Trattamento di residui e cemento prodotto da rifiuti

Gli scenari del nuovo Piano di Gestione dei Rifiuti Urbani e Speciali della Regione Veneto

11 / 4 / 2013

 

Con Delibera 5 marzo 2013 n. 264 la Giunta regionale del Veneto ha adottato il nuovo Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani e Speciali anche pericolosi. Passati i 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (BUR n.25 del 15 marzo 2013) per presentare osservazioni e dopo che verrà analizzato dalla commissione consiliare regionale competente, il Piano verrà discusso, approvato e reso operativo in Consiglio regionale.

Siccome siamo di fronte ad un documento di programmazione importante per la qualità della nostra vita e dell’ambiente in cui viviamo è il caso di analizzarlo attentamente. La prima cosa che salta agli occhi è che si tratta di due Piani in uno, adottati e poi approvati con un unico procedimento attraverso una prassi inusuale. Infatti il Piano adottato si divide nel Piano di Gestione dei Rifiuti Urbani e nel Piano di Gestione dei Rifiuti Speciali e il motivo di questa operazione è dovuto ai ritardi cronici nella programmazione della Regione Veneto (basta pensare che non ha mai visto la luce nella lunga gestione Galan e neanche ora con Zaia il Piano Eenergetico regionale). Infatti, se il Piano relativo ai rifiuti urbani (RU) segue il precedente Piano approvato nel 2004, il Piano sui rifiuti speciali non è mai stato approvato ma solo adottato nel lontano 2000. Questo ha consentio alla Regione Veneto di operare in questo delicato settore con delibere di giunta, provvedimenti, decreti e proroghe di autorizzazioni, saltando il controllo e l’approvazione dell’assemblea legislativa regionale. Mettendo insieme i due Piani si semplifica sicuramente l’iter che porta all’approvazione ma si rende molto più complesso lo studio del documento da parte di chi voglia portare osservazioni allo stesso ed anche a chi dovrà, in ultima istanza, approvarlo.

Gli obiettivi del Piano, sia per la gestione dei RU che per quelli speciali,  puntano alla valorizzazione delle capacità impiantistiche esistenti grazie alle nuove opportunità offerte dalle recenti novità legislative che hanno introdotto la definizione di combustibili solidi secondari o CSS. Il Decreto del Ministro dell’Ambiente n.22 del 14 febbraio 2013, in pratica consente di bruciare rifiuti urbani in impianti industriali specifici, cioè cementifici e centrali termoelettriche. I CSS cessano per decreto di essere definiti rifiuti per essere tranquillamente utilizzati nei processi produttivi come materia prima. In tal modo si apre la strada all’utilizzo dei residui da rifiuto come materie prime nei cementifici che diventano inceneritori senza esserlo effettivamente e si rilancia la produzione del combustibile derivato da rifiuto o CDR che, pur essendo stato il pilone portante del Piano di Gestione dei Rifiuti Urbani approvato nel 2004, non è mai riuscita a decollare, grazie anche – lo ammettono gli stessi progettisti del Piano – all’opposizione sociale delle popolazioni sul territorio veneto.

Se il Piano sui RU punta decisamente al potenziamento delle capacità produttive degli impianti di trattamento meccanico-biologico o TMB (che possono produrre CDR) e all’opportunità di conferire come materia prima a cementifici e centrali termoelettriche rifiuto derubricato in CSS, quello relativo ai rifiuti speciali, punta al recupero energetico attraverso la valoriazzazione dei CSS negli impianti industriali in sostituzione dei combustibili fossili tradizionali. Se si aggiunge che entrambi i Piani puntano a ridurre le quantità di rifiuti urbani e speciali conferiti fuori regione per conferirli negli impianti presenti in Veneto, diventa chiaro che il trattamento-l’incenerimento-il recupero energetico da rifiuti diventa l’obiettivo principe del Piano.

Le ridicole valutazioni ambientali dichiarate nello Studio Ambientale allegato al Piano confermano il disegno prefissatosi dalla Giunta regionale e le facilitazioni che si vorrebero offrire ai cementieri, all’ENEL e alle società miste pubblico-privato che gestiscono gli inceneritori e gli impianti di TMB. La V.INC.A (Valutazione di Incidenza Ambientale) infatti, dopo averci informato che gli impatti ambientali maggiori sono dovuti alle emissioni di polveri e rumori, associati al traffico veicolare e alla movimentazione dei mezzi e dei macchinari degli impianti, dichiara che “rispetto agli impianti di termovalorizzazione […] l’impatto di un inceneritore dotato delle migliori tecnologie disponibili sulla qualità dell’aria è talmente basso da essere indiscernibile e compatibile con le emissioni di attività urbana e in particolare del traffico veicolare (rif. “Inceneritori e ambiente” Moniter).” Cioè, secondo questi raffinati esperti ambientali, la scelta migliore è quella di collocarlo nei centri abitati come ha fatto l’amministrazione di Padova con l’inceneritore San Lazzaro.  La V.INC.A ritiene trascurabile l’impatto sulla matrice acqua come quello sul suolo e sul paesaggio per un semplice motivo: il Piano non prevede nuovi impianti. Ci si può fidare di analisti di questo livello?

Eppure a guardare i dati riportati nei Piani, specie in quello relativo ai RU, la situazione sarebbe eccellente, grazie anche alla crisi economica che ha ridotto la produzione di rifiuto, per adottare azioni che vadano nella prospettiva indicata da “Rifiuti Zero”.

I RU pur essendo aumentati del 1,6% nel 2010 rispetto al 2009 sono in diminuzione e i dati e le stime relative al 2011 e 2012 lo dimostrano (produzione pro capite di rifiuti in riduzione del 4,5% nel 2011 e del 5% nel 2012). Anche i Rifiuti speciali sono, causa la crisi economica, in diminuzione mentre per entrambi sono aumentati i rifiuti residui, cioè quanto prodotto dal trattamento dei rifiuti.

Concentrando maggiormente l’attenzione sulla gestione dei rifiuti urbani, si può notare come il conferimento in discarica sia costantemente in calo (ben 27,3% in meno nel 2010 rispetto al 2009) mentre la raccolta differenziata sia aumentata ancora nel 2010 e si sia raggiunta e superata ormai la soglia del 50% di differenziata. E’ diminuito del 7,7% nel 2010 il conferimento di rifiuto al pretrattamento, cioè alla produzione di CDR e biostabilizzato, mentre il quantitativo di rifiuto incenerito rimane stabile (8,5%).

Concentrandosi sui dati relativi all’impiantistica esistente, nel 2010 il conferimento di rifiuto secco residuo e di rifiuto proveniente da altri impianti (CER 191212 – si tratta di rifiuto generato normalmente da trattamento meccanico di RU, quindi di scarto di rifiuto) verso impianti di TMB è stato di poco più di470.000 t.. In Veneto ci sono 8 di questi impianti di cui 6 autorizzati alla produzione di CDR i quali nel 2010 hanno prodotto il 36% di questo combustibile rispetto al totale di rifiuto trattato(dato in linea con gli anni passati, anche quelli pre-crisi economica) e, di questo, il 26% circa è stato utilizzato nella centrale ENEL di Fusina, unico impianto deputato in Veneto al recupero energetico di CDR, mentre il resto è stato esportato fuori regione.

Gli inceneritori sono 3: Fusina, Schio e San Lazzaro di Padova. Grazie all’avvio della terza linea nell’inceneritore di Padova la quantità di rifiuto incenerito nel 2010 è aumentata del 22,6%. Si è incenerito e si incenerisce attualmente, oltre al RU, anche rifiuto ospedaliero e proveniente da trattamento, compreso CER 191212. Questo tipo di rifiuto residuo è aumentato del doppio rispetto al 2009 e tende ad aumentare ancora.

Risulta evidente da questi dati che, per rispettare gli obiettivi del Piano sarebbe necessario incrementare la quantità di rifiuto da conferire a questo tipo di impianti se si vuole ottenere una loro maggiore redditività. Anche se questo non coincide con le performance della raccolta differenziata che dimostrerebbero, invece, come il Veneto potrebbe spingere molto di più sul risparmio di rifiuto a monte, sulla selezione e successivo recupero, riciclo e riuso dei rifiuti prodotti, secondo i principi di “Rifiuti Zero”, favorendo una migliore sostenibilità ambientale e sanitaria della gestione dei rifiuti.

Invece si persegue il potenziamento del trattamento-trasformazione e incenerimento del rifiuto per riempire le tasche di alcuni gruppi industriali e favorire il ciclo di produzione legato al rifiuto, attraverso modalità che consentano di produrre il rifiuto necessario per essere trattato e incenerito, in contraddizione con i principi di riduzione annunciati dallo stesso Piano.

principi di riduzione annunciati dallo stesso Piano.

fiuto necessario per essere trattato e incenerito, in contraddizione con iInfatti se si guardano le potenzialità autorizzate e quelle effettivamente utilizzate da questi impianti si nota che non ci sarebbe tutto questo bisogno di incentivare la produzione e l’efficienza produttiva di questi impianti.

Situazione degli impianti TMB che producono CDR nel 2010
N. Provincia Comune Tipologia Potenzialità

autorizzata

(t/anno)

Rifiuto Urbano (t)

200301

191212 Altro (t) Totale (t)
1 TV Spresiano CDR 84.000 72.877 72.877
2 RO Rovigo BD-BM-CDR 109.200* 48.946 14.561 9.141 72.648
3 VE Fusina CDR 220.000 154.360 7.572 1.719 163.651
4 VE Mirano CDR 60.000 22.711 1.353 13 24.077
5 VI Bassano CDR 22.000 17.279 17.279
6 VR Verona CDR 156.000 124.867 124.867
Totale 624.400

(esclusa la linea BD di Sarzano

441.040 23.486 10.873 475.399

Quadro di sintesi del rifiuto trattato:

470.286 t.

a Trattamento Meccanico Biologico

CDR a recupero energetico 156.389 t.
46.048 t. in Veneto 104.287 fuori Veneto
Inerti, metalli e legno a recupero 15.865 t.
4.221 t. in Veneto 11.744 fuori Veneto
Biostabilizzato da Discarica 25.714 t.
25.714 t. in Veneto 0 fuori Veneto
Scarti a smaltimento in discarica 80.252 t.
76.146 t. in Veneto 4.106 fuori Veneto
Scarti a incenerimento 57.829 t
21.290 t. in Veneto 36.602 fuori Veneto
Scarti a ulteriori trattamenti 117.191 t.
23.099 t. in Veneto 94.092 fuori Veneto
Situazione degli impianti di incenerimento in Veneto nel 2010
Impianto Padova

San Lazzaro

Venezia

Fusina

Vicenza

Schio

Totale

regionale

Tecnologia Griglia Griglia Griglia
Linee 3 1 3 7
Potenzialità (t/g) 520 175 196 891
PCI (Kcal/kg) 2500 2050 3500
Produzione energia elettrica al netto

degli autoconsumi (MWh)

61.346 7.038 17.641 86.025
Rifiuti urbani (t) 96.634 44.140 63.271 204.045
191212 (t) 48.157 1.553 4.146 53.856
Rifiuti sanitari (t) 1.846 0,18 3.718 5.564
Altri rifiuti speciali (t) 1.717 1.320 92 3.130
Totale smaltito (t) 148.353 47.013 71.228 266.594
Residui dal trattamento fumi (t) 7.422 1.770 3.331 12.523
Ceneri pesanti e scorie non pericolose (t) 29.577 9.917 13.356 52.850
Metalli (t) 317 747 1.064
Totale prodotto (t) 36.999 12.004 17.434 66.437

Il Piano del 2004 prevedeva due scenari nel 2010: il primo, legato all’incenerimento con recupero di energia, prevedeva la realizzazione di 3 impianti per un totale di circa 300.000 t/a di rifiuto incenerito; il secondo, legato alla produzione e combustione di CDR in impianti già esistenti e in altri dedicati, prevedeva due linee d’azione, una che incentivava la produzione di CDR e il loro utilizzo negli inceneritori, l’altra che incentivava la combustione di CDR in impianti dedicati come i cementifici. Tutti scenari che non si sono realizzati sia per la capacità sociale nei territori di impedire la trasformazione di fatto dei cementifici in inceneritori, sia per una valutazione sbagliata delle stime sulla produzione di rifiuti e sul loro utilizzo. Siamo in presenza, infatti, di un surplus di potenzialità rispetto ai fabbisogni.

Il Piano si prefigge, quindi, di superare questo stallo grazie alle facilitazioni legislative (CSS) e di aumentare il quantitativo di rifiuto da trattare, incenerire e utilizzare direttamente come materia prima in alcuni impianti industriali. Se lo scenario zero previsto dal Piano lascia sostanzialmente immutata la situazione prevedendo una continuità nel tempo della crisi economica attuale, gli scenari uno e uno bis puntano aduna ripresa economica che giustificherebbe la scelta strategica della  valorizzazione degli impianti esistenti.

Per la sostenibilità ambientale del nostro territorio non arrivano, perciò, buone notizie da questo Piano e per i comitati e le associazioni ambientaliste si apre una nuova stagione di conflitti per impedire che si potenzino inceneritori e si aprano le porte alla produzione di cemento da rifiuti, compresi quelli speciali pericolosi e non.