Le centinaia di immagini e video della tragica morte del piccolo profugo siriano lungo le coste del Mediterraneo, dell’assalto ai “treni della libertà” lungo i confini europei, dell’occupazione da parte dei profughi della stazione centrale di Budapest, chiusa dal governo nazionale, della costruzione del muro di filo spinato in Ungheria e dell’identificazione dei migranti in Repubblica Ceca che vengono marchiati con lettere e numeri, scorrono sotto gli occhi di tutti rievocando i tempi più bui della storia.
Una domanda sorge spontanea di fronte alle migliaia di persone che tentano di entrare in Europa a tutti i costi pur di riuscire a conquistare una vita degna:“Dove stiamo andando?”.
E’ chiaro che questo fenomeno costituisce un fatto epocale, a cui i governi nazionali e l’Europa non stanno dando una risposta concreta ed efficace, ma soprattutto una risposta che dia valore alla dignità delle persone.
Quello che fa rabbrividire, oltre alle immagini sconcertanti che ci continuano a piombare nei salotti di casa, è come l’indignazione che si manifesta nel vedere questi fotogrammi e nell’apprendere certe notizie tragiche svanisca in un attimo e non si concretizzi in nulla, lasciando invece spazio alla discriminazione, all’odio e all’intolleranza.
Le misure attuate dai governi nazionali, che reagiscono principalmente con la chiusura delle frontiere, si sommano alle dichiarazioni, che si traducono spesso in azioni estreme, sostenute da alcune amministrazioni locali e da fantomatici gruppi di “cittadini” manovrati per lo più da esponenti e militanti di destra.
Uno degli episodi più recenti avvenuti nella provincia di Vicenza è la dichiarazione del presidente provinciale, nonché sindaco, Achille Variati (PD) che auspica la riapertura di un Centro di Identificazione ed Espulsione (CIE) in Veneto; per questo tipo di strutture l’Italia è stata più volte sanzionata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che identifica nei CIE dei veri e propri luoghi di detenzione e di sospensione dei diritti umani.
In questo clima, i gruppi di destra agiscono indisturbati con il beneplacito di alcune istituzioni, uniti in una lotta comune contro l’immigrato cercando di impedirne in ogni dove l’accoglienza, minacciando alzate di barricate, azioni violente e mettendo talvolta a repentaglio la vita delle persone.
Nella Schio solidale che conosciamo il rischio che si ripropongano certi episodi è reale e il caso dell’assegnazione dell’ex ospedale De Lellis (ora struttura in gran parte dismessa dalla funzione sanitaria e lasciata abbandonata) l’ha dimostrato. In nemmeno 24 ore, dalla Lega di Salvini e Zaia a Fratelli d’Italia fino ad arrivare a Forza Nuova, si è creato un fronte comune che ha visto tutte queste realtà battersi contro l’arrivo degli immigrati. Questo episodio ha regalato una delle pagine più tristi dell’amministrazione comunale scledense, il primo cittadino è infatti arrivato a ringraziare queste forze politiche per il contributo dato alla città di Schio e ai suoi cittadini ostacolando l’arrivo di queste persone.
Impedire l’accesso alle abitazioni assegnate ai migranti o proporre e sperare nella riapertura di Centri di Identificazione ed Espulsione non è molto differente dalle tragedie che accadono quotidianamente lungo i confini della Fortezza Europa e di cui tanto sentiamo parlare in questi giorni.
In tutto il Vicentino, i sintomi di queste pericolose malattie che sono razzismo e intolleranza si stanno manifestando e molto probabilmente l’unico modo per riuscire a cambiare lo stato delle cose presenti e arginare questi malsani comportamenti è unire le varie esperienze sociali e solidali che hanno contraddistinto e continuano a contraddistinguere questa fascia di terra.
A questo punto sentiamo spontaneamente di chiederci, qual è la direzione che ora vogliamo intraprendere? Quella dei fili spinati e dei muri, dei manganelli e degli sgomberi, quella delle chiusure e dei respingimenti forzati? Oppure quella del riconoscimento della libertà come diritto inalienabile che ogni essere umano deve avere la possibilità di inseguire ovunque nel mondo, senza tener conto dei confini?
Siamo e continueremo ad essere  con le migliaia di persone che marciano verso la libertà e la vita.

Csa Arcadia