata costruita la Ederle 2) e lato est (dove sorgerà il parco della pace) Filippo Mion (servizio acque interne area tecnico-scientifica di Arpav), Lorenzo Altissimo (direttore del Centro idrico di Novoledo) e Teresa Muraro (funzionario della Provincia), i tecnici che firmano il documento, scrivono: «A nostro avviso la circostanza può essere spiegata con l’ostacolo che le migliaia di pali infissi possono creare al deflusso verso il Bacchiglione della falda più superficiale».
La falda, secondo gli esperti, «avrebbe risposto in modo diverso tra “prima” e “dopo” l’infissione dei pali. mentre le quote medie assolute della falda misurate nei piezometri lato fiume hanno mostrato un incremento medio di 26 centimetri tra la fase antecedente e quella successiva all’infissione dei 3.800 pali, l’incremento medio misurato nei piezometri sul confine est della nuova base hanno mostrato nello stesso periodo un incremento di 70 centimetri». Morale: la falda a est sfiora il piano campagna, con la formazione di aree stagnanti, complice soprattutto l’interruzione del reticolo di drenaggio costruito nel 1929 per tenere all’asciutto la pista di volo.
Nella relazione si fa riferimento anche alle analisi chimiche delle acque: «Si evidenziano superamenti dei limiti di legge per quanto riguarda le acque potabili per i parametri di arsenico, manganese e ferro. Queste sostanze sono spesso presenti nelle acque di falda della media e bassa pianura veneta e la loro origine spesso è da attribuire a condizioni naturali». Infine, la relazione sottolinea «in cinque piezometri la presenza di tracce di tricloroetilene», meglio conosciuta come trielina. «Assente fino a giugno 2009 compare in quasi tutti i campionamenti successivi.
La presenza di questo composto, ripetutamente segnalato nelle falde profonde e qui rinvenuto anche nella falda più superficiale, merita un approfondimento perché potrebbe significare una interconnessione tra più livelli di falda dovuta all’infissione delle migliaia di pali fino a 15-20 metri di profondità». Ed è per meglio interpretare questi dati, il Comune ha chiesto la convocazione del tavolo tecnico sul Dal Molin.G.M.M.
Tratto da Il Giornale di Vicenza